Adesione alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne del 24/11 a Roma
di Livia Turco 20/11/2007
Carissime, sono con voi, con convinzione, determinazione, con tutta la mia passione. I dati sulla violenza contro le donne si ripetono, anno dopo anno, drammatici, indecenti. E sono tanto più drammatici e indecenti in quanto la maggior parte delle violenze avviene in famiglia, nelle nostre famiglie, ad opera di persone conosciute alle donne, i loro fidanzati, compagni, mariti. E sono tanto più drammatici e indecenti in quanto ancora non producono scandalo sociale. Questo invece deve avvenire. Serve allora una riflessione profonda, seria, vera sul perché oggi siamo a questo punto. Sento profondamente la necessità e l’urgenza di un discorso politico sulla violenza contro le donne, che diventi tema prioritario del dibattito pubblico, dentro e fuori le istituzioni. Serve che la società nel suo insieme si fermi e si interroghi. Avevamo creduto e sperato che il passaggio alla modernità significasse innanzitutto un mutamento dell’ordine sociale e simbolico, che assumesse il genere come misura della qualità di una democrazia, della coerenza delle politiche pubbliche, della sostanza di un modello di convivenza tra persone libere e responsabili. Assistiamo invece al permanere, ad una arrogante recrudescenza di una cultura patriarcale, che è contro le donne, ma che devasta anche la qualità e le forme della socialità, della convivenza tra le persone, la vita di tutti. La violenza contro le donne rende più incivile, fragile, insicuro il nostro paese. Sono convinta che occorra ripartire da qui. Sapendo che ancora non è così. Anche il dibattito sulla sicurezza e la legalità, che così fortemente ha coinvolto la politica e la società, ancora non riconosce il nesso ineludibile con il fenomeno sociale e culturale della violenza contro le donne. E’ invece dalle donne che bisogna ripartire, perché sono le donne le vere costruttrici di legalità, in quanto costruttrici di socialità, di relazioni umane e familiari, di reciprocità e di convivenza. Sono e saranno le donne, italiane e straniere, protagoniste del cambiamento che è necessario, per la vita delle donne ma anche per la democrazia, la civiltà del nostro paese. Aderisco quindi al vostro appello, innanzitutto per la mia storia personale e politica, per i diritti e le libertà delle donne, di tutte le donne, ma anche per la mia responsabilità come Ministro della salute. Condivido la necessità di un approccio globale dell’azione pubblica: sensibilizzare, prevenire, tutelare, progettare. Come Ministro della salute intendo promuovere questa strategia, a partire dall’informazione e dall’educazione nelle scuole, alla formazione di tutti gli operatori, dai medici di medicina generale agli operatori dei servizi territoriali e ospedalieri, prevedendo l’apertura di uno Sportello dedicato in ogni Pronto Soccorso e di Centri Regionali di riferimento, aperti per 24 ore. La violenza contro le donne è per me priorità delle scelte di sanità pubblica, perché la promozione e la tutela del diritto alla salute delle donne significa prendersi carico dei loro bisogni sanitari, ma anche della loro vita, dei loro desideri, della loro libertà.
Commenti
Scrivi un commento
Dovete essere connessi per poter inserire un commento.
Commento da Chicca
Data: 20 Novembre 2007, 16:45
Ill.mo Sig. Ministro,
ho appena finito di leggere il post in cui Lei conlude dicendo che “la promozione e la tutela del diritto alla salute delle donne significa prendersi carico dei loro bisogni sanitari”.
Io sono una delle tantissime donne affette da endometriosi,patologia femminile che Lei ha dimostratto piu’ volte di aver preso a cuore.
Nei resoconti stenografici della sedute n. 236 e 237 del 24/10/2007 Lei ha invitato la Senatrice Bianconi a ritirare l’emendamento 5.0.2 e a ripresentarlo in sede di legge finanziaria, perché in quel contesto, da parte del Governo, avrebbe potuto essere espresso un parere favorevole.
La Senatrice Le ha risposto “Mi fido delle parole dette in quest’Aula dal Ministro ; quindi, ritiro tale emendamento.”
Io gestisco un blog dedicato interamente all ‘endometriosi.
E’ il mio personale modo di lottare contro questa patologia che affligge pesantemente 150 milioni di donne nel mondo.
Non voglio stare come si suol dire “con le mani in mano”.
Anche le donne affette da endometriosi hanno bisogno di fidarsi,aspettano delle risposte,devono poter credere che presto saranno aiutate perche’ Lei ,ben sa cosa vuol dire avere l’endometriosi: vuol dire pagare interamente tutte le indagini strumentali volte a monitorare la malattia,chiedere continui permessi lavorativi per affrontare il grave dolore fisico e i ripetuti interventi chirurgici,pagare completamente tutti gli antidolorifici e simili che purtroppo ci servono per tenere a bada la complessa sintomatologia etc…
Nel mio blog ho riportato il resoconto delle sedute e alla fine mi domando: “E noi ci fidiamo?”
Lo chiedo anche a Lei in questo momento : “Ci possiamo fidare?”.
La invito a visitare il blog e a leggere le tante testimonianze di donne che sofffrono ogni giorno e spero di poter dire un giorno “Mi sono fidata ed ho avuto ragione !”
http://endometriosi.blog.dada.net