Il Blog di Livia Turco

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Month: Gennaio, 2012

Immigrati. Superare la tassa sui permessi

30 Gennaio, 2012 (19:29) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“Continueremo a lavorare per togliere la tassa sulla richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno degli immigrati, entrata oggi in vigore”. Lo dichiara Livia Turco, responsabile Immigrazione del Partito Democratico.
E’ una tassa –prosegue la Turco- che abbiamo sempre contrastato quando l’ha voluta il governo Berlusconi-Maroni-Tremonti. Continueremo quindi a farlo sostenendo le iniziative di associazioni ed organizzazioni sindacali che la vogliono abolire ed utilizzando ogni spazio legislativo a disposizione affinché venga cancellata.

Immigrazione. Cancellare tassa Tremonti-Maroni

30 Gennaio, 2012 (11:01) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Bene la semplificazione prevista dal Dl Semplificazioni per il rinnovo del contratto di soggiorno per i cittadini extraeuropei. Tuttavia ad oggi siamo ancora in attesa di una decisione in merito alla tassa sul permesso di soggiorno voluta dagli ex ministri Tremonti e Maroni.
L’attuale governo aveva promesso di fare una riflessione su un tributo che, se applicato, sarebbe del tutto ingiusto e andrebbe a colpire i lavoratori immigrati, una categoria già di per sé particolarmente vulnerabile. Ci auguriamo che la decisione di rinviare ad una vera e propria legge prefiguri un intervento decisivo a difesa di chi contribuisce in modo innegabile, come ha ricordato recentemente anche il Presidente Napolitano, alla crescita del nostro paese.

Livia Turco

Immigrati. Pd pronto per riforma legge cittadinanza

27 Gennaio, 2012 (19:26) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Dichiarazione di Livia Turco, responsabile Forum Immigrazione del PD

Riformare la legge sulla cittadinanza è una battaglia che il Pd porta avanti da anni. “Chi nasce e cresce in Italia è italiano” è un punto cardine del programma del Partito democratico. Ho sollecitato le diverse forze politiche in Parlamento a mettersi insieme e scrivere insieme un nuovo Testo che possa essere all’insegna della giustizia e del buon senso. E così soddisfare l’attesa di  circa 1 milione di ragazzi che nati e cresciuti nel nostro Paese si sentono a tutti gli effetti italiani ma continuano a vedersi negare questo diritto per il semplice motivo che nel nostro paese vige una norma ormai anacronistica.
Noi siamo pronti a confrontarci. Abbiamo depositato da circa due anni la nostra proposta di legge per riformare il diritto alla cittadinanza. Tutta questa attenzione non solo da parte dei politici ma anche della stampa e dell’opinione pubblica ci fa sperare che a breve si riesca a modificare l’attuale legge.

Riccardi intervenga per ammettere immigrati al servizio civile

24 Gennaio, 2012 (11:10) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“Chiediamo al ministro per la Cooperazione e l’integrazione di permettere agli immigrati di svolgere il servizio civile nel nostro Paese. Un recente pronunciamento del giudice del Lavoro di Milano, in occasione di un ricorso presentato da un giovane ventiseienne di origine pakistana in Italia da undici anni, ha reputato discriminatorio il fatto che gli stranieri legalmente soggiornanti in Italia non possano svolgere il servizio civile. È dunque necessario intervenire quanto prima”. Lo ha detto Livia Turco, deputata del Pd che ha presentato una interrogazione al ministro Riccardi su questo tema.

“Gli immigrati che hanno il permesso di soggiorno – prosegue Turco - fanno parte in maniera stabile e regolare della comunità e quindi anche a loro deve essere riconosciuto il diritto di svolgere il servizio civile. La decisione del Tribunale di Milano conferma che il servizio civile rappresenta una forma di partecipazione alla vita civile e al progresso della collettività, da cui non possono essere esclusi coloro che, indipendentemente dalla loro cittadinanza formale, appartengono stabilmente ad una comunità e ne condividono diritti e doveri. Del resto, se tali giovani non si sentissero parte integrante della comunità, non deciderebbero di dedicarle dieci mesi della loro vita”.

Immigrati, ora cambiare politica

18 Gennaio, 2012 (11:54) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, da l’Unità del 15 gennaio 2012

C è bisogno di un cambio di passo sul tema dell immigrazione. Per valorizzare il capitale umano e socia- le degli immigrati considerandolo un ingrediente prezioso per lo sviluppo e la crescita del Paese; per costruire una alleanza tra italiani e immigrati attorno ad obiettivi condivisi; per considerare l`immigrazione non più lo scalpo agitato per aizzare contrasti e rancori nel Paese ma bene comune da condividere per costruire insieme un nuovo cammino per l`Italia e l`Europa.

Questo cambio di passo deve proporlo la politica perché è ampliamente dimostrato che il modo con cui la politica parla e agisce sull`immigrazione influenza il Paese e determina la percezione che esso ha del problema. La politica con il centrodestra ha alimentato paure, ha inventato problemi che non c`erano, ha creato stereotipi ed immagini prive di fondamento e non ha risolto i problemi. Ora bisogna risolvere i problemi guardando la realtà, dicendo la verità ed avendo la capacità di valorizzare le risorse morali, civili e professionali che esistono nel profondo del nostro Paese.

Guardiamo, ad esempio, al modo con cui la comunità senegalese e quella cinese e tutta la popolazione degli immigrati ha reagito di fronte alle efferate uccisioni dei loro cari avvenute a Firenze e Roma. Sono stati composti, rispettosi, hanno chiesto sicurezza e rispetto della loro dignità. Hanno dimostrato di sentire l`Italia non solo come il Paese in cui sono costretti a lavorare ma il Paese che li ospita, a cui devono rispetto e di cui si sentono parte. Bisogna considerare i problemi dell`im- L`agenda comune Risolvere la questione dei profughi libici e tunisini Un anno per la ricerca del lavoro, cittadinanza a chi nasce nel Paese migrazione come parte integrante dell`agenda del Paese, della sua proposta per lo sviluppo, il lavoro, la formazione, la promozione della legalità.

Per questo è urgente un cambio di passo della politica. Da compiere subito in Parlamento, in relazione con le forze sociali ed economiche definendo una agenda comune ed inaugurando finalmente una politica bipartisan. Può sembrare uno scherzo, uno scandalo o una ingenuità parlare di una politica bipartisan sull`immigrazione. So bene le profonde e radicali differenze che sono esistite ed esistono tra noi e il centrodestra e quando torneremo a governare dovremo abrogare molte norme della loro legislazione e costruire una nuova riforma, una nuova legge quadro sull immigrazione. Ma la chiarezza dell alternativa non dovrebbe oscurare il fatto che l`ormai ventennale governo dell`immigrazione ha messo in evidenza ricette efficaci senza le quali non si governa nulla, né da destra né da sinistra. Non si governa senza gli accordi bilaterali, senza il canale aperto dell`ingresso regolare, senza umanità e generosità senza le politiche di cooperazione.

Ecco i punti di una agenda comune:

Risolvere la questione dei profughi tunisini e libici. Bisogna concludere la fase dell`emergenza e prevedere un loro inserimento nel tessuto sociale e lavorativo come per altro è avvenuto in realtà come la Toscana, Emilia e Veneto. Bisogna applicare la direttiva europea sui rimpatri assistiti in accordo con le autorità libiche e tunisine all`interno di accordi bilaterali che prevedano ingressi re- golari e sostegni allo sviluppo in loco.

Intervenire sulle situazioni di grave sfruttamento del lavoro come ci ricordano Rosarno e Castelvolturno. La strada è quella della regolarizzazione mirata, estendendo la norma prevista per il lavoro domestico e famigliare a nuove categorie di lavoratori dove è stratificato il grave sfruttamento connesso alla irregolarità.

A questo proposito il governo deve recepire la direttiva europea contro l`impiego di manodopera irregolare e che prevede degli obblighi per i datori di lavoro e la possibilità per i lavoratori stranieri che denunciano di ottenere un permesso di soggiorno (ce/52/2009); deve applicare e migliorare la normativa che introduce il reato di caporalato (art. 12 legge 148/2011).

Estendere da sei mesi ad almeno un anno il tempo per la ricerca di un lavoro.

Favorire i processi di integrazione estendendo la promozione dei corsi di lingua italiana e consentendo anche ai giovani l`ingresso nel servizio civile così come sollecitato da una recente sentenza del Tribunale di Milano; semplificando le procedure per ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno e per il ricongiungimento famigliare; sostenendo anche con risorse adeguate le politiche di integrazione dei comuni con particolare attenzione al problema dei rom.

Sarebbe un messaggio di umanità, saggezza e speranza se il Parlamento scrivesse ed approvasse con il contributo di tutte le forze politiche una norma, un solo articolo, che dica che chi nasce in Italia figli di immigrati che hanno un progetto di integrazione nel nostro Paese, sono italiani.
 

Turco/Bressa: “Che fine hanno fatto i tunisini di Lampedusa?”

13 Gennaio, 2012 (14:12) | Documenti | Da: Livia Turco

Interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno

Per sapere; premesso che:

da mesi si sono completamente perse le tracce di un numero rilevante di cittadini tunisini, sbarcati a Lampedusa dopo le rivolte popolari del febbraio del 2011;

si parla di oltre 500 persone, partite dalle coste nordafricane: molti di loro, probabilmente, sono morti durante la traversata, forse nel naufragio del 14 marzo, ma sono, però, sicuramente numerosi  quelli ancora  vivi;

alcuni sono stati  intravisti dai familiari nei servizi girati in questi mesi a Lampedusa; 
ad esempio, Faouzi Hadeji, fruttivendolo a Genova e fratello di Lamjed, partito il 29 marzo, sempre da Sfax, ha riconosciuto suo fratello in un servizio televisivo ha dichiarato alla stampa “Sto diventando pazzo perché ho visto mio fratello in video, a Lampedusa, ma sono nove mesi che non lo sento. Prima di imbarcarsi, mi aveva promesso che mi avrebbe raggiunto a Genova, ma non è mai arrivato. Vorrei sapere dove si trova”;
Rebecca Kraiem, rifugiata in Italia da 23 anni e dirigente dell’associazione tunisina “Giuseppe Verdi”, è alla ricerca dei suoi connazionali dallo scorso marzo, gira l’Italia in lungo e in largo, dal Consolato di Palermo all’Ambasciata di Roma fino ad alcuni centri di identificazione e di espulsione, ma purtroppo non ha ottenuto, ad ora, risultati significativi;

mentre in Italia la vicenda non ha ottenuto la giusta risonanza, in Tunisia se ne parla molto: il 29 dicembre scorso, il giornale “Assabah” ha pubblicato un articolo che riporta i nomi di cento cittadini di cui non si ha più notizia, riportando una ricostruzione, a dire il vero assai vaga, della presunta dinamica che avrebbe portato gli scomparsi, dopo aver toccato il suolo italiano, a essere respinti e, infine, “messi a morte” nel tratto di mare tra l’Italia e l’Africa;

tale articolo, pur privo di riscontri oggettivi, ha avuto un effetto devastante sui familiari che continuano ad attendere invano informazioni capaci di smentire una versione così tragica del destino dei loro cari;

il problema centrale di questa vicenda è proprio l’assoluta assenza di informazioni, imputabile sia alle istituzioni italiane che, in misura sicuramente superiore, a quelle tunisine;

in Tunisia, dopo le rivolte dei mesi scorsi, l’assetto politico è mutato e si è insediata l’Assemblea Costituente, ma,  all’interno delle ambasciate e dei consolati, non si è realizzato un corrispondente cambiamento ed è rimasta pressoché inalterata a tutti i livelli la composizione del personale, costituito da sostenitori del precedente regime;

in un primo momento il Governo Italiano ha concesso una protezione temporanea ai tunisini sbarcati in Italia entro il 5 aprile 2011, rinnovandola dopo sei mesi, ma coloro che sono arrivati dopo quella data sono ora soggetti validi per il rimpatrio, poiché la Tunisia non è più considerata un paese a rischio per i diritti umani;

questo quadro potrebbe indurre a ritenere valida c l’ipotesi che i tunisini “spariti” siano trattenuti in alcuni Cie in Italia ma, dal momento che potrebbero aver fornito generalità fittizie (per paura di essere identificati come tunisini e quindi rimpatriati), rintracciarli è diventata un’impresa davvero ardua;
in Tunisia  i familiari dei migranti scomparsi hanno tenuto varie manifestazioni per sollecitare azioni concrete di ricerca al governo tunisino e a quello italiano;
al fine di sensibilizzare governi e opinione pubblica, il 14 gennaio sono in programma due manifestazioni, una sotto l’ambasciata tunisina di Roma, l’altra sotto il consolato di Milano.
Se il Ministro non ritenga opportuno di dover attivare tutti gli strumenti a sua disposizione utili a fare luce su questa vicenda, e se non ritenga, inoltre, necessario prendere in considerazione la possibilità di applicare a questi cittadini tunisini quanto prima tutte le misure di protezione temporanea previste nel capo III del d.lgs. 286 del 1998.

On. Livia Turco
On. Bressa