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Basta invasioni di campo: nessuna medicina è immorale

5 Novembre, 2007 (14:15) | Interviste | Da: cesare fassari

Sulle regole solo il Parlamento è sovrano

di Mario Reggio

Intervista pubblicata su La Repubblica del 30 ottobre 2007

C’è una cosa che questo Paese dovrebbe imparare. Non è possibile che ogni volta che il Papa parla succeda un terremoto. Quando il capo della Chiesa chiama in causa le leggi, il mio dovere di Ministro oltreché il mio sentimento di cittadina della Repubblica Italiana è quello di ricordare che l’indiscutibile sovranità appartiene al Parlamento. E per un Ministro è l’unica sovranità che conti”.
Ritiene che quella di Ratzinger sia un’invasione di campo?

La parola del Papa è autorevole, da ascoltare nella sua dimensione pastorale e profetica. In questo caso Ratzinger pone il problema dell’educazione alla sessualità che sia anche un’educazione alla vita, alla responsabilità e alla relazione umana tra i sessi. Un messaggio che condivido, ma da qui all’obiezione di coscienza dei farmacisti ce ne corre”.
Quindi?
La legge non prevede l’obiezione di coscienza dei farmacisti e credo che le norme siano sagge. Come si può stabilire rispetto a quali farmaci si possa applicare l’obiezione di coscienza? Se dovesse passare questo principio si scatenerebbe, da parte delle persone, una caccia selvaggia alle farmacie dove non lavorano farmacisti obiettori. Tra l’altro non esistono farmaci che incentivano l’aborto e l‘eutanasia nella farmacopea ufficiale. Un pensiero diverso significa nutrire una grande sfiducia nei confronti dell’autorità europea che registra i farmaci consentiti dal prontuario farmaceutico. L’Agenzia europea del farmaco, assieme alle strutture pubbliche degli Stati membri della Ue, autorizzano la prescrizione ed il consumo di prodotti sottoposti a rigorose validazioni scientifiche e cliniche. Non mi risulta che l’Agenzia europea (Emea) abbia mai autorizzato farmaci che abbiano scopi immorali”.
Il Papa non fa distinzione tra pillola del giorno dopo e la Ru486.

Voglio fare chiarezza su una confusione imperante e dannosa. Il contenuto della pillola del giorno dopo è un estrogeno ad alte dosi, lo stesso principio contenuto in quella anticoncezionale. Il suo scopo è quello di prevenire una maternità non desiderata e quindi l’aborto. Deve essere somministrata entro le 72 ore successive al rapporto sessuale non protetto, quindi a rischio. E registrata nella nostra farmacopea da cinque anni sulla base del principio del mutuo riconoscimento comunitario ed è presente in tutti i Paesi europei. Credo che bisogna fare tutti gli sforzi possibili per evitare la pillola del giorno dopo, quindi mi sento fortemente impegnata a promuovere la contraccezione, l’educazione sessuale ed il potenziamento dei consultori. Sono convinta che i nostri giovani abbiano bisogno di una profonda educazione sentimentale”.
E la Ru486?

E tutta un’altra storia. Si tratta di una metodica abortiva ampiamente sperimentata di cui si conoscono gli effetti collaterali. Sono state già fissate le modalità attraverso le quali va prescritta e somministrata. E’ un’alternativa all’intervento abortivo chirurgico ed in quanto tale non ha bisogno di ulteriori sperimentazioni. E’ prevista dalla farmacopea e dall’Emea. Fino ad ora non è commercializzata in Italia perché l’azienda che la produce non ne ha fatto richiesta. Il suo utilizzo non chiama in causa nessuna legge. Ha ragione l’assessore regionale alla sanità dell’Emilia Romagna, Giovanni Bissoni, quando dice che si è attenuto alle regole vigenti. Gli ospedali che hanno richiesto questa metodica abortiva hanno importato il farmaco dai Paesi europei dove è commercializzata”.
E da noi?

Ho appreso dall’Aifa che ai primi di novembre l’azienda produttrice trasmetterà la richiesta all’Emea, per attivare la pratica del mutuo riconoscimento. Dopo 90 giorni la pratica si conclude automaticamente. Quando questo avverrà spero che l’arrivo della Ru 486 in Italia venga accolto con un dibattito sereno e pacato perché non si tratta di un incentivo all’aborto. Sarà mia cura comunque chiedere al Consiglio superiore di sanità un atto di indirizzo perché la metodica sia inserita scrupolosamente nell’ambito della legge 194, quindi somministrata solo ed esclusivamente nelle strutture pubbliche
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