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Basta autolesionismi. E non spingiamo la sinistra all’opposizione

17 Dicembre, 2007 (16:56) | Interviste | Da: cesare fassari

Bene la verifica a gennaio. La Finanziaria è importantissima, così come il Protocollo sul welfare, ora spieghiamoli al Paese.

di Federica Fantozzi

Intervista pubblicata su L’Unità del 17/12/2007

Va bene la verifica, ma senza malafede: «Ognuno si chieda se vuole che il governo continui. Se sì, troveremo l’accordo». Livia Turco, ministro della Salute, affronta l’agenda della maggioranza per il 2008. La legge elettorale va avanti perché «è caduta la pregiudiziale anti-Berlusconi, ora si discute nel merito». Avverte: «Sì al Pd a vocazione maggioritaria senza forzature. No allo schema sinistra di governo e sinistra di opposizione, no al centro ago della bilancia». E sulla questione Fiamme Gialle assolve Tps: «Qualche imperizia tecnica ma nella sostanza ha ragione. Il generale è stato scorretto».Ministro, se il governo supera l’ultima settimana di passione avrà mangiato, pur litigiosamente, il secondo panettone. A gennaio però bisognerà ripartire. Come?
«Intanto valorizzando quello che è stato fatto. Insisto a correggere l’autolesionismo. Stiamo per varare una Finanziaria e un pacchetto Welfare che, dal punto di vista del Paese e della vita delle persone, contengono misure importantissime. Spero che a gennaio parta una grande campagna che le spieghi, fatta dal governo, dai singoli ministri e dalle forze politiche. L’azione del governo va raccontata e sostenuta».
D’accordo. Ma al di là di protagonismi personali, quale strada imboccherà l’esecutivo sui tanti temi spinosi? Questioni etiche, politica fiscale, lavoro…
«Non c’è dubbio che siano emersi nodi politici. L’azione del governo va anche rilanciata. All’inizio dell’anno faremo il punto per capire le urgenze del Paese. Credo che se si farà uno sforzo di capire le priorità per gli elettori dimenticando le identità politiche l’accordo si troverà».
Come si può conciliare il rigorismo invocato da Dini con le politiche sociali che vuole Rifondazione? Non sono due linee oggettivamente diverse?
«Io le intendo come accentuazioni dello stesso progetto. L’Italia ha bisogno della crescita che vuole Dini e dell’equità garantita da un maggior potere d’acquisto. Sono due facce della stessa medaglia. La Finanziaria è un esempio calzante: è fortemente redistributiva con una politica della casa senza precedenti».
Insomma, il Natale la rende ottimista…
«Ogni forza politica eviti di farsi scudo delle questioni di merito e risponda a una domanda preliminare: vogliamo che l’esperienza di governo prosegua o no? Se sì, l’accordo si trova. Come è stato trovato finora, sempre».
Con la spada di Damocle del referendum, i tempi per la legge elettorale sono strettissimi. Veltroni persegue il dialogo ma appare isolato. Vede il clima per una stagione di riforme condivise?
«La riforma elettorale e istituzionale è fondamentale. Fa bene Veltroni a perseguire le convergenze. Non mi sembra isolato: il dialogo con Berlusconi è stato giudicato necessario anche da Rifondazione. Significa che la pregiudiziale è caduta, e ora il dibattito è sul merito».
Tra la bozza Bianco e i correttivi alla tedesca. Lei quale modello di riforma giudica auspicabile?
«E’ importante consolidare il bipolarismo e l’alternanza, superare la frammentazione, dare ai cittadini la possibilità di scegliere la coalizione. Senza forzature: bipolarismo non deve significare bipartitismo. E senza poteri di interdizione: serve una politica che decida».
Non c’è un rischio di Pd «asso pigliatutto» a spese dei «nanetti» della coalizione?
«E giusto avere forze politiche che nei rispettivi schieramenti si propongano come centrali. Ed è importante un Pd a vocazione maggioritaria come delineato da Veltroni, come è chiara e condivisibile l’opzione di successive alleanze sulla base del programma. Attenzione però a non disperdere il punto di ricchezza dell’Unione creando una sinistra che, per usare le parole di Bertinotti, ritrova l’autonomia strategica e si colloca all’opposizione. E proprio per questo credo sia importante la funzione politica che proprio nel Pd riveste la lista “A sinistra”: Dobbiamo essere plurali, non si torni alle separazioni».
Ha paura di un bis del ‘98?
«Sto ragionando su scenari futuri. Il grande merito dell’esperienza del centrosinistra è stato che tutte le sinistre, tutte le culture politiche si sono misurate con il governo del Paese. Dietro il dibattito sulla legge elettorale c’è il ridisegno dei campi politici. Non torniamo allo schema sinistra di governo e sinistra di opposizione».
E il centro? Lo stesso discorso può valere dall’altro lato del Pd, per l’ala anche lei insofferente…
«Infatti. Trovo inevitabile che in un Paese con la peculiarità culturale dell’Italia esista una forza di centro. Un partito a vocazione maggioritaria di solito rende il centro poco determinante perché lo ingloba. Non so se qui possa accadere, mi sembra poco realistico».
La Cosa Bianca potrà diventare realtà?
«I movimenti tra Casini, Pezzotta, Montezemolo sono interessanti. Hanno un loro profilo quindi è difficile fagocitarli. Però non si deve rendere il centro determinante: bisogna insistere per regole che favoriscano l’alternanza».
L’ultima spina per Palazzo Chigi è il caso Speciale. La pronuncia del Tar ne sconfessa la revoca. Secondo Anna Finocchiaro a Via XX Settembre sono stati «commessi errori». Come giudica la vicenda?
«Padoa Schioppa ha detto e fatto cose giuste. Non so se c’è stata qualche imperizia tecnica ma la sostanza politica non è quella di un abuso di potere da parte dell’esecutivo bensì di un comportamento non corretto, oltre che poco lusinghiero, del comandante generale della Guardia di Finanza».

 

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