Immigrati, ora cambiare politica
di Livia Turco, da l’Unità del 15 gennaio 2012
C è bisogno di un cambio di passo sul tema dell immigrazione. Per valorizzare il capitale umano e socia- le degli immigrati considerandolo un ingrediente prezioso per lo sviluppo e la crescita del Paese; per costruire una alleanza tra italiani e immigrati attorno ad obiettivi condivisi; per considerare l`immigrazione non più lo scalpo agitato per aizzare contrasti e rancori nel Paese ma bene comune da condividere per costruire insieme un nuovo cammino per l`Italia e l`Europa.
Questo cambio di passo deve proporlo la politica perché è ampliamente dimostrato che il modo con cui la politica parla e agisce sull`immigrazione influenza il Paese e determina la percezione che esso ha del problema. La politica con il centrodestra ha alimentato paure, ha inventato problemi che non c`erano, ha creato stereotipi ed immagini prive di fondamento e non ha risolto i problemi. Ora bisogna risolvere i problemi guardando la realtà, dicendo la verità ed avendo la capacità di valorizzare le risorse morali, civili e professionali che esistono nel profondo del nostro Paese.
Guardiamo, ad esempio, al modo con cui la comunità senegalese e quella cinese e tutta la popolazione degli immigrati ha reagito di fronte alle efferate uccisioni dei loro cari avvenute a Firenze e Roma. Sono stati composti, rispettosi, hanno chiesto sicurezza e rispetto della loro dignità. Hanno dimostrato di sentire l`Italia non solo come il Paese in cui sono costretti a lavorare ma il Paese che li ospita, a cui devono rispetto e di cui si sentono parte. Bisogna considerare i problemi dell`im- L`agenda comune Risolvere la questione dei profughi libici e tunisini Un anno per la ricerca del lavoro, cittadinanza a chi nasce nel Paese migrazione come parte integrante dell`agenda del Paese, della sua proposta per lo sviluppo, il lavoro, la formazione, la promozione della legalità.
Per questo è urgente un cambio di passo della politica. Da compiere subito in Parlamento, in relazione con le forze sociali ed economiche definendo una agenda comune ed inaugurando finalmente una politica bipartisan. Può sembrare uno scherzo, uno scandalo o una ingenuità parlare di una politica bipartisan sull`immigrazione. So bene le profonde e radicali differenze che sono esistite ed esistono tra noi e il centrodestra e quando torneremo a governare dovremo abrogare molte norme della loro legislazione e costruire una nuova riforma, una nuova legge quadro sull immigrazione. Ma la chiarezza dell alternativa non dovrebbe oscurare il fatto che l`ormai ventennale governo dell`immigrazione ha messo in evidenza ricette efficaci senza le quali non si governa nulla, né da destra né da sinistra. Non si governa senza gli accordi bilaterali, senza il canale aperto dell`ingresso regolare, senza umanità e generosità senza le politiche di cooperazione.
Ecco i punti di una agenda comune:
Risolvere la questione dei profughi tunisini e libici. Bisogna concludere la fase dell`emergenza e prevedere un loro inserimento nel tessuto sociale e lavorativo come per altro è avvenuto in realtà come la Toscana, Emilia e Veneto. Bisogna applicare la direttiva europea sui rimpatri assistiti in accordo con le autorità libiche e tunisine all`interno di accordi bilaterali che prevedano ingressi re- golari e sostegni allo sviluppo in loco.
Intervenire sulle situazioni di grave sfruttamento del lavoro come ci ricordano Rosarno e Castelvolturno. La strada è quella della regolarizzazione mirata, estendendo la norma prevista per il lavoro domestico e famigliare a nuove categorie di lavoratori dove è stratificato il grave sfruttamento connesso alla irregolarità.
A questo proposito il governo deve recepire la direttiva europea contro l`impiego di manodopera irregolare e che prevede degli obblighi per i datori di lavoro e la possibilità per i lavoratori stranieri che denunciano di ottenere un permesso di soggiorno (ce/52/2009); deve applicare e migliorare la normativa che introduce il reato di caporalato (art. 12 legge 148/2011).
Estendere da sei mesi ad almeno un anno il tempo per la ricerca di un lavoro.
Favorire i processi di integrazione estendendo la promozione dei corsi di lingua italiana e consentendo anche ai giovani l`ingresso nel servizio civile così come sollecitato da una recente sentenza del Tribunale di Milano; semplificando le procedure per ridurre i tempi per il rinnovo del permesso di soggiorno e per il ricongiungimento famigliare; sostenendo anche con risorse adeguate le politiche di integrazione dei comuni con particolare attenzione al problema dei rom.
Sarebbe un messaggio di umanità, saggezza e speranza se il Parlamento scrivesse ed approvasse con il contributo di tutte le forze politiche una norma, un solo articolo, che dica che chi nasce in Italia figli di immigrati che hanno un progetto di integrazione nel nostro Paese, sono italiani.
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