Il Blog di Livia Turco

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Month: Gennaio, 2010

Una legge contro la povertà

28 Gennaio, 2010 (18:36) | Documenti | Da: Livia Turco

Insieme ad altri parlamentari ho presentato una proposta di legge per affrontare con misure concrete il fenomeno crescente dell’impoverimento della popolazione. Questa proposta di legge contiene infatti gli indirizzi, gli strumenti e le risorse per vero e proprio Piano nazionale contro le povertà.

Si tratta di una novità importante, di cui il nostro Paese ha un’urgente necessità, con misure specifiche come il “reddito di solidarietà attiva” che costituisce un intervento monetario di tipo universalistico, promosso dallo Stato, nell’ambito del Programma nazionale e finalizzato al sostegno dell’autonomia economica delle persone.

Sarà mio impegno far sì che questa proposta di legge sia posta all’attenzione del Parlamento e del Paese a dimostrazione che se c’è la volontà,  questo Paese si può cambiare.

Clicca qui sotto per scaricare o leggere il testo completo della proposta di legge

Una legge contro la povertà. Il testo del ddl

Immigrati: “Berlusconi incita al razzismo”

28 Gennaio, 2010 (16:27) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Turco: “la Bossi-Fini produce clandestinità”

“Le parole del premier sugli immigrati sono vergognose. Berlusconi incita al razzismo e alimenta un clima di intolleranza le cui conseguenze non possono essere prevedibili”. Lo dice Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Il presidente del Consiglio, in Calabria – prosegue Turco –, avrebbe dovuto dire parole chiare sui fatti di Rosarno ed esprimere il suo dispiacimento per quanto accaduto. Poi avrebbe dovrebbe anche riconoscere ciò che dicono tutti i dati, dalla Banca d’Italia, all’Istat alle organizzazioni internazionali. E cioè che in Italia abbiamo necessità di immigrati per le nostre famiglie, per i settori dell’edilizia, dell’agricoltura, della ristorazione, della pesca e per quello manifatturiero. Tutti settori che senza il lavoro dei cittadini immigrati si bloccherebbero. E non meno gravi sono le parole false sui risultati che non esistono nella realtà. Gli immigrati irregolari in Italia, infatti, sono 700mila e rappresentano il frutto della legge Bossi-Fini che è una vera e propria fabbrica di clandestini”.

Immigrati: una mozione del Pd dopo Rosarno

28 Gennaio, 2010 (16:25) | Documenti | Da: Livia Turco

Livia Turco ha presentato una mozione alla Camera per impegnare il Governo ad una vera politica di integrazione e per attuare azioni efficaci contro lo sfruttamento degli immigrati, “perchè - ha sottolineato Livia Turco - ci vuole un vero e proprio Piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza”.

Ecco il testo della mozione che sarà discussa prossimamente dalla Camera.
La Camera,
premesso che:
i fatti di Rosarno hanno evidenziato l’esistenza nel nostro paese di sacche di sfruttamento del lavoro e di situazioni di pesante degrado umano e sociale che non possono in alcun modo essere tollerate;
tali situazioni sono connesse, da un lato, alla presenza di una feroce criminalità che controlla il territorio e, dall’altra, alla diffusione del lavoro nero che interessa prevalentemente le regioni meridionali, ma che coinvolge l’insieme del nostro paese;
lo sfruttamento del lavoro nero colpisce in modo particolare le persone più vulnerabili e fragili , tra queste gli immigrati privi del permesso di soggiorno. Essi sono tenuti in condizioni di irregolarità dai loro sfruttatori per procrastinare ed accentuare la vulnerabilità e la debolezza sociale e far apparire senza alternative la condizione di sfruttamento;
il lavoro nero è l’area in cui maggiore è la competizione tra gli immigrati ed i lavoratori italiani perché lo sfruttamento degli uni abbassa le tutele degli altri e questo è tanto più vero nel settore agricolo, dove un lavoratore su dieci è straniero  e dove, al sud, solo un terzo sono regolari con situazioni di sfruttamento gestite da un caporalato molto spesso sotto il controllo della criminalità organizzata (i lavoratori extracomunitari nel settore agricolo sono circa 75 mila, contando i 64 mila contratti a tempo determinato e gli 11 mila stagionali. Altri 15 mila lavoratori sono a tempo indeterminato. In tutto 90 mila braccianti immigrati, che però superano i 150/200 mila se si considerano anche i lavoratori stranieri neo comunitari come i rumeni o i polacchi);
il governo vanta la riduzione degli sbarchi via mare, ma tace sui settecentomila immigrati irregolari presenti in Italia che sono conseguenza della legge Bossi-Fini e delle politiche governative di chiusura degli ingressi regolari per lavoro. I lunghi e farraginosi meccanismi dell’ingresso per lavoro (mediante la cosiddetta chiamata nominativa o numerica di uno straniero sconosciuto residente all’estero); la brevità della durata dei permessi di soggiorno, la macchinosità e i tempi lunghi del loro rinnovo sono tutti fattori che rendono alta la probabilità che un lavoratore regolare diventi irregolare suo malgrado. Il Governo inoltre ha previsto un solo decreto flussi per lavoro stagionale, non ha presentato il documento triennale sulle politiche migratorie previsto dall’art 3 del decreto legislativo 286/98 ed ha cancellato il fondo per le politiche di integrazione. A ciò si aggiunga il rallentamento della lotta all’evasione, all’economia sommersa e al lavoro nero. Più ampia è l’economia sommersa, più alta è la domanda di lavoro irregolare maggiore è la domanda di irregolari stranieri;
la direttiva UE sulla sanzioni contro i datori di lavoro e lo sfruttamento del lavoro irregolare non è stata recepita nell’ultima legge comunitaria nonostante le reiterate richieste in tal senso da parte del gruppo PD sia in Commissione che in Aula. E nonostante la stessa direttiva UE “Rimpatri” (2008/115 EC), di per sé già molto restrittiva, è stata recepita in Italia unicamente per la parte relativa alla possibilità di allungare i tempi di permanenza nei CIE, mentre è stata del tutto disattesa – e non recepita – tutta la parte restante, basata sull’idea dei rimpatri volontari, che potrebbe costituire una nuova base per collegare – finalmente – politiche dell’immigrazione e politiche della cooperazione allo sviluppo;

le condizioni sociali e di vita delle persone sono parte integrante della legalità e della sicurezza, pertanto l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone immigrate sono un dovere di ciascuna comunità da realizzare attraverso una collaborazione costante tra i diversi livelli istituzionali ed il dialogo sociale;

la realtà dell’immigrazione del nostro paese è un fatto positivo, strutturale e duraturo e se correttamente gestita può corrispondere alle necessità della nostra economia, delle nostre famiglie, del nostro welfare. Se le porte fossero chiuse all’immigrazione, la popolazione giovane in età attiva, tra i 20 e i 40 anni, scenderebbe, tra il 2010 e il 2030, da 15,4 a 11,3 milioni: una diminuzione di oltre 4 milioni, 200.000 unità in meno per ogni anno;
nei nostri territori sta sempre più crescendo un’Italia della civile convivenza. Ne sono protagonisti gli Enti locali, le associazioni di volontariato, la Chiesa, i sindacati, gli imprenditori e le forze economiche e sociali, gli insegnanti, le famiglie. Questa Italia della civile convivenza deve essere conosciuta, valorizzata e sostenuta nel suo impegno dalle istituzioni. L’esempio dei successi dell’integrazione può combattere la paura e creare legami positivi tra italiani e immigrati;
l’integrazione è dunque un’interazione tra persone di culture diverse che hanno l’obbligo di rispettare i valori e le regole del paese ospitante ma, hanno anche il dovere di arricchirli attraverso la conoscenza reciproca e lo scambio umano e culturale. Nel Patto Europeo per l’immigrazione, la Commissione invita gli stati membri a “porre in essere una politica d’integrazione armoniosa, favorendo la partecipazione dell’immigrato alla sfera civica, al mondo del lavoro, all’istruzione, al dialogo interculturale cercando di eliminare ogni diversità di trattamento che risulti discriminatorio per il cittadino terzo”;
al 1 gennaio 2008 i residenti stranieri nati in Italia, la cosiddetta “seconda generazione” sono circa 457.000, e i minori stranieri in Italia rappresentano circa il 22% degli stranieri residenti;

sono loro a mostrarci la possibile soluzione per una civile convivenza tra le molteplici culture; sono loro a mostrare una convergenza di abitudini, di costumi con i coetanei italiani, una voglia di integrazione con gli italiani  e un’apertura mentale che si scontra con la chiusura della nostra società, della nostra legislazione e, se vogliamo una vera integrazione, non possiamo certo trattarli come figli di un diritto minore;

il Patto Europeo per l’immigrazione del giugno 2008, sottoscritto anche dal Governo italiano propone una gestione dell’immigrazione incentrata attorno agli obiettivi della prosperità, della sicurezza e della solidarietà. ”Le migrazioni internazionali possono rappresentare un’opportunità, costituendo un fattore di scambio culturale, umano, sociale ed economico. Il potenziale dell’immigrazione può essere considerato maggiormente positivo soltanto con un’integrazione riuscita nelle società dei paesi ospitanti:”

impegna il Governo:
ad adottare tutte le misure per combattere ogni forma di sfruttamento del lavoro attraverso una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare l’articolo 18 del decreto legislativo 286/98 che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori; prevedendo anche l’introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro, un’autonoma fattispecie incriminatrice del caporalato, aggravata quando interessa minori o migranti clandestini;
ad applicare la direttiva europea del 18 giugno 2009 che impegna gli stati membri dell’unione europea a sanzioni e provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi  il cui soggiorno è irregolare;
ad attivare tutti gli strumenti per consentire una emersione del lavoro irregolare, con particolare attenzione al comparto agricolo, attivando in modo continuativo i sistema dei controlli e promuovendo una regolarizzazione per i lavoratori agricoli stranieri da anni presenti sul nostro territorio che  non abbiano commesso reati;
a prosciugare il lavoro nero e sommerso attivando canali alternativi come la regolarizzazione ad personam per coloro che contribuiscono alla individuazione di fattispecie criminose legate alla immigrazione, per coloro che compiono atti di rilevanza sociale ed umanitaria, per coloro che sono dimoranti nel nostro paese da molti anni e che abbiano dimostrato una buona integrazione;
a ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno, a prolungare la durata del medesimo in particolar modo in caso di perdita del lavoro ed a estendendere ai lavoratori immigrati gli ammortizzatori sociali previsti per i lavoratori italiani;
a presentare il Documento triennale sulle politiche migratorie previsto dall’art 3 del decreto legislativo 286/98 nonché a semplificare il sistema delle quote passando dal decreto annuale, elaborato dal governo con vincolo amministrativo e contenente una indicazione rigida, ad un documento poliennale elaborato da una agenzia tecnica che contenga la stima di persone immigrate ed i loro profili professionali necessarie al nostro sistema economico e sociale;
a incentivare e a semplificare l’applicazione dell’art.23 del decreto legislativo 296/98 relativamente alla formazione di personale all’estero da parte delle aziende e a introdurre lo strumento dello sponsor per la ricerca di lavoro attribuito a soggetti collettivi come i sindacati, associazioni di imprenditori e istituzioni pubbliche;
a promuovere con le Regioni, gli Enti locali, le forze economiche e sociali, il volontariato e l’associazionismo, un Piano nazionale per le politiche di integrazione e di civile convivenza tra italiani e immigrati avendo come obiettivo quello di definire una “governance” stabile, basata sul metodo della concertazione tra soggetti istituzionali e con le parti sociali, attraverso il dialogo sociale, formulando gli obiettivi di inclusione sociale, di crescita interculturale e valutandone costantemente i risultati;
ad inserire il Piano nazionale nella politica europea che definisce l’integrazione “la chiave” del successo dell’immigrazione, un processo “a doppio senso” che deve vedere protagoniste le società ospitanti ma anche gli immigrati in un percorso di adattamento reciproco fra le due società.
a promuovere nel Piano nazionale per le politiche di integrazione e di convivenza i  valori costituzionali della dignità della persona, dell’eguaglianza di rispetto, delle pari opportunità, della non discriminazione, gli obiettivi della legalità e della sicurezza, dell’investimento nella scuola per tutti, della promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della salute e del contrasto delle malattie della povertà e delle diseguaglianze nella salute, del senso civico,della partecipazione sociale e politica; del incontro e del reciproco riconoscimento tra italiani ed immigrati;
a riconoscere nel Piano nazionale alcune azioni prioritarie: contrasto del degrado urbano, del disagio abitativo, dell’estensione della educazione e della formazione interculturale, del sostegno ai bambini e alle famiglie per l’apprendimento della lingua e della cultura italiana anche da parte degli adulti, l’accesso ai servizi sociali e sanitari, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili, lo sviluppo dalla figura dei mediatori culturali anche attraverso l’istituzione di un albo nazionale dei mediatori culturali e delle associazioni di mediazione culturale, l’inserimento di tempi certi per il rinnovo dei permessi di soggiorno;
a inserire nel Piano nazionale criteri e direttive per risolvere il problema delle carceri, per potenziare i servizi e sostenere le associazioni e le attività impegnate nella lotta contro la tratta degli esseri umani, nonché  per il sostegno all’associazionismo degli immigrati che promuovono attività sociali e di integrazione nonché linee guida per l’estensione ai giovani stranieri del servizio civile volontario;
a prevedere il finanziamento del Piano nazionale attraverso risorse certe e sufficienti inserite un Fondo nazionale finanziato dallo stato,dalle regioni e dagli enti locali.

Biotestamento. Passa emendamento Pd su immigrati

19 Gennaio, 2010 (18:03) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Turco: “impedita la discriminazione”

“Siamo molto soddisfatti dell’approvazione in commissione Affari sociali di un nostro emendamento all’art.1 della proposta di legge sul testamento biologico che garantisce politiche sociali e la presa in carico dei pazienti, siano essi cittadini italiani, stranieri o apolidi”. Lo ha detto Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Apprezzo la sensibilità del relatore che ha dato parere favorevole al nostro emendamento – prosegue Turco -. Con i tempi che corrono e dopo l’approvazione del cosiddetto decreto sicurezza che nega diritti fondamentali come quello alla salute, grazie all’approvazione della nostra proposta sono riconosciute con certezza anche agli immigrati cure essenziali come terapie antidolore e cure palliative. Un piccolo successo che impedirà la discriminazione tra persone nel momento dell’accesso a terapie e cure essenziali per la salute di ogni essere umano”.

Influenza A. Fazio riferisca in Parlamento

19 Gennaio, 2010 (10:53) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“Dopo le notizie uscite in questi giorni sul contratto tra governo e la casa produttrice del vaccino contro l’influenza A, fino ad ora tenuto segreto, il ministro Fazio deve venire al più presto a riferire in commissione Affari sociali della Camera”. Lo chiede Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera dei deputati.
“Chiediamo al ministro – prosegue Turco - di fare chiarezza sulle condizioni particolarmente favorevoli riconosciute a Novartis e sugli annunci di licenziamenti da parte della stessa casa produttrice. È inaccettabile che il governo si accolli tutti i rischi dell’operazione a spese dei cittadini italiani e all’azienda svizzera rimangano solo i guadagni e i benefici dell’operazione”.

Dopo Rosarno: una lettera aperta alle associazioni

15 Gennaio, 2010 (14:53) | Lettere aperte | Da: Livia Turco

All’indomani della visita a Rosarno, Livia Turco ha scritto a tutte le associazioni che si occupano di immigrazione in Italia per fissare un’agenda comune, proponendo di organizzare, proprio nella cittadina calabrese, una grande conferenza nazionale sulle politiche di integrazione e convivenza.

Di seguito il testo della lettera.

Carissima, carissimo,

giovedì 14 gennaio, con il segretario nazionale Pierluigi Bersani e i parlamentari democratici calabresi, siamo stati a Rosarno per capire cosa è accaduto, per guardare in profondità i problemi, per formulare le proposte adeguate in una battaglia culturale e politica che intendiamo condurre con molta determinazione. Siamo andati per la dignità di ciascuna persona, per la vera legalità, per una civile convivenza. Abbiamo incontrato le forze economiche e sociali, le imprese e i sindacati, il vescovo di Palmi, il commissario prefettizio e i parroci di Rosarno, le associazioni e i cittadini, le persone ricoverate all’ospedale di Polistena.
Siamo stati lì per dire NO al razzismo, no alla guerra tra poveri, no alla criminalizzazione di una intera comunità; e per dire SI alla legalità, alla dignità umana, allo sviluppo e alla civile convivenza. Mi hanno colpito molto nelle parole di tutti gli interlocutori, la forte domanda di legalità, di lotta alla criminalità, di richiesta di sviluppo e lavoro. Mi hanno colpito le parole di indignazione nei confronti di una rappresentazione della Calabria quale luogo di solo degrado e, soprattutto, la netta repulsa della etichettatura razzista, la rivendicazione della tradizione di accoglienza e di generosità di quelle terre. La richiesta è quella di combattere il caporalato, lo sfruttamento del lavoro sommerso, di promuovere la legalità del lavoro promuovendo strumenti legislativi innovativi. Ma soprattutto attivando controlli efficaci e continuativi. Ci è stato raccontato di uno sviluppo agricolo che ha tentato la strada dell’innovazione e che sta vivendo i problemi della competizione nel mondo globale, come la sovrapproduzione delle arance e la competizione con le altre coltivazioni nel Mediterraneo. Ci è stato suggerito che Rosarno non è una eccezione ma una situazione esemplare di altre che potrebbero scoppiare nel Mezzogiorno d’Italia ma anche al Nord, in relazione al lavoro nero e al degrado sociale.
Questa giornata ci ha indicato che bisogna lavorare su tre fronti: la promozione dello sviluppo, la legalità del lavoro e dunque la promozione del lavoro regole degli immigrati, la promozione della convivenza attraverso un piano nazionale per le politiche di integrazione. Nel corso dell’assemblea pubblica ci siamo assunti un impegno ambizioso: tenere a Rosarno la conferenza nazionale per le politiche di integrazione e convivenza. Per costruire una civile convivenza.
Questo obiettivo dobbiamo costruirlo insieme. Vi proponiamo di lavorare insieme per cancellare le immagini razziste di Rosarno e far vivere quelle della convivenza, dello scambio e della reciprocità. Portiamo nel Comune calabrese le pagine positive dell’Italia della convivenza che tanti italiani e nuovi italiani stanno costruendo in tante parti di Italia, a partire dalla Calabria. Costruiamo insieme, iniziando dalle esperienze, un piano nazionale per le politiche di integrazione e di convivenza. Obblighiamo il governo a misurarsi su questo tema e a stanziare le risorse adeguate. Cominceremo in Parlamento con una mozione. Partiamo anche dal sollecito nei confronti del governo e degli enti locali per prevenire altre Rosarno e bonificare i bacini della schiavitù e del degrado. Diamoci un obiettivo immediato, governo enti locali, associazioni e forze politiche insieme: fare in modo che i prossimi lavoratori che torneranno a Rosarno possano vivere in un centro di accoglienza che sia un luogo normale e civile in cui vivere dopo aver lavorato. Così come ci ha chiesto ieri ‘mamma Africa’, una donna di Rosarno che ha dedicato tutta la vita agli immigrati, come ci hanno chiesto i sindacati e le associazioni di Rosarno.

Livia Turco