Il Blog di Livia Turco

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Categoria: Lettere aperte

Caro Pierluigi…Lettera aperta a Pierluigi Bersani

30 Giugno, 2009 (10:46) | Lettere aperte | Da: Livia Turco

Caro Pierluigi,
c’è una dote in politica che sta diventando rara: il disinteresse, la capacità di dare le battaglie quando si è convinti della loro giustezza senza valutare se si vince o si perde. Tu hai fatto esercizio di questa dote. Hai detto che ti saresti candidato alla segreteria del partito quando il PD viveva un momento di impasse e di difficoltà, prima delle elezioni regionali in Sardegna e delle dimissioni di Walter Veltroni. Denunciasti i limiti di una politica troppo personalistica e poco radicata nel territorio, piantasti un chiodo fermo nella difesa dei ceti più deboli. Fosti travolto dalla critica di scarso impegno unitario, di mossa sbagliata, di tempo sbagliato. Io decisi invece in quel momento di sostenerti alla segreteria del partito quando si sarebbe svolto il congresso perché l’annuncio di quel tuo impegno fu una scelta utile al PD, alla sua unità, alla sua tenuta nel paese, ai tanti che ricercavano il senso della parola sinistra e non lo trovavano. Tanto più che hai saputo accompagnare questa tua intenzione con un costante impegno nella costruzione del PD, con spirito unitario e costruttivo, così come abbiamo fatto in tanti ed anche io sono tra questi. Per questo mi è facile oggi confermarti la fiducia e dirti la mia disponibilità a dare un contributo. Facile ma non scontato. Perché ho apprezzato il modo di lavorare di Dario Franceschini, la sua nettezza nel proporre valori e contenuti alternativi a quelli del centrodestra e del berlusconismo. Confermo la mia fiducia nei tuoi confronti perché credo che in questo momento così difficile l’Italia ha bisogno di una politica solida, coraggiosa e nel contempo umile e bonaria. Tu interpreti nel modo migliore questa politica perché è la tua politica. Sei stato la parte migliore del riformismo dei governi dell’Ulivo che tanto bene hanno fatto a questo nostro Paese. Ripartire dall’Ulivo per un nuovo Ulivo ed un nuovo centrosinistra è una scelta saggia, l’unica capace di costruire una alternativa di governo a Berlusconi. Mi interessa anche sottolineare il tratto della tua bonomia, quel tuo linguaggio che a volte spiazza. Perché parli di persone, di cose, di problemi piccoli e grandi e lo fai con una autentica curiosità per gli altri; senza considerarti un messia. Hai governato promuovendo innovazioni coraggiose ed hai rivelato una forza culturale che ti consente di organizzare le energie per dotare la politica di un pensiero nuovo sul mondo.
Hai scelto di scrivere il programma in modo aperto sollecitando contributi. Avrò dunque l’occasione, come tanti altri, di sottoporti alcune idee. Fin da ora voglio sottolinearne alcune che mi stanno molto a cuore.

Una politica materna
Il distacco dalla politica da parte di pezzi significativi del nostro Paese è ciò che preoccupa di più. Per recuperare tale distacco, per ricostruire fiducia, c’è bisogno di una politica che si prenda cura, che si dedica agli altri con una relazione di cura. Che è utile perché risolve i problemi ma anche perché costruisce legame, vicinanza, empatia. Che è capace di condivisione. Una politica delle persone per le persone: questo è il rinnovamento che deve costruire il PD.

Il rispetto per le donne
Nell’Italia di Berlusconi c’è una dignità femminile offesa che esige rispetto ed attende un riscatto. Non sono solo le donne a dover dire a Berlusconi quanto si sono sentite umiliate ed offese. Siete anche voi uomini a dover prendere la parola. Per dire a Berlusconi che voi le donne le rispettate per ciò che fanno e dicono nella vita di tutti i giorni. Per ribadire che l’Italia è diventata più moderna e solidale e più forte la nostra democrazia grazie alla forza delle donne. Dovete dire che voi le donne le rispettate per quel che dicono e fanno nella politica con la loro forza e camminando sulle loro gambe. Dovete dire che non sapete che farvene di veline, gregarie e soubrette. Non solo perché rispettate le donne ma anche perché rispettate voi stessi e siete consapevoli che la sfida è quella di costruire una nuova alleanza ed una nuova amicizia tra donne e uomini nella politica. Dovete dire anche che non vi interessano neppure le donne specchietto delle allodole da promuovere quando serve per poi accantonarle, metterle in disparte per tornare al solito, antico dibattito tra uomini, al vostro separatismo maschile.

Una nuova qualità della crescita
L’Italia è il Paese dalle culle vuote, dal più alto tasso di povertà minorile e dal più basso tasso di occupazione femminile. Bisogna riempire le culle, combattere la povertà minorile, promuovere la piena occupazione femminile. Questo è il modo per dare la scossa alla nostra economia e per rendere moderno ed equo il nostro Welfare .
Bisogna combattere la povertà. Come obiettivo prioritario e specifico, con un piano che coniughi inserimento lavorativo, scolastico, servizi di accompagnamento e sostegno al reddito prevedendo finalmente anche in Italia, come in tutta Europa, un reddito contro la povertà e per l’inserimento attivo. Su questo tema ho messo a punto un provvedimento legislativo che contiene una proposta compiuta e che intendo sottoporre nei prossimi giorni ad un confronto con esperti, Associazioni e parti sociali.

Mescolati si vive meglio
Per combattere la paura non bisogna più parlare il linguaggio della paura, ma quello della convenienza e della fiducia. Bisogna dimostrare agli italiani, con la forza degli esempi concreti, che conviene mescolarsi perché mescolati si vive meglio. Che conviene ed è bello, seppur faticoso, imparare a conoscersi ed a riconoscersi . La politica può promuovere una “pedagogia dell’esperienza” facendo salire in cattedra come maestri gli uomini e le donne, gli italiani e i nuovi italiani, che nelle scuole, nelle fabbriche, negli ospedali, nei quartieri, hanno imparato a costruire convivenza.

Per una laicità matura
Bisogna superare la contrapposizione ormai un po’ sterile e stereotipata tra autodeterminazione della persona e sacralità della vita per affermare la dignità di ciascuna, irripetibile persona. La dignità contempla sia la capacità di scelta della persona sia la relazione amorevole di cura, una polarità che deve vivere ed agire costantemente.

Caro Pierluigi, considera queste brevi riflessioni un segno di affetto e l’augurio di buon lavoro.

Livia Turco

Alla amica Claudia Mancina rispondo: la 194 non ha bisogno di tagliandi, basta applicarla bene

19 Marzo, 2008 (11:19) | Lettere aperte | Da: cesare fassari

Con una lettera a Il Riformista ho voluto rispondere ad alcuni importanti quesiti sulla legge 194 sollevati da Claudia Mancina

di Livia Turco

Pubblicata su Il Riformista del 19/03/08

Caro direttore,

ma è proprio vero, come scrive Claudia Mancina (cfr. il Riformista di venerdì scorso), che la 194 è una legge di ispirazione perbenista, un esempio perfetto del catto-comunismo fine anni ’70? A tale convinzione Claudia Mancina arriva riflettendo ai margini della vicenda degli aborti illegali di Genova, riuscendo a portare alla luce un aspetto poco esplorato della 194. Quello delle modalità pratiche, reali e personali con le quali viene effettivamente garantita l’interruzione volontaria di gravidanza. Modalità che, scrive Mancina, possono andar bene a chi vuole “non essere lasciata sola” ma che potrebbero risultare invasive per altre donne che vorrebbero vivere la scelta di rinunciare alla gravidanza in piena privacy. Senza trafile o certificazioni di stampo burocratico. In effetti, e qui Mancina ha pienamente ragione, su queste tematiche è come se fosse calato un velo. Una sorta di rimozione da parte di tutti noi. Compresi i sostenitori convinti della validità e della “non modificabilità” della 194. Si parla infatti molto di prevenzione dell’aborto ma poco o per niente dei modi e degli ambiti sanitari, logistici, pratici insomma, dell’interruzione di gravidanza. E il rischio, come emerso dalle molte segnalazioni di questi ultimi mesi, di una deriva burocratica nell’applicazione della 194 c’è. Eccome.

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Lettera ai candidati premier per inserire la lotta al dolore tra le priorità del nuovo governo

11 Marzo, 2008 (18:10) | Lettere aperte | Da: cesare fassari

di Livia Turco, 11/03/08

Ho inviato una lettera a Walter Veltroni, Silvio Berlusconi e agli altri candidati premier alle prossime elezioni politiche di aprile per sollecitare il loro impegno nella prossima legislatura affinché sia approvata subito la legge che facilita la prescrizione dei farmaci contro il dolore. Come è noto questa legge, che ho presentato il 19 ottobre 2006, era stata già approvata dal Senato nel dicembre 2007. Le elezioni anticipate hanno impedito che fosse approvata anche dalla Camera.

Carissimi,

Vi scrivo per richiamare la Vostra attenzione su una battaglia di civiltà per la quale ho speso una parte rilevante delle mie energie nel corso del mio mandato di governo, e che purtroppo non è stata coronata da successo. Mi riferisco alle norme per la semplificazione della prescrizione dei farmaci oppiacei per il dolore severo, approvate in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 19 ottobre 2006 e, a larga maggioranza, dal Senato della Repubblica nella seduta del 12 dicembre 2007.

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100 ANNI DI 8 MARZO

10 Marzo, 2008 (18:20) | Lettere aperte | Da: cesare fassari

La mia adesione alla manifestazione nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil

Lettera ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil

di Livia Turco

Voglio comunicarvi la mia convinta adesione alla manifestazione nazionale promossa da Cgil, Cisl e Uil per il centenario dell’8 marzo. Aderisco come donna ma anche come Ministro della Salute che in questi venti mesi di governo ha posto il tema della salute delle donne tra le priorità del proprio programma. Intervenendo per ampliare le opportunità di assistenza, per promuovere maggiori interventi di prevenzione, per favorire l’accesso ai servizi, per una nuova cultura nella ricerca e nell’assistenza di genere. Una priorità, quella della salute delle donne, che incrocia piani complessi. Che riguardano le politiche sanitarie ma anche quelle non sanitarie e che attraversa le sfide inedite e straordinarie dello sviluppo tecnologico e scientifico ma anche il modo di vivere e le relazioni tra le persone.

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Primarie PD: appello di Livia Turco agli immigrati

26 Settembre, 2007 (16:29) | Lettere aperte | Da: cesare fassari

Tutti possono fare politica. La politica non si fa per delega. La politica è rappresentanza, democrazia, ma soprattutto partecipazione”

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Si chiude così, con un appello a pertacipare alle primarie del PD, una lettera aperta che Livia Turco ha scritto oggi rivolgendosi alle donne e agli uomini immigrati in Italia per lavoro, per studio, per trovare una vita migliore.

Di seguito il testo integrale della lettera.

Care amiche, cari amici,

voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati - ma solo apparentemente - poco più di un anno fa: immigrati nuovi cittadini, i nuovi Italiani. E, perché nuovi cittadini, voglio che siate, insieme a me, protagonisti di questo grande evento della politica italiana: la nascita del nuovo Partito Democratico. Una scelta non solo mia, ma di tutti i promotori del nuovo Partito, che vuole essere il partito di coloro che vivono insieme, che condividono i problemi, ma anche i valori e le bellezze di questo Paese.

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Con te un PD a sinistra dalla parte degli ultimi

13 Settembre, 2007 (17:04) | Lettere aperte | Da: admin

Lo ha detto Livia Turco nella lettera inviata a Walter Veltroni il 13 settembre scorso per annunciare la sua decisione di candidarsi a sostegno della segreteria Veltroni nella lista “ A sinistra”.
Di seguito il testo integrale della lettera.

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Caro Walter,

il tuo impegno per la formazione del P.D. sta creando fiducia ed aspettative tra tanti cittadini italiani. È un esempio di bella politica. Ed è proprio la forza dell’esempio personale che può ricreare fiducia nella politica.

Per questo ho deciso di dare il mio contributo alla nascita del PD, ovviamente a sostegno della tua candidatura, e vorrei farlo pensando a quelli che sono più lontani dalla politica, più silenziosi. A quelli che fanno fatica ogni giorno a crescere i figli, a curare gli anziani, a sposarsi, a mettere su casa, a contenere le sofferenze della malattia. Quelli che sentono inutile la politica o la sentono lontana perché non si vedono riconosciuti i diritti fondamentali.

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