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I ragazzi della Panchina

9 Luglio, 2015 (17:13) | Post | Da: Redazione

Era un giorno di freddo e pioggia quello in cui arrivai a Pordenone per incontrare un gruppo di giovani che avevano deciso di chiamarsi I ragazzi della Panchina. Credo fosse il 1998, ero Ministro della Solidarietà Sociale e giravo in lungo e in largo per l’Italia a conoscere le tante esperienze sociali. Mi consideravo Ministro di un Ministero sulla Strada. Per questo mi aveva molto incuriosito quel gruppo che portava quel nome che evocava tante cose.

La panchina può essere il luogo dell’incontro, dell’amicizia consolidata, della abitudine all’incontro. Può essere, all’opposto,il luogo dell’abbandono, della solitudine  di coloro che sono considerati scarti.

Avevo ricevuto l’invito anche da operatori del Sert di Pordenone che mi sembrava lavorasse con molta dedizione.Stavo preparando la Conferenza Nazionale sulle droghe”contro le droghe cura la vita”che svolgemmo a Napoli.Volevamo affermare che ciò’che conta e’la persona,non la sostanza. Bisogna separare la persona dalla sostanza.Per questo bisogna dare fiducia alla persona,investire su di essa.Posizione non facile mentre infuriava il dibattito ideologico su droghe leggere e droghe pesanti.Si spendevano molte chiacchiere e si facevano poche scelte concrete per le persone,in particolare da parte della politica.

Le mie attese non andarono deluse. Incontrai operatori molto motivati e preparati, giovani e meno giovani, come l’indimenticabile sguardo di Gigi Dal Bon, che avevano deciso di riprendere per mano la loro vita,di farsi aiutare rifuggendo da ogni paternalismo,ma rimettendo in gioco se stessi. Consapevoli di dover trovare in se stessi  le ragioni e la forza per uscire dal tunnel della sofferenza. Avevano avuto la fortuna di incontrare bravi e motivati operatori, amministratori locali ed una persona straordinaria come il poeta Zanzotto. Ricordo con emozione quegli  sguardi intensi che trasmettevano dolore e speranza,la dura franchezza  del linguaggio, il bisogno di non perdersi in chiacchiere..di venire al punto..Ed il punto era far conoscere la loro esperienza ed il loro progetto,la nascita dell’associazione i Ragazzi della Panchina che aveva bisogno di un luogo fisico ,di sostegno,di fiducia da parte di tutta la comunità e dalle istituzioni.

Ricordo l’affetto con cui seguivate la Ministra che cercava di darsi da fare. Mi avete dato tanta forza.

E’ stata molto importante l’esperienza de I ragazzi della Panchina perché ha puntato sulla forza interiore dei ragazzi,non ha fornito loro ricette o padri cui affidarsi ciecamente bensì’un percorso di scoperta e riscoperta del senso della vita , fatto con gli altri.

Perché ha cercato di diventare Comunità e di coinvolgere la comunità, di fare riflettere una città bella, perbene ed anche ricca come Pordenone, del dramma della droga, dell’Aids..Ed è stato molto importante avere avuto il coraggio di parlare della sofferenza dura della droga andando a guardare in faccia i ragazzi nelle scuole, per scuoterli e farli ragionare.

Sono passati vent’anni, come state Ragazzi della Panchina?

Sarei contenta di rivedervi, di vedere come siamo cambiati, cosa siete riusciti a fare di importante con le vostre fatiche, il vostro entusiasmo e l’amore di chi vi è stato accanto..

Io ho cercato di continuare a seguirvi..e vi ho sempre avuti nel mio cuore e nei miei pensieri.

Con tanto affetto e profonda gratitudine.

Vi auguro di continuare nella vostra lotta, vi auguro di avere il cuore pieno di gioia, vi auguro di sentire sempre attorno a voi il calore dell’amicizia.

Vi mando un forte abbraccio con il desiderio di reincontrarci.

Livia Turco

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