“Sosteniamo al massimo il governo Monti senza rinunciare alle nostre idee e senza appiattirci sull`emergenza”, così Livia Turco in questa intervista a l’Unità di Maria Zegarelli del 20 novembre scorso.
Il giorno della fiducia a Mario Monti alla Camera indossava un tailleur rosso, come il giorno in cui giurò da ministro, anzi ministra, come le piaceva essere definita. Due ere politiche che sembrano secoli, due situazioni neanche lontanamente equiparabili. L`unica cosa in comune, oggi con allora, a parte il colore indossato, è «la consapevolezza che bisogna ricostruire tutto ciò che è stato distrutto dal governo di centrodestra». Solo che stavolta i danni «sono enormi, il Paese è nel pieno di una crisi economica senza precedenti» e la politica «deve ritrovare la sua centralità e la sua autorevolezza». E non è detto che sia davvero finita un`epoca.
L`altro giorno alla Camera lei è sembrata preoccupata. Dubbi sul presente?
«Diciamo che sono ancora lì a ripetermi che è finito un incubo e che l`aver chiuso con Silvio Berlusconi è una svolta storica».
Stenta ancora a crederci?
«Il fatto è che eravamo arrivati a un punto inaudito e insopportabile di degrado della politica. Per questo la data dell`8 novembre con quei 308 voti di Pdl e Lega è davvero storica e non era né scontato né prevedibile che la fine del governo Berlusconi avvenisse in Parlamento e per di più su un documento fondamentale come il Rendiconto dello Stato».
Il risultato è il governo Monti, che nella sua composizione non conosce precedenti. Solo tecnici. Un fallimento della politica?
«Questo è un passaggio inedito, quello di Monti è il governo del Presidente perché è evidente a tutti il ruolo fondamentale avuto dal Capo dello Stato in questa fase difficilissima e molto rischiosa per il Paese. E vero, sono tutti ministri tecnici con il compito di rimettere in piedi l`Italia, ma tutto questo è frutto di una iniziativa politica, di una precisa strategia delle opposizioni. E proprio questa può essere l`occasione per legittimare una politica che ormai aveva perso credibilità. Il passaggio che più ho apprezzato nel discorso di Monti è stato quello in cui ha sottolineato che il suo governo vuole aiutare la politica».
Neanche un dubbio sui rischi che corre il suo partito, il Pd, durante questa fase, lunga non si sa quanto, che potrebbe ridisegnare il quadro politico?
«Intanto il Pd ha giocato benissimo la sua partita fino ad oggi perché se il governo di Berlusconi è caduto non è solo a causa dell`implosione del Pdl. È caduto grazie al ruolo delle opposizioni che in Parlamento hanno agito con tenacia e compattezza, e il Pd è stato centrale in questa fase. Questo dimostra che quando in politica si ha un pensiero strategico poi arrivano i frutti. Oggi però dobbiamo essere assolutamente lucidi».
Vietato sbagliare anche solo una mossa.
«Già, vietato sbagliare. Dobbiamo non soltanto sostenere il governo Monti, ma far sì che sia davvero un governo per l`Italia. Devono esserci riforme e misure che portino rigore, crescita ed equità. Il Pd deve starci con le proprie idee, con il proprio tratto distintivo e non a caso in Aula abbiamo proposto sin da subito di votare una legge con un solo articolo, quella sulla cittadinanza, perché è anche in questo modo che si dà un`idea del cambiamento che è in atto».
Non c`è il rischio di restare “schiacciati” da questa posizione di grande responsabilità, come l`ha definita il segretario Bersani?
«Sgombriamo il campo: noi non sosteniamo massimamente questo governo, vogliamo che operi massimamente. E sono due cose diverse. In questo senso la partita è complicata perché dobbiamo essere in grado di praticare i due tempi della politica: far sì che questo governo lavori bene e intanto tenere aperto il cantiere dell`alternativa».
E chi dovrebbe lavorare con voi al cantiere?
«La domanda è: a cosa si deve lavorare in questo cantiere? Io credo sia necessario analizzare questa crisi economica, assolutamente inedita, che ci ha imposto categorie nuove. Fino a qualche mese fa nessuno di noi parlava di spread, oggi sono l`argomento quotidiano dell`economia e della politica. Poi, dobbiamo saper interpretare questo cambiamento che è avvenuto, dobbiamo chiederci cosa voglia dire oggi democrazia e quale modello di società vogliamo costruire. Il Pd non può essere appiattito sulle risposte da dare nell`emergenza, deve lavorare ad un nuovo modello di sviluppo, dell`assetto dei poteri e delle istituzioni europee».
Ma intanto la politica si interroga molto più banalmente su cosa succederà dopo quello che viene definito il governo Monti-Passera e sono in parecchi a sostenere che sarà proprio il ministro allo Sviluppo Economico e le Infrastrutture, il prossimo candidato premier.
«Credo che sia finalmente esaurito il tempo in cui il tema è quello del papa bianco. L`autorevolezza della politica ha subìto un colpo durissimo, questi ultimi anni sono stati devastanti. Sarebbe meglio concentrarsi su questo».