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Fermiamo il degrado della politica

3 Febbraio, 2017 (18:00) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Fermiamo il degrado della politica. Facciamolo noi del PD prima di essere anche noi travolti dall’infamia più dura che è il disprezzo e la lontananza del nostro popolo.

Guai se il PD diventasse complice di questo degrado! Quando un uomo come Giorgio Napolitano che ha dedicato la sua vita al bene comune ed alla nostra nazione viene travolto dagli insulti di uomini e donne come Salvini e Meloni perché svolge un argomentazione pacata circa la necessità che il Governo prosegua la legislatura la nostra preoccupazione di democratici deve essere molto alta.

Non solo perché viene colpita una grande persona e le istituzioni che rappresenta ma per il linguaggio che trasuda disprezzo e  per le affermazioni  che non si preoccupano di entrare nel merito e di argomentare una tesi differente ma sono un miscuglio di volgarità che esprimono il totale disinteresse verso il paese. Per fermare il degrado della politica bisogna sprigionare la forza della democrazia, far vivere nella società la rivoluzione democratica. Ed allora bisogna invertire nettamente la rotta che governa il nostro  partito.

Dare forza alla democrazia significa prima di tutto amare il proprio  Paese e le sue persone. Che  senso ha dirsi democratici e di sinistra se non si decide di usare tutto il tempo della legislatura per fare quelle riforme che non possono più attendere come la legge contro la povertà; la riforma della cittadinanza che consenta ai giovani figli di immigrati  che sono  italiani di fatto di esserlo  anche  per legge,  e non vivano più  l’angoscia ,  al compimento dei 18 anni anche se sono cresciuti in Italia ma   non hanno  un lavoro o non frequentano  l’università di  essere espulso dal nostro paese; la legge quadro che riconosce l’identità ed i diritti dei minori non accompagnati che sono numerosi nelle  nostre città. Che vergogna sarebbe se il PD concludesse questa legislatura senza  aver approvato queste leggi!

Vogliamo continuare ad essere l’unico Paese in Europa senza un reddito di inserimento contro la povertà? Facciamola ed applichiamola questa benedetta legge! La sperimentammo già con i Governi dell’Ulivo nel 1998! Costruiamo  con le imprese un Fondo Nazionale e Fondi regionali per finanziare  il Reddito di Inclusione Sociale e renderla una misura decente. Alle aziende non dobbiamo solo dare le  detrazioni fiscali per il welfare aziendale.

Chiediamo anche a   loro di dare un contributo per combattere la povertà. Quando il PD attorno al tema della lotta alla povertà dedicherà un po’ di passione, un po’ di discussione, un po’ di tempo per girare tra le varie Caritas  sarà un partito autorevole. E’ questa la vera sfida, di civiltà e di sinistra,  contro la demagogia dei Cinque Stelle. Non la campagna sui costi della politica che sta creando la singolare  situazione per cui la politica sta diventando un affare per ricchi. Quanti operai, quanti lavoratori eleggeremo in Parlamento? Domanda antiquata?

Non credo se come ci ha insegnato Norberto Bobbio la forza della democrazia sta nel  promuovere l’eguaglianza e l’inclusione anche nella sfera politica. Perché  se si è poveri, se si è affannati ad arrivare alla fine del mese non si ha certamente voglia di occuparsi di politica. Se non c’è una politica popolare che si preoccupa di valorizzare il merito e di superare le diseguaglianze nella politica,  in Parlamento e nelle  istituzioni avremo solo i ricchi e benestanti, non i lavoratori ed i giovani laureati  meritevoli.Se il PD non si impegnerà a fondo per ottenere queste riforme farò fatica a sentirmi a casa mia. Per le tante battaglie che ho fatto nel corso degli anni e per il senso che ha per me la parola sinistra.

Sprigionare la forza della democrazia significa fare ciò’ che fino ad ora non è stato fatto: dopo una sconfitta elettorale così pesante dove anche  una parte del tuo elettorato vota contro le tue scelte e dove l’80% dei giovani ti dice No bisogna attivare in modo collettivo  quella pratica impegnativa eppure così preziosa che è “l’ascolto” , e poi confrontarsi su quanto le persone ci hanno detto per farne  tesoro nelle scelte politiche che si compiono.

Nell’era dei social resta comunque insostituibile la relazione umana, il guardarsi in faccia, lo scambio di pensiero e di umanità. Tanto più nel rapporto con i giovani. Perché abbiamo perso queste doti, questa pratica preziosa,  proprio quando viviamo in tempo in cui, come ci hanno spiegato e spiegano tanti studiosi, nella società liquida ed atomizzata è con la forza delle relazioni umane, della comunità che si riscopre il senso della politica ed il gusto di costruire insieme un progetto, un idea di società, uno sguardo sul futuro. Questo per me è il congresso.

Non uno scontro tra ceti politici, non una conta, non l’annuncio solitario di laedership ma la costruzione attraverso un confronto schietto ed anche aspro di un progetto per il paese e per l’ Europa. Le novità sconvolgenti che attraversano il mondo, il deperimento del progetto europeo, la necessità di ridefinire i sistemi di welfare e le politiche di sviluppo, l’urgenza di discutere quale è la convivenza possibile tra italiani, europei  ed immigrati  sono temi impegnativi che richiedono studio, pensiero condiviso, elaborazione collettiva, scelte politiche. Insomma, un partito.

Altrimenti la sinistra diventa irrilevante. Nella vittoria dei populisti non c’è solo l’egoismo, il rancore, la paura di perdere diritti ed opportunità, la rivolta contro l’arretramento sociale c’è anche il bisogno del “ guscio”, di trovare il calore di una comunità, di sentire protetta la propria identità il proprio territorio. C’è la centralità della relazione umana.

Come spiegare che il calore del guscio lo si può vivere anche in una società aperta e mobile che anzi quel calore  sarebbe arricchito da quello della creatività e della sfida, della curiosità  che rende più bella la vita e più acuto il pensiero? Conta la battaglia culturale ma conta moltissimo la politica, per quello che dice  per quel che fa e  per la comunità che crea. Conta se sei partito e il partito che sei, se scontro di potere tra correnti e rissa oppure comunità di pensiero, di passione, di concretezza, di battaglia quotidiana per il bene comune.

Vogliamo, possiamo discuterne? O sono soltanto le ubbie di una romantica e di una nostalgica che non capisce la politica ai tempi moderni? Ho bisogno di saperlo e, come me, in tanti hanno bisogno di saperlo.

Livia Turco  (da L’Unità)

PS. Massimo sostegno all’Unità.  Impegniamoci tutti e tutte per salvare questo piccolo tesoro.

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