Biotestamento. Tutte le ragioni del nostro “no”
Clicca qui per vedere il video della dichiarazione di voto di Livia Turco alla Camera sul ddl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
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Livia Turco interviene, con un articolo su l’Unità del 14 luglio, a sostegno dell’iniziativa del Forum Immigrazione che ha chiesto di cancellare le norme del Governo che prevedono il trattenimento fino a 18 mesi all’interno dei Centri di Identificazione di persone che hanno come unico reato quello di essere fuggiti dalla povertà ed essere entrati nel nostro Paese senza documenti.
“La legge della destra sul fine vita è arcigna, autoritaria e proibizionista. Nel dibattito alla Camera la maggioranza ha gettato la maschera ed è chiaro a tutti che siamo davanti ad un imbroglio per i cittadini e i medici. È una brutta legge che colpisce l’alleanza terapeutica medico-paziente e vieta, di fatto, il testamento biologico; nelle Dat si potrà infatti scrivere solo nome, cognome e che non si vuole essere sottoposti ad accanimento terapeutico, cosa che nessun medico farebbe. Una brutta pagina di cui è pienamente, ed esclusivamente, responsabile la destra”.
Dichiarazione stampa di Livia Turco
“In Parlamento contano i numeri e questa legge passerà, ma ormai è stata del tutto svuotata: le Dat non ci sono più perché la maggioranza è animata da un pessimismo antropologico che la spinge a credere che in Italia ci sia una deriva eutanasica”. Così Livia Turco in un’intervista a Quotidiano Sanità (www.quotidianosanita.it) sulla legge sul biotestamento che la Camera si appresta a licenziare oggi. Una legge animata dal “duo inossidabile Roccella-Binetti” che ha sfiducia nelle persone, nei medici e nella società.
Onorevole Turco, che legge è questa che sta uscendo dalla Camera?
Con gli emendamenti Barani-Binetti e con un’emendamento della Commissione di fatto non c’è più la legge sulle Dat, perché tutto si risolve in questo: un documento su cui una persona scrive le proprie riflessioni affinchè il medico non pratichi l’accanimento terapeutico. Tutto qui. Non si parla di volontà sui trattamenti ma si dice che nelle Dat vengono scritte le riflessioni, gli orientamenti, in modo che non si applichino interventi sproporzionati o di tipo sperimentale. Quindi la Dat non c’è più. In più si cancella il piccolo tentativo che il relatore, l’onorevole Di Virgilio, aveva fatto di apertura della “platea” e si dice che le Dat assumono rilievo soltanto per gli stati vegetativi persistenti e gravi, cioè le situazioni di stato vegetativo terminale. Questa legge potrebbe avere un preciso nome si chiama “vendetta postuma contro Eluana Englaro”. Non è una legge sulle Dat, che non ci sono più, ma c’è scritto che al medico è vietato applicare qualsiasi sospensione della nutrizione quando si è nella fase di stato vegetativo persistente a meno che una persona non stia morendo. Questo è quello che verrà fuori con il voto finale.
Una simile legge, non c’è il rischio, o la speranza a seconda dei punti di vista, che poi venga modificata da sentenze successive come è successo per la legge 40/2004?
Questa legge vuole soltanto vendicarsi della vicenda di Eluana Englaro. Ripropone pari, pari il testo del decreto che Berlusconi propose al Presidente Napolitano e che questi non firmò. Non ci siamo mossi un passo da lì. L’unico obiettivo è impedire che ci sia un altro caso Eluana Englaro.
Ma tutto questo è sufficiente a giustificare un simile acccanimento?
La visione di questi signori, in particolare del duo inossidabile Roccella-Binetti, è una visione dell’Italia che non corrisponde alla realtà per cui ci sarebbe una deriva eutanasica e il problema per loro è di fermare questa deriva eutanasica. Il pessimismo antropologico è alla base della legge: sfiducia nelle persone e sfiducia nei medici, come se i medici dovesssero essere bloccati perché altrimenti chissà quali interventi eutanasici farebbero. Questo è il punto: la visione che ha la maggioranza della società, del Paese, delle persone.
Ormai non c’è più niente da fare?
Non vorrei dire una cosa banale ma la demcrazia è un fatto di numeri. Sono due anni che la legge è in Parlamento, abbiamo fatto una strenua battaglia di opposizione e di proposta alternativa ispirandoci al modello tedesco proponendo una legge di indirizzi incentrata sulla relazione di fiducia tra medico, paziente e fiduciario. Sono due anni che la legge è alla Camera ci siamo battuti, abbiamo fatto l’ostruzionismo cercando di far allungare i tempi, ce le siamo inventate di tutti i colori e soprattutto, ripeto, abbiamo presentato una proposta alternativa, dopodichè in Parlamento esistono i numeri.
Al Senato secondo lei cosa succederà?
La nostra parola parola d’ordine è “meglio nessuna legge che una brutta legge”, perché questa è indicibilmente pessima. Io credo che al Senato si farà di tutto per non farla passare e per impedire che sia approvata ma c’è una brutta furia ideologica.
Livia Turco ha scritto un articolo su L’Unità del 5 luglio sul dibattito in corso alla Camera sul ddl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
di Livia Turco (L’Unità, 2 luglio 2011)
L’Italia della convivenza si incontra a Cesena, nella seconda Festa Nazionale del Pd sull`Immigrazione per discutere l`agenda di una società più giusta e più sicura. Sono le donne e gli uomini, soprattutto i giovani, italiani e nuovi italiani che hanno sperimentato la fatica ma anche la bellezza della mescolanza e che vogliono che essa diventi un tratto dell`Italia normale.
Dobbiamo imparare a vivere insieme perché mescolati si vive meglio: questo è il messaggio che proponiamo. Imparare a vivere insieme è un ingrediente fondamentale della riscossa civica di cui il nostro Paese ha bisogno e che ha cominciato a soffiare con prepotenza, come dimostrano gli esiti del referendum e delle elezioni amministrative.
La vittoria del centro-sinistra in città cruciali del nord come, Milano, Novara, Torino, è anche la vittoria della convivenza e della mescolanza sulla paura. Dice che le forze progressiste devono con determinazione costruire la società della convivenza, combattere la paura con una politica della speranza.
C`è già un`Italia della convivenza e a Cesena si esprimerà attraverso i giovani, le donne, i lavoratori, gli imprenditori, gli amministratori locali, i politici, gli scrittori, i cantanti, gli insegnanti, gli animatori sportivi.
Questa Italia profonda ma ancora troppo nascosta ci dice una cosa importante a proposito di crisi del multiculturalismo e di modelli di integrazione.
Ci dice che la strada per costruire la convivenza è l`adesione a comuni principi costituzionali, è quella di persone diverse che si uniscono per fare delle cose insieme, per costruire insieme qualcosa di utile a tutti.
Ciò richiede un impegno individuale nel proprio luogo di lavoro, di studio, di preghiera.
E richiede un progetto e una proposta politica, quella che noi nella prima Conferenza Nazionale del Pd sull`Immigrazione abbiamo chiamato «L`alleanza tra italiani ed immigrati per un`Italia migliore». L`alleanza per una nuova cittadinanza europea, per politiche di co-sviluppo, per la dignità del lavoro, per la scuola di tutti e per tutti, per un welfare per le sicurezze per tutti, per una democrazia inclusiva.
In questo contesto assumono grande rilievo le proposte che discuteremo a Cesena per l`Europa, per il lavoro, per nuove modalità di ingresso, per la scuola interculturale, per come combattere in modo efficace l`immigrazione clandestina, per promuovere politiche di cooperazione allo sviluppo.
A Cesena diremo NO con tutto il nostro sdegno alle politiche del governo, in particolare quelle che chiudono in carcere gli innocenti. perché questo è l`esito concreto del trattenimento fino a 18 mesi di persone che non hanno commesso reati ma che sono prive di documenti.
A Cesena ribadiremo che chi nasce e cresce in Italia è italiano. Questa è la nostra bandiera, la nostra battaglia, per questo chiediamo fin d`ora che essa sia la prima riforma che verrà varata nella prima riunione del Consiglio dei ministri del futuro governo di centro-sinistra.
Anche per questo sosteniamo le proposte di legge di iniziativa popolare promosse da un largo cartello di associazioni sul diritto di voto amministrativo e per la riforma di cittadinanza.