Il Blog di Livia Turco

www.liviaturco.it



L`Italia ha dimenticato i poveri

11 Aprile, 2012 (15:22) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

Livia Turco, da l’Unità dell’11 aprile 2012

Al vertice europeo sull`indigenza era assente solo il nostro Paese: segno che il governo Monti non ritiene questo tema drammatico come prioritario. Un grande errore, soprattutto in chiave politica

Crescono le persone in condizioni di povertà. La povertà assoluta in Italia (le persone che non hanno un paniere di beni essenziali) coinvolge 3 milioni e 120mila persone.
La Commissione Europea nella sua comunicazione dal titolo «Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva» propone all`Unione Europea di ridurre di 20 milioni il numero di persone minacciate di povertà. La risoluzione del Parlamento Europeo del 15 novembre 2011 «Piattaforma Europea contro le povertà e l`esclusione sociale» sollecita gli Stati a dotarsi di un piano nazionale contro la povertà e di un reddito minimo per l`inserimento. Colpisce la totale assenza nel nostro Paese, non solo di inziative, ma anche di dibattito su questo tema. Credo che ciò sia frutto più che d`indifferenza, della convinzione che la povertà e l`impoverimento siano connessi alla crisi economica generale e che dunque per superarli sìa necessario (e sufficiente) agire sulle cause strutturali della crisi medesima attraverso politiche di crescita e puntando sulla piena e buona occupazione. Questa tesi è sicuramente fondata però è parziale e rischia di eludere il problema della messa in campo di politiche efficaci di prevenzione e contrasto della povertà.
Una povertà che non è recente e solo connessa alla crisi attuale, ma è connotata dalla presenza di forme storiche di impoverimento formate- si negli anni `90, che persistono e si sono sedimentate e che sono dovuti a fattori tra loro diversi. Mi riferisco alla povertà minorile, a quella delle famiglie numerose del Sud, agli anziani soli nelle grandi aree urbane e alle povertà connesse alla marginalità sociale. Ad esse si sono aggiunte le forme nuove di impoverimento che colpiscono soprattutto i giovani. Credo pertanto sia necessario attivare una strategia articolata in tre stadi.

Primo: un forte investimento sulle politiche per la crescita, la buona e piena occupazione, le politiche per la scuole, la salute e le politiche sociali. «La lotta alla povertà in ogni politica» deve essere la parola d`ordine di ogni intervento economico e sociale, valutando concretamente l`impatto che tali politiche hanno nella riduzione della povertà attraverso adeguati strumenti di monito, raggio.

Secondo: nell`ambito delle politiche del lavoro che si stanno attualmente discutendo, bisogna prevedere una misura di ultima istanza, di tipo universalistico, per evitare la caduta nella povertà. Esso per altro è già previsto dall`articolo 23 della Legge Quadro 328/2000 «Per una rete integrata dei servizi e delle prestazioni sociali».
Una società basata sul lavoro, un welfare basato sulla mobilità, sulla ricerca attiva del lavoro, sullo spirito imprenditivo, sul rischio devono prevedere fasi e momenti di caduta in cui l`individuo da solo non riesce ad avere un reddito. cIn questo caso bisogna prevenire la caduta nella povertà o promuovere l`uscita da essa attraverso un reddito temporanea di solidarietà attiva, che si accompagni a misure attive di ricerca del lavoro e di formazione. Non è condivisibile l`impostazione secondo cui, da un lato, c`è la riforma del mercato del lavoro, dall`altra l`assistenza che si occupa di lotta alla povertà. È proprio per combattere l`assistenzialismo, per costruire un welfare attivo, per affermare la dignità del lavoro nella vita di tutti, bisogna che il lavoro comprenda le persone più fragili e vulnerabili e che si prenda atto che oggi l`esposizione al rischio della povertà coinvolge anche chi fino ad ora ne era immune.

Terzo: definire i livelli essenziali di assistenza contro la povertà assoluta attraverso la previsione di un punto unico di accesso nell`ambito dei servizi sociali che fanno capo al Comune. Esso prende in carico la persona, elabora un progetto personalizzato, la orienta nell`uso dei servizi e valuta i requisiti per il suo accesso all`integrazione al reddito.

Di fronte a questa emergenza sociale che diventa sempre più acuta, è ora che il governo apra un tavolo con Regioni e Comuni e stanzi da subito un minimo di risorse nel fondo delle politiche sociali, che è stato massacrato dal governo Berlusconi. Questa iniziativa urgente, serve ad evitare che i sindaci siano costretti a chiudere servizi essenziali. Sarebbe finalmente un segnale concreto di lotta alla povertà.

Scrivi un commento

Dovete essere connessi per poter inserire un commento.