Il Blog di Livia Turco

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Month: Aprile, 2013

Siamo orgogliosi di Cécile e dei nuovi italiani

30 Aprile, 2013 (13:24) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Livia Turco, su L’Unità del 30 aprile 2013
Che emozione, cara Cécile, vederti al Quirinale e sentirti pronunciare “giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana ed alla Costituzione”. Ho pensato ai tanti cittadini che vengono dal tuo continente e che lavorano nelle nostre fabbriche, a quei tanti  che subiscono lo sfruttamento del lavoro nero,a quelli che vivono nelle nostre famiglie e studiano nelle nostre università. Ho pensato ai tanti cittadini del mondo che vivono con noi da tanti anni e che ci hanno aiutato nella vita di tutti i giorni a diventare un paese migliore. Ho pensato a noi cittadini vecchi Italiani. Credo che in quel momento,in tutti,sia cresciuto il sentimento di appartenenza alla nostra Nazione ed in tutti sia stato più forte il senso del legame che ci unisce,quello della  dignità umana.

La tua nomina a Ministro dell’Integrazione fa onore al Presidente del Consiglio che ti ha scelta, Enrico Letta,ed evidenzia la forza della tua storia e della tua personalità. E’ il coronamento di tante battaglie condotte dai migranti e dai cittadini italiani che hanno saputo combattere le paure ed i pregiudizi per costruire l’Italia della convivenza. Consentimi di ricordare l’emozione quando  nel Consiglio  dei Ministri del Governo Prodi approvammo la prima legge quadro sull’immigrazione che prevedeva diritti e doveri e tra questi anche il diritto di voto amministrativo,norma che fu poi brutalmente cancellata dal cento-desta nel corso del dibattito parlamentare. Sono stati belli questi anni più recenti in cui abbiamo vissuto l’esperienza del Forum immigrazione del Pd,dove ci siamo scambiati esperienze,pensieri ed elaborato proposte importanti che credo siano un utile contributo all’azione che il governo ora deve compiere. In particolare la battaglia per il riconoscimento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia.

Abbiamo costruito un forza collettiva ed un bel gioco di squadra. Sostenuti dal l’impegno e dalla vicinanza del mosto segretario Pierluigi Bersani che ringrazio dal profondo del cuore. In questi mesi il tema dell’immigrazione e’scomparso dall’agenda politica. Bisogna riportarlo al centro. La cittadinanza,le discriminazioni sul lavoro,la disoccupazione,i giovani e le ragazze che restano indietro nel percorso formativo,l’inaccettabile condizione dei Cie, il sostegno ai comuni per le politiche di integrazione,la promozione della lingua e cultura italiana,il servizio civile per i giovani. Se ci fosse stato il governo Bersani queste sarebbero state delle priorità. Devono esserlo
anche nel governo Letta. Sarà più difficile perché sono temi che hanno profondamente diviso le forze politiche che ora governano insieme.

Ma questa è la grande opportunità”del governo Letta:costruire finalmente una politica bipartisan sull’immigrazione,cercando mediazioni e convergenze fino ad ora inedite. Il fuoco di sbarramento aperto nei tuoi confronti, per ciò che rappresenti, dalla Lega Nord, non deve intimidire e va contrastato in nome della ragionevolezza, del principio di realtà evidenziando  l’inconsistenza dei  loro ormai logori pregiudizi ideologici. Hai un compito difficile, cara Cécile, ma la tua esperienza ed umanità’ ti doteranno della forza del dialogo,della convergenza oltreché della concretezza. Ma avrai bisogno anche di noi ,del forum Pd,dell’iniziativa politica sul territorio e con tutti i soggetti sociali. Noi continueremo in questo impegno. Infine, consentiti una considerazione personale che riguarda la politica ed il Pd. Già due anni fa avevo scelto di passare il testimone ai giovani scegliendo di non ricandidarmi in Parlamento. Mi sono impegnata con determinazione per la elezione tua e di Khalid Chaouki.

Sono fiera di  questa  scelta e di questo risultato. Sono fiera di aver passato il testimone a te ed a Khalid e sono grata a te ed a Khalid per aver dimostrato riconoscimento e gratitudine. Questa è la svolta generazionale di cui ha bisogno il Paese. Madri e padri che lasciano spazio ai figli/e. Giovani che cercano la loro strada e la percorrono in autonomia ma sanno imparare da chi c ‘e’stato prima.

Livia Turco

La scelta di Cecile Kyenge è una gioia

26 Aprile, 2013 (13:34) | Dichiarazioni | Da: Redazione

Provo una profonda emozione nel vedere Cecile Kyenge nel governo del nostro Paese. Con lei si premia una lunga battaglia per i diritti dei migranti e per l’Italia della convivenza che il Pd ha perseguito sempre con grande determinazione. La scelta di Cecile Kyenge è una gioia personale perché è una figura portante del forum immigrazione del Pd e porterà nel governo la ricca esperienza maturata in questa sede. Voglio infine augurare buon lavoro alle donne del nuovo governo, tutte figure belle e significative.

Livia Turco (dichiarazione all’Ansa)

Un governo “contro” la povertà

8 Aprile, 2013 (11:05) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

di Livia Turco, su l’Unità del 7 aprile 2013

Tra le inderogabili priorità che un governo di cambiamento deve affrontare vi è la definizione di una misura contro la povertà, a partire dalla povertà assoluta. Vale a dire gli oltre tre milioni di persone che non dispongono di un paniere essenziali di beni. Tra gli otto punti presentati da Bersani nel corso dell’ultima direzione vi è il reddito minimo di inserimento. Una scelta importante. Bisogna entrare nel merito per definirla in modo preciso. E’ dirimente un chiarimento teorico concettuale, di cui molto opportunamente si è discusso in vari articoli su questo giornale.

Il reddito minimo di inserimento (sperimentato con risultati positivi dal governo Prodi e poi totalmente abbandonato e dimenticato) costituisce  una misura di ultima istanza, di carattere universalistico, di durata limitata che promuove l’uscita dalla povertà attraverso il sostegno e l’inserimento attivo nel lavoro e nella società. Non è da confondere con gli ammortizzatori sociali e  con il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo si propone come forma di salario sociale che slega la cittadinanza dalla ricerca attiva del lavoro ed io credo sia da rifiutare proprio per questo aspetto culturale prima ancora che per la difficile sostenibilità finanziaria. L’RMI (reddito minimo di inserimento) contro la povertà parte dal presupposto che il fondamento della cittadinanza e della dignità della persona risieda nel lavoro e dunque prioritario sia il sostegno nel e per il lavoro.

Tuttavia esistono situazioni di caduta nella povertà che non sono connesse solo alla mancanza di lavoro. Ricordiamo che le forme storiche della povertà nel nostro paese, che pre-esistono alla crisi attuale, sono quelle che colpiscono gli anziani soli che vivono nelle aree urbane, le famiglie numerose nel sud, le donne sole con figli a carico,il livello elevato di povertà minorile,tra i più alti d’Europa. Forme di povertà che rinviano alle carenze del nostro Welfare, in particolare  riferite alla rete dei servizi sociali, alle politiche famigliari e per la non autosufficienza. Inoltre nella povertà assoluta si riflettono situazioni di marginalità sociali e di fragilità che non sono solo riconducibili alla mancanza di lavoro. Ho riscontrato nel dibattito aperto sul tema del disagio sociale un approccio troppo lavoristico, che risolve troppo facilmente tali problemi con l’accesso al lavoro e gli ammortizzatori sociali.

Questo approccio rischia di non vedere le tante cause e le diverse facce del disagio sociale, ad esempio quelle connesse alla fragilità della persona e all’impoverimento delle relazioni umane. Penso ai ragazzi soli che abbandonano la scuola, alla disabilità, ai disturbi psichici che si vanno diffondendo, alle varie forme di dipendenza. Bisogna ricordare che nel nostro ordinamento è già previsto il reddito minimo di inserimento. Mi riferisco agli artt. 22,23,28 della legge quadro 328/2000 per un sistema integrato di prestazioni e servizi sociali. Mi riferisco  all’art.117 comma m della riforma costituzionale che ha attribuito allo Stato il compito di promuovere i diritti civili e sociali ed al decreto legislativo sul federalismo fiscale che prevede la definizione dei livelli essenziali di assistenza sociali e non solo sanitari. Mi riferisco alla riforma della social card attuata dalla sottosegretaria Cecilia Guerra.

Per dare attuazione al reddito minimo di inserimento si può partire dalla definizione dei livelli essenziali di assistenza contro la povertà assoluta prevedendo tre strumenti: a) il punto unico di accesso nell’ambito della rete dei servizi sociali che fa capo al comune il quale è soggetto responsabile della presa in carico della persona; b) il potenziamento della rete integrata dei servizi sociali; c)l’ integrazione al reddito per il sostegno dell’autonomia economica attraverso l’attivazione di un programma nazionale denominato reddito minimo di inserimento che fa capo all’INPS.
Il punto unico di accesso prende in carico la persona che si rivolge ad esso e definisce un progetto personalizzato,  orienta la persona nell’uso dei servizi e valuta i requisiti della medesima per accedere alla integrazione al reddito, formula la domanda e la trasmette all’INPS che ne è il soggetto erogatore. Il reddito di inserimento è concesso solo se la persona, oltre ad averne i requisiti, accetta un percorso di inserimento lavorativo e di integrazione sociale. Per evitare di cadere nella trappola dell’assistenzialismo e perché per uscire dalla povertà sono importanti le opportunità di cui la persona dispone in termini di reddito e di lavoro ma è altrettanto importante attivare e valorizzare le capacità delle persone ed arricchire le loro competenze e le loro motivazioni.

Per questo è essenziale che ci sia la rete integrata dei servizi in cui si realizzi un gioco di squadra tra servizi sociali,sanitari,per l’inserimento lavorativo e per la formazione .E’ essenziale che il soggetto pubblico,il comune,solleciti tutti gli attori economici del proprio territorio  a promuovere l’inclusione sociale considerandola ingrediente per lo sviluppo, attraverso iniziative di vario tipo come il welfare aziendale,il cofinanziamento di un fondo comunale e/o regionale per  la promozione sociale all’interno di patti locali per lo sviluppo sociale. Facendo vivere concretamente l’idea che le politiche sociali sono politiche di sviluppo. Basti pensa a quale volano occupazionale possono costituire i servizi sociali. Che,se ben gestiti,con risorse limitate, sono capaci di sprigionare le  capacità e le energie dalle persone più fragili. Possono essere di accompagnamento ai normali e quotidiani compiti di cura delle persone e delle famiglie prevenendo i disagi e promuovendo il benessere.  Sono troppo sottovalutati questi servizi sociali..Eppure sono “oro” nella vita di tante persone e di tante famiglie. Sono “oro” che non luccica. Bisogna farlo luccicare. Bisogna sprigionare la loro luce. Nell’interesse delle persone e di tutta la comunità. Per creare equità ma anche sviluppo.

Dunque, partire dalla lotta alle povertà estreme significa non solo compiere una scelta di giustizia ma ricercare strade nuove nelle politiche di welfare e di sviluppo.

Livia Turco

Nuovo ricorso contro legge 40. Turco “Serve nuova legge”

5 Aprile, 2013 (10:58) | Dichiarazioni | Da: Redazione

La nuova ordinanza emessa dai giudici di Milano sulla legge 40 è una decisione importante che conferma quanto sia necessario modificare in modo significativo questa legge.
Serve una legge che riesca a garantire il giusto equilibrio tra tutela della salute, difesa della coppia e diritto alla vita. Ora la parola spetta alla politica e in particolare al Parlamento. E a questo Parlamento così pluralista, giovane e con una vasta rappresentanza di donne diciamo “se non ora quando”?
Modificare la legge 40 deve essere una delle principali sfide che devono affrontare le donne del nostro Parlamento. Chiediamo loro di rimboccarsi le maniche per cambiare una norma ingiusta e dimostrare così capacità di governo e volontà di vero cambiamento.

Livia Turco