Perché da sinistra sostengo Orlando
Sono 4 milioni le persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Oltre un milione sono bambini triplicati nel corso di un decennio. Nel 2005 erano meno del 4% ora sono il 10% delle persone in povertà assoluta. Ci ha richiamato a questa vergognosa realtà il recente Rapporto di Save the Children.
Dati caduti nel silenzio del dibattito pubblico. Silenzio insopportabile e colpevole perché questa dovrebbe essere assunta da tutti come la grande emergenza del paese adottando provvedimenti che non siano solo dei “segnali di attenzione” al problema ma costituiscano la proposta prioritaria, cruciale, determinata, cui il governo chiama alla assunzione di responsabilità e mobilita tutti gli attori economici e sociali.
Sono importanti il Fondo contro la povertà educativa ed il Decreto Legislativo che introduce il Reddito di Inclusione sociale per combattere la povertà assoluta ,approvato recentemente dal Parlamento, con l’impegno eccellente in particolare di brave donne parlamentari, e voluti dai governi Renzi -Gentiloni.
Ma le risorse sono insufficienti. La platea di persone coinvolta moto ridotta. Bisogna fare subito i decreti attuativi e trovare da subito le risorse per conseguire l’obiettivo di abbattere la povertà assoluta nei prossimi 3 anni destinando 7 miliardi di euro. Come indica, attraverso uno studio accurato ed una lodevole esperienza sul campo, con i poveri, la proposta elaborata dalle associazioni che compongono ”L’Alleanza contro la Povertà”. Bisogna farlo con la stessa determinazione con cui si sono fatte altre scelte anche più costose come il bonus degli 80 euro o le leggi sul lavoro.
Ho apprezzato che tale proposta sia stata assunta con molta convinzione dal Ministro Andrea Orlando nella sua piattaforma congressuale là dove scrive “ Sradicare in tre anni la povertà’ assoluta” . Così come apprezzo che egli abbia fatto del tema dell’uguaglianza il filo conduttore del suo progetto e del suo programma” La lotta per l’uguaglianza è la lotta per lo sviluppo e la democrazia”.
Se ci immergiamo nelle condizioni di vita di questi bambini e ragazzi possiamo comprendere bene cosa significhi povertà: povertà educativa che lascia il segno per tutta la vita, avere difficoltà a cogliere le opportunità di crescita sociale, cumulare disagi e ritardi difficilmente recuperabili in tempi brevi. La povertà minorile di oggi si trasforma con maggiori probabilità nella povertà giovane ed adulta di domani, nella povertà che permane nel tempo.
Vivere una condizione di deprivazione materiale compromette anche le fondamentali relazioni sociali. Ad esmpio, non poter invitare amici per giocare e mangiare insieme, non poter comprare libri extrascolastici, non poter partecipare a gite scolastiche o ad eventi organizzati dalla scuola a pagamento, non avere abiti e scarpe nuove, come ci indicano in modo preciso i dati Istat. Il triste primato della povertà minorile del nostro paese nel contesto europeo non è una novità .Lo segnalano da molti anni gli accurati studi di Chiara Saraceno.
Lo denunciò nel 1996 il Primo Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale e coordinato dal rimpianto giudice minorile Carlo Alfredo Moro. Fummo sconvolti da quei dati e facemmo, governo Prodi e poi d’Alema la prima ed unica legge sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza ( Legge 285/97).
Purtroppo oggi quasi dimenticata e non più applicata . Prendo dunque sul serio la proposta di Andrea Orlando di sradicare nei prossimi 3 anni la povertà assoluta attraverso un Reddito di Inclusione Sociale il cui costo è stato valutato in sette miliardi di Euro.
Sono risorse consistenti che sollecitano determinazione politica, individuazione di priorità ma anche soluzioni innovative. Avanzo due proposte che ho maturato con l’esperienza nel corso degli anni . Le rivolgo in particolare al ministro Orlando che svolge nei prossimi giorni la sua assemblea programmatica ma anche perché ne discuta con il Governo.
La prima, la creazione di un Fondo Nazionale e Fondi Regionali contro la povertà cofinanziati da risorse pubbliche e private chiedendo alle aziende di partecipare direttamente stanziando risorse economiche. La lotta alla povertà non costituisce , come sento dire in tutti i convegni, un fattore determinante anche per lo sviluppo e la crescita economica? Allora bisogna essere coerenti.
Tale impegno delle aziende nella alimentazione di un Fondo nazionale e di Fondi regionali contro la povertà costituisce di fatto un ampliamento di quel welfare aziendale ,incentivato dallo Stato, che si va estendendo in quasi tutte le categorie dei lavoratori, ultimo il contratto dei metalmeccanici attraverso l’accordo con i sindacati, compresa la Fiom . Perché l’impegno delle aziende per il welfare non dovrebbe essere sollecitato e previsto nell’aiutare a risolvere la priorità più urgente?
La seconda proposta. Si potrebbe realizzare una riforma della legge 222/1989, articolo 48 che indica le finalità cui sono destinate le risorse dell ‘ 8 per mille di competenza dello Stato. Si potrebbero togliere alcune attività oggi finanziate attraverso questo strumento, aggiunte nel corso degli anni, per introdurre come finalità principale il finanziamento di un Fondo Nazionale contro la Povertà. Sono sicura che, se sostenuta da una adeguata campagna di sensibilizzazione , tale proposta troverebbe il consenso di molti italiani e si raccoglierebbero molte risorse.
Sono altresì convinta che la Chiesa di Francesco Bergoglio e le altre Chiese non avrebbero timore della concorrenza tra risorse destinate allo Stato e risorse destinate alla Chiesa. Ci sarebbe finalmente una bella gara pubblica, promossa e sostenuta in prima persona dallo Stato all’insegna della solidarietà e per l’applicazione della nostra Costituzione che prevede l’eguaglianza della dignità delle persone.
Tali proposte sono da intendersi come integrative dell’impegno pubblico che deve restare prioritario e deve tradurre la lotta alla povertà assoluta attraverso lo strumento del Reddito di Inclusione Sociale quale primo Livello di Assistenza e delle Prestazioni Sociali previsti dalla legge quadro 328/2000(Art.32), e richiamata nel Decreto Legislativo recentemente approvato dal Parlamento. La questione è quella di un organica politica contro la povertà e di un organica politica per la famiglie per consentire ai nostri giovani di avere i figli che desiderano. Su di esse, dal mio punto di vista, si misura l’efficacia di un’ azione di governo ed il profilo rifomista e di sinistra di una forza politica.
Andrea Orlando nella lettera di presentazione della sua mozione ci rammenta una questione cruciale di cui si parla poco: il rapporto tra diseguaglianze economiche e diseguaglianze nella partecipazione politica. Quando le persone sono povere, sono ai margini della società, non hanno le informazioni sufficienti, non conoscono le opportunità che hanno a disposizione, quando tutto il tempo della vita è preso dall’assillo di come arrivare a fine mese non si pensa alla politica, anzi la si sente lontana e non si sente il bisogno tante volte di andare a votare.
Per combattere la povertà ci vuole una politica popolare che sappia prendere in carico le persone e promuova i talenti di tutti e che sproni alla partecipazione politica affinchè essa sia avvertita proprio da chi è più in difficolta come utile, prossima, efficace. Andrea esprime questo concetto con un pensiero bellissimo. Il ricordo di Pio La Torre che è stato un grande dirigente politico, è morto combattendo contro le mafie , è un Padre della nostra Patria. Pio La Torre quando ha iniziato era un giovane figlio di braccianti, cresciuto in un sobborgo di Palermo.” Diciamoci la verità. Nessun partito politico offrirebbe oggi ad un giovane come Pio La Torre l’opportunità di condurre quella battaglia. Nemmeno il Partito Democratico. Per questo voglio cambiarlo, unirlo e ricostruirlo”. Condivido pienamente. Altrimenti che senso ha chiamarsi Democratico?
Livia Turco
Da L’Unità
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