Il Blog di Livia Turco

www.liviaturco.it



Povertà senza freni

20 Ottobre, 2008 (12:43) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco


Articolo di Livia Turco, da l’Unità del 17 ottobre 2008

Il recente rapporto Caritas sulla povertà ci dice che accanto ai sette milioni e mezzo d’italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa ce ne sono altrettanti che si trovano appena sopra e che quindi facilmente potrebbero trovarsi nella condizione d’indigenza. Gli italiani “coinvolti” nel fenomeno povertà sono circa 15 milioni.

Questi dati ci confermano quanto è urgente una politica contro la povertà e la disuguaglianza sociale. Il Parlamento ne ha recentemente discusso grazie a una mozione parlamentare presentata dal Partito Democratico.
Anche se il tema avrebbe meritato un dibattito ben più ampio e attento è stato importante che tutte la forze politiche ed il governo siano state costrette a confrontarsi con le proposte dell’opposizione e che ne abbiano accolte alcune.

Il rapporto Caritas conferma che per combattere le povertà non bastano singole misure ma è necessario un programma integrato di interventi che affronti le diverse cause che producono la povertà e le diverse forme che essa assume. Un programma di contrasto delle povertà deve innanzi tutto prevenirle attraverso la promozione della occupazione, dell’occupazione femminile in particolare,la promozione dei servizi sociali e socio sanitari, la formazione, un’adeguata politica dei redditi, la promozione del diritto alla salute, attraverso il potenziamento della sanità pubblica e l’attivazione di politiche mirate verso i gruppi sociali più vulnerabili.

Un programma per contrastare le povertà è il cuore di una politica sociale attiva che voglia valorizzare tutte le capacità delle persone, combattere l’assistenzialismo ma anche l’abbandono attraverso la promozione di una cittadinanza attiva.
Un programma per contrastare le povertà è dunque il cuore di quel welfare delle capacità di cui parla Amartyia Sen che non a caso definisce la povertà come il fallimento delle capacita umane.
Bisogna innanzi tutto dotare il nostro Paese di una rete di servizi sociali e socio sanitari che, insieme ai servizi per l’impiego e alle istituzioni scolastiche siano di sostegno e accompagnamento delle persone fragili per impedire che la fragilità si traduca in marginalità sociale e per inserire ciascuna persona nel lavoro e nel circuito delle relazioni sociali. Una rete integrata di servizi sociali che sia anche capace di sostenere le relazioni familiari e le responsabilità genitoriali nella loro quotidianità.
Per questo è fondamentale dotare di adeguate risorse il fondo nazionale per le politiche sociali e definire finalmente il livelli essenziali delle prestazioni sociali. Questo governo invece nella finanziaria ha falcidiato sia il fondo per le politiche sociali che il fondo per le famiglia, ha ridotto di 5 miliardi il fondo sanitario nazionale per il prossimo triennio e, ultimo colpo di mano ha cancellato le risorse già stanziate dal centro sinistra, (1 miliardo e 200 milioni sul 2008 e neanche un euro per gli anni successivi) per ammodernare gli ospedali, metterli in sicurezza, per promuovere le case della salute e i servizi territoriali.

I livelli essenziali delle prestazioni sociali per quanto riguarda la lotta alla povertà dovrebbero prevedere in modo uniforme sul territorio nazionale sia risorse adeguate per il mantenimento della persona sia opportunità per l’inserimento sociale. Questo al fine di assicurare ad ogni famiglia, che non disponga di un reddito superiore alla soglia di povertà la possibilità di esigere un erogazione monetaria transitoria di integrazione del proprio reddito, un reddito di solidarietà attiva da conseguire attraverso un imposta negativa, che potrebbe sostituire i trasferimenti monetari elargiti a livello locale. Questi ultimi potrebbero essere impegnati per incrementare la rete integrata dei servizi.
Il reddito di solidarietà attiva dovrebbe accompagnarsi a misure di inserimento sociale e lavorativo da articolarsi in una serie di azioni quali la fuoriuscita sia da situazioni di illegalità, percorsi di superamento dalle dipendenze, completamento dell’istruzione scolastica e professionale, assunzione di oneri di cura familiare, percorsi di inserimento lavorativo.
L’Italia è l’unico Paese in Europa insieme alla Grecia e all’Ungheria che non ha una misura universalistica di integrazione al reddito per le persone che, per qualsiasi ragione, si trovano al di sotto della soglia di povertà. L’introduzione di un reddito di solidarietà attiva cosi come era stato sperimentato dal primo Governo Prodi costituisce una misura urgente sia per aiutare chi è gia in condizione di povertà sia per prevenire lo scivolamento nelle povertà, che secondo il rapporto delle Caritas riguarda quasi 15 milioni di persone.

Per prevenire il cosiddetto scivolamento nella povertà dei cittadini presenti nella “fascia di vulnerabilità” sarà necessario creare un “punto unico di accesso” alla rete integrata dei servizi per consentire la presa in carico della persona, accompagnandola nell’utilizzo appropriato dei servizi e delle prestazioni sociali. Sarà inoltre necessario sostenere l’occupazione, sostenere gli affitti ed interessi passivi sulla prima casa anche attraverso l’istituzione di un fondo per l’affitto da destinare in particolare ai giovani, sollevare dall’indebitamento, promuovere il microcredito ed il prestito d’onore, potenziare l’assistenza domiciliare agli anziani, promuovere con gli Enti locali il mutuo aiuto fra le famiglie.
In Italia, a differenza del resto dell’Europa, la povertà riguarda in modo particolare i minori. Secondo l’Istat, gli individui con meno di 18 anni che vivono in famiglie relativamente povere sono 1 milione e 728 mila (il 17,1 per cento). Il 72 per cento dei minori poveri vive nel Mezzogiorno, dove risiede “solamente” il 40 per cento del totale dei minori; al contrario, nel nord dove risiede il 42 per cento dei minori, vive appena il 16,5 per cento dei minori poveri. Particolarmente critica e in peggioramento nel corso degli anni, è la situazione delle famiglie con tre o più minori,che sono povere nel 30,2 per cento dei casi. Sono necessari quindi interventi per contrastare le povertà minorile e bloccare la trasmissione intergenerazionale della povertà attraverso un adeguato sostegno al reddito delle famiglie, con la promozione dell’occupazione e misure economiche quali al dote fiscale per i figli e lo sviluppo di una rete dei servizi socio educativi per la prima infanzia a partire dal rifinanziamento della legge n. 285.

Vi sono inoltre le forme di povertà estreme che producono anche marginalità sociali e che in genere sono prese in carico da uno straordinario volontariato. Ma è doveroso un intervento pubblico che le sostenga attraverso la creazione di un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, rifinanziando l’articolo 28 della legge 328 sui servizi sociali, con l’obbiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all’accoglienza, all’accompagnamento ed alla protezione delle persone in grave emarginazione, di contrastare il disagio nelle periferie urbane e di migliorare il percorso e l’accoglienza umanitaria dei migranti alle frontiere, soprattutto marittime.
La lotta alle povertà ha bisogno di un’azione integrata costante e rigorosa. Ha bisogno che siano di volta in volta valutati i risultati che consegue. Per questo è necessario che il Governo ogni anno promuova una tavola rotonda sull’inclusione sociale, analoga a quella europea, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali e gli attori sociali. Una vita dignitosa per tutti è obiettivo irrinunciabile per un Paese civile.

Scrivi un commento

Dovete essere connessi per poter inserire un commento.