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Sono medicine legali non possono essere negate

5 Novembre, 2007 (14:04) | Interviste | Da: cesare fassari

di Margherita De Bac

Intervista pubblicata sul Corriere della Sera del 30 ottobre 2007

«Il Papa fa una riflessione di tipo pastorale, ed è giusto che richiami i giovani ad una sessualità matura e responsabile. Ma non ritengo debba essere preso in considerazione il suo monito ai farmacisti di opporsi con l’obiezione di coscienza sulla pillola del giorno dopo».
Quindi, ministro Livia Turco, è d’accordo con l’associazione dei farmacisti e con chi ha giudicato l’appello del Pontefice una pesantissima intrusione nella politica e nella vita civile italiana?

«I farmaci prescritti dal medico devono essere disponibili, non possono essere negati. E non esistono nel prontuario terapeutico medicine immorali, secondo la definizione che ne ha dato. Le autorità preposte alle autorizzazioni e al commercio, se così fosse, non ne avrebbero consentito la circolazione. Inoltre non so a cosa si riferisca il Pontefice quando parla di farmaci per l’eutanasia».
È accettabile che la massima autorità della Chiesa cattolica intervenga su questi temi?
«Prima dovrei leggere l’intero discorso. Benedetto XVI è solito proporre riflessioni di grande spessore e sono sicura lo abbia fatto anche in questa occasione. Però bisogna distinguere fra due piani. Il suo discorso è di tipo pastorale, riguarda l’importanza di avviare i giovani ad una vita sessuale matura, responsabile, basata sui sentimenti e sulla profondità dei rapporti fra uomo e donna. In un momento così critico per le giovani generazioni era necessario che intervenisse. La prevenzione è lo strumento migliore».
Poi però ci sono le leggi dello Stato, e questo è il secondo piano della riflessione…

«Con fermezza ribadisco che un Ministro deve rispettare l’autorità che gli deriva dal Parlamento e dalle leggi. La pillola del giorno dopo è stata autorizzata dall’agenzia europea del farmaco, l’Emea. L’Italia doveva introdurla e se viene prescritta deve essere venduta».
La legge sull’obiezione di coscienza va cambiata?

«No, va bene come è adesso. La pillola del giorno dopo è un rimedio estremo, ma se è nella farmacopea va data».
Deve darla anche il ginecologo quando gli viene richiesta in ospedale?

«Il ginecologo non è vincolato. Deve prescrivere in scienza e coscienza».
La pillola viene spesso accomunata ad una forma di aborto. E’ d’accordo?
«
Contiene alte quantità di estrogeni, gli stessi che compongono una pillola anticoncezionale».
Presto l’agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, dovrà accettare la richiesta di registrazione di un’altra pillola che farà discutere ancora di più, la Ru 486, vera e propria formula chimica abortiva. E vero che non manca molto all’arrivo in Italia?
«Sappiamo con certezza che in questi giorni l’azienda francese che produce la Ru 486 presenterà all’Emea il dossier per la richiesta di autorizzazione per il mutuo riconoscimento. Una volta ricevuto il via libera, noi dovremo registrare il farmaco. E una decisione amministrativa, non politica».
Appena giunta al Ministero della Salute lei dichiarò di essere favorevole alla Ru 486 e che si sarebbe data da fare perché fosse disponibile in Italia.

«Naturalmente non ho cambiato idea. E un farmaco largamente usato, di cui si sa tutto, è una valida alternativa all’aborto chirurgico. Non c’è bisogno di altre sperimentazioni. Chiederò un parere al Consiglio Superiore di Sanità affinché in Italia venga proposta nell’ambito della legge 194 sull’aborto, quindi non si parla assolutamente di vendita in farmacia. Spero che il dibattito che ne seguirà sia sereno».

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