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Immigrazione: il Governo passi dalle parole ai fatti

28 Aprile, 2010 (09:50) | Articoli pubblicati, Senza categoria | Da: Livia Turco

Così Livia Turco, in un articolo apparso pochi giorni fa su L’Unità.

La Fabbrica della clandestinità

di Livia Turco

Il Partito Democratico, attraverso la mozione discussa ieri alla Camera, ha sollecitato in Parlamento una discussione sul tema dell’immigrazione. Dispiace dover constatare che questa sia stata, però, un’occasione mancata per dare risposte concrete agli italiani su un tema importante e delicato. Il governo si è dimostrato, ancora una volta, sordo alle proposte dell’opposizione. Ci chiediamo che cosa succede a Rosarno oggi? In secondo luogo, che ne è di via Padova a Milano? Il 15 febbraio i ministri Maroni e Sacconi avevano annunciato un imminente piano per l’integrazione: che ne è stato? Come risponde il governo agli imprenditori agricoli ai quali è stato negato il decreto flussi perché nella maggioranza erano impegnati a lanciare slogan contro gli immigrati in campagna elettorale? Cosa devono fare i datori di lavoro di settori come l’edilizia, i servizi, la ristorazione, la manifattura che, nonostante la crisi, non trovano lavoratori italiani? I Comuni italiani chiedono di poter discutere una politica nazionale per l’integrazione e la civile convivenza. Deve essere chiusa subito la fabbrica della clandestinità, prodotta dalla Bossi-Fini, e combattere il lavoro nero. Dovrebbero poi essere aperti i rubinetti degli ingressi regolari. Chiediamo di adottare subito alcuni provvedimenti, possibili a legislazione vigente: il decreto flussi, il piano triennale per le politiche migratorie, l’applicazione dell’articolo 23 della Bossi-Fini (che è uno dei pochi positivi), il recepimento della direttiva comunitaria del 18 giugno del 2009 e la regolarizzazione mirata almeno nel settore agricolo. Inoltre, sollecitiamo la maggioranza a combattere il lavoro nero, perché quella è l’area in cui maggiore è la competizione tra immigrati e lavoratori italiani. Prosciugare il lavoro nero e sommerso è possibile attivando canali alternativi, come la regolarizzazione ad personam. Nella mozione abbiamo indicato un possibile piano nazionale da costruire con i Comuni, gli imprenditori, il volontariato per affrontare alcuni obiettivi immediati: il disagio abitativo, il degrado urbano, l’inserimento lavorativo e scolastico, la lingua e la cultura italiana per gli immigrati. Noi dovremmo proporci una grande ambizione. Gli esponenti della maggioranza dovrebbero andare, con molta umiltà, nei territori di cui tanto parlano (ad esempio a Padova, a Torino o a Genova). Scoprirebbero che in tanti Comuni non c’è soltanto la paura nei confronti degli immigrati ma che lì è cresciuta un’Italia della convivenza, una via italiana all’integrazione.

Da L’Unità del 9 aprile 2010

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