Primarie: il PD guardi a Sinistra
di Livia Turco
Articolo pubblicato sull’Unità del 18/09/2007
Una casta di privilegiati apparentemente incapace di risolvere i problemi, di indicare obiettivi, mete, traguardi. Lontana dal bene comune e poco incline a promuovere un senso civico condiviso. Questa è la politica oggi per molti cittadini. In questa percezione pesano sicuramente elementi autoreferenzialità, di inefficienza, di privilegio che dobbiamo combattere e superare. A partire dalla riforma della legge elettorale e delle regole istituzionali. Ma questo malessere diffuso è anche frutto di una martellante campagna che tende volutamente ad indebolire la politica, liquidando l’idea della democrazia basata su grandi soggetti collettivi per sostituirla con una politica debole anche se incarnata da un leader carismatico. Debole perchépriva della forza collettiva della partecipazione, in balia del potere mediatico e dei poteri forti della società. Per questo la costruzione del PD come partito popolare radicato nella società, aperto e plurale, è la risposta più efficace alla strategia dell’antipolitica. E’ un pezzo fondamentale della riforma del sistema politicoDunque è importante che tanti partecipino alle primarie del 14 ottobre. E’ importante avere tra questi coloro che oggi sono silenti e che percepiscono la politica come inutile o come un “rumore” lontano rispetto ai loro assilli quotidiani, dal costo dei figli al costo della casa, dal reddito insufficiente alla solitudine di fronte alla malattia. C’è una crisi della politica anche perché c’è una crisi sociale. C’è un distacco dalla politica anche perché per tanti essa non risulta capace di promuovere i diritti fondamentali. A loro prima di tutto deve rivolgersi il PD. Ed è questo il contributo che vorrei dare. Per dire che il PD non si limita a parlare di equità ma si impegna ogni giorno per superare le discriminazioni, per migliorare i redditi bassi, per combattere la precarietà, per praticare la tolleranza zero contro la povertà. A partire dallo scandalo della povertà minorile. Per dire che il PD vuole costruire una società in cui non ci siano più gli ultimi e i penultimi perché tutti siano primi nella dignità e nel rispetto della persona. D’altra parte il superamento delle disuguaglianze è questione che attiene alla qualità dello sviluppo di un Paese perché esse sono un ostacolo ed un limite allo sviluppo medesimo e non soltanto una ingiustizia. La lotta alla povertà e alle disuguaglianze deve configurarsi al contempo come fine e mezzo della crescita economica e dello sviluppo. Questa è la sfida del governo di centrosinistra, questa è la sfida del PD. Ricordandoci la lezione di Norberto Bobbio “L’eguaglianza è la stella polare della sinistra”. Dobbiamo essere consapevoli che Promuoverla è la più impegnativa azione di governo perché richiede il massimo di coerenza, di rigore nella definizione del rapporto tra obiettivi e compatibilità. E la promozione dell’eguaglianza coincide in larga parte con la costruzione di un’equità tra le generazioni. Lavorare tutte e tutti, lavorare meglio, lavorare più a lungo:questi i pilastri del nuovo patto generazionale che dobbiamo costruire. Ma eguaglianza oggi significa anche ricostruire la società del “noi”, della responsabilità, del rispetto verso chiunque e ciascuno. Per questo la promozione dell’eguaglianza richiede una forte innovazione delle politiche di tutela della cittadinanza. Richiede che l’universalismo sia selettivo, cioè capace di differenziare le politiche per essere veramente inclusivo. Richiede che ai diritti si accompagnino i doveri e che l’equità si accompagni con l’efficienza nell’uso delle risorse. Del resto anche le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche, le nuove opportunità di cura, come i rischi della manipolazione e commercializzazione del corpo umano e il vivere più a lungo con la malattia, creano nuove forme di disuguaglianze e delineano la promozione dell’uguaglianza come cura intransigente della dignità umana. In questo senso l’eguaglianza è legata alla democrazia perché ne costituisce la sostanza. L’eguaglianza è legata alla laicità perché senza di essa prefigura esclusioni e discriminazioni. La questione dell’eguaglianza e della lotta alla povertà ci ricorda come l’agenda politica di un paese non sia più un’agenda nazionale ma globale. E’ decisivo allora che il riformismo del PD sia ogni giorno un riformismo europeo. L’Europa è la dimensione entro cui collocare la nostra azione quotidiana di governo, il nostro pensiero, la nostra battaglia politica e culturale anche per far crescere nel Paese la consapevolezza di una cittadinanza europea. Ed allora la collocazione internazionale del PD è questione cruciale. Ora lasciata sullo sfondo. Ma su cui sarà necessario costruire la mediazione necessaria all’interno di scelte chiare. Resto convinta che la strada non sia quella di un Ulivo europeo ma di una profonda trasformazione di quella che oggi è la casa dei riformisti, vale a dire il socialismo europeo, per renderlo capace, con le tappe necessarie, di diventare la casa dei socialisti e dei democratici. Questi sono i contenuti e i valori che più mi stanno a cuore nella costruzione del PD. Ci sono tre liste a sostegno di Veltroni. Non sono tra loro in competizione. Per promuovere la partecipazione è importante dare il senso dell’impegno comune. Della nostra unità. Mi era naturale scegliere la lista “Uniti per Veltroni” e candidarmi nel mio collegio, come mi avevano chiesto i compagni. Ho scelto invece la lista “A sinistra”. L’ho fatto per raccogliere una sollecitazione che mi è pervenuta da compagni molto seri come Massimo Brutti, Vincenzo
Vita e Marco Paciotti. L’ho fatto perché sono convinta che il PD si nutre anche di radici, di storia, di memoria, di sentimenti. Ed allora “A sinistra” anche per dire a tanti che fino ad ora non ci hanno creduto o si sentono spaesati che il PD è la casa di chi si è speso nelle battaglie per la giustizia sociale, di chi non solo ha creduto ma anche ha amato la sinistra italiana. Il PD ha nelle sue radici la sinistra. Deve diventare centrosinistra ed elaborare un nuovo pensiero riformatore. Perché c’è bisogno di innovazione per governare le sfide che ci pone la società di oggi. In questo processo il PD potrà attingere dalla tradizione della sinistra. Come da quella del cattolicesimo democratico. Perché le tradizioni culturali non sono degli inutili ingombri ma sono giacimenti, serbatoi di idee e di insegnamenti, sono “viventi lezioni”. In un partito pluralista dovremo tutti lavorare per un progetto condiviso, attraverso la mescolanza, lo scambio, il reciproco riconoscimento. Il PD dovrà essere il partito in cui si sta bene insieme perché, come in una famiglia allargata, si condivide ciò che si porta in dote e soprattutto si condivide la progettazione del futuro e la costruzione del giorno per giorno. L’etica della condivisione ed il rispetto delle regole saranno fondamentali. Ma lo sarà anche l’espressione della pluralità. Non attraverso tribù separate o correnti. Ma aree culturali. Ed io credo sia importante che nel PD ci sia un’area culturale di sinistra. Un cantiere che si ponga anche l’obiettivo di riaprire la discussione con le compagne e i compagni che non hanno condiviso il progetto del PD, con tutte le componenti dell’area socialista. Insomma, ciò che accade a sinistra riguarda il PD.Perchè la sinistra è composta da esperienze sociali, saperi e pratiche che non possono frammentarsi ulteriormente. Devono contare e pesare in un progetto di Governo e cambiamento della società. E il PD ha bisogno di questa ricchezza. Deve raccoglierla e valorizzarla. Anche perché l’alleanza che governa il Paese, il centrosinistra, è stata una scelta, un progetto, un investimento, per rendere più forte la nostra democrazia. E’ l’espressione di un blocco sociale. Credo che l’esperienza di governo, con tutte le sue difficoltà, e la vicenda politica ed istituzionale del nostro Paese consiglino di confermare quella scelta strategica e di irrobustirla rendendo più efficace e stringente la sua azione riformatrice. Più chiara e forte la sua azione nella società.
Livia Turco
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