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Medici immigrati, il paradosso dell’integrazione negata

28 Dicembre, 2020 (18:25) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Nei giorni scorsi il Direttore Mattia Feltri ha molto opportunamente sollevato la questione dei medici immigrati che vivono da lungo tempo nel nostro Paese hanno pari titolo dei medici italiani,si sono  prodigati nella lotta contro il coronavirus ma non sono considerati parte del sistema sanitario pubblico.Tranne una norma recente che offre questa possibilità alle Regioni per un periodo di tempo determinato.Mattia Feltri citava l’esempio di Macron che ha deciso la cittadinanza onoraria per alcuni medici molto impegnati contro il coronavirus.

Ieri il Dottoror Foad Aodi Presidente dell’Amsi ha rivolto un appello al Presidente Mattarella ed ha ricordato che i professionisti in sanità di origine straniera in Italia sono 77.500.

L’emergenza in cui ci troviamo a vivere svela in realtà un paradosso di questo nostro Paese che va guardato in faccia e va affrontato e superato.E’ il paradosso della integrazione taciuta e nascosta e delle discriminazioni di fatto che il mancato riconoscimento del valore delle politiche di integrazione e di pacifica convivenza producono.

Perché professionisti immigrati  che  hanno  i titoli,  le competenze ,l’esperienza  richieste dal nostro ordinamento sanitario, hanno una lunga permanenza nel nostro Paese non possono partecipare ai concorsi per lavorare nella sanità pubblica se non hanno la cittadinanza Italiana?Perche possono invece lavorare nella sanità privata.?

Il paradosso della integrazione negata consiste nel fatto che nel nostro Paese un immigrato pur con lunga residenza, pur con titoli di studio e comprovata professionalita’puo’ svolgere lavori solo nel settore della industria,del manifatturiero, nell’edilizia,nelle famiglie,nell’agricoltura oppure in settori di insegnamento e sanitario purché privati.

Nella pubblica amministrazione non contano titoli,competenze,lealtà alla Repubblica,lungoresidenza..o si è italiani ,con la cittadinanza italiana, o non è previsto l’accesso..

il caso dei medici tanto più in un momento drammatico come questo fa vedere tutta la incongruenza di tale normativa.

E’ questo il momento di cambiare la norma e di prevedere che i medici di origine straniera con un permesso di soggiorno di lungoresidenza  e con titoli di studio e di tirocinio adeguati possano partecipare  ai concorsi previsti dalla sanità pubblica .Se non ora,quando?

Esso è un punto importante del programma di governo dato il rilievo che ha in questo tempo e dovrà’ avere sempre la salute delle persone e lo stato della nostra sanità pubblica.

Livia Turco (dal blog su Huffington Post)

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