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Month: Marzo, 2012

Una mozione per la “medicina di genere”

13 Marzo, 2012 (11:27) | Documenti | Da: Livia Turco

Prima firmataria Livia Turco, la Camera sarà chiamata a votare questa settimana una mozione che impegna il Governo a dare più attenzione alla medicina di genere.

Ecco il testo della mozione:
La Camera

Premesso che

“La salute delle donne è il paradigma dello stato di salute dell’intera popolazione”. Con questa dichiarazione l’Oms ha lanciato la sua sfida per una rivalutazione complessiva delle politiche sanitarie e sociali in tutte le aree del Pianeta;

sempre l’Oms ha stabilito che, in medicina, il concetto di equità si associa alla capacità di curare l’individuo in quanto essere specifico e appartenente a un determinato genere;

è opinione ormai acquisita che proprio la differenza di genere identifichi esigenze diverse sul fronte delle terapie, oltre a influenzare in modo sensibile l’accesso, la qualità e l’aderenza alle cure stesse;

la medicina di genere è una branca recente delle scienze biomediche che ha l’obiettivo di riconoscere e analizzare le differenze derivati dal genere di appartenenza sotto molteplici aspetti: a livello anatomico e fisiologico, dal punto di vista biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale e nell’ambito della risposta alle cure farmacologiche;

nel riconoscere questa diversità di esigenze, la medicina di genere considera prioritario il diritto delle donne e degli uomini a un’assistenza sanitaria e farmacologica specifica, che si basi su un diverso modo di interpretare e valutare la programmazione e la produzione normativa in ambito farmaceutico, sanitario e socio-assistenzaiale;

è stato ormai dimostrato da molteplici studi che le differenze di genere, nella fisiologia umana  e nei  fattori sociali-culturali, ad esempio è più facile che una donna riconosca e chieda aiuto per un disturbo psicologico rispetto ad un uomo, in  caso d’insorgenza di malattia si riflettono significativamente sulla genesi, la prognosi e la compliance degli individui,

sono molteplici le differenze di “genere” nell’ambito delle patologie come ad esempio in quelle cardiovascolari dove è stato dimostrato che il 38% delle donne colpite da infarto muore nel giro di un anno contro il 25% degli uomini così come per l’ictus dove i 12 mesi successivi sono più a rischio per le donne (i decessi ne colpiscono il 25% contro il 22% degli uomini); in quelle polmonari o in quelle neurodegenerative, dove il Parkinson colpisce da 1,4 a 2 volte più gli uomini delle donne o l’Alzheimer che colpisce una donna su 6 rispetto agli uomini il cui rapporto è di 1 a 10; ed ancora in quelli dell’apparato digerente o nelle patologie psichiatriche, dove la depressone colpisce le donne due volte più degli uomini e nelle sindromi dolorose quali l’emicrania, la cefalea muscolo tensiva, l’artrite reumatoide molto più frequenti nella donna che nell’uomo al contrario di altre sindromi come la cefalea a grappolo che sono più diffuse nel sesso maschile;

le donne sono le principali consumatrici di farmaci, ne prendono mediamente circa il 40% in più rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni. Eppure una buona parte delle molecole, come ad esempio alcuni psicofarmaci, non è stata sperimentata sulla popolazione femminile nonostante che tra uomini e donne esistono diverse differenze che influenzano il metabolismo dei farmaci. Le donne, poi, pesano in media il 30% meno degli uomini e poiché il dosaggio dei farmaci non sempre viene calcolato in relazione al peso, può succedere che le donne assumano una maggiore quantità di principio attivo rispetto agli uomini. Anche nei meccanismi d’azione dei farmaci la ricerca ha individuato delle differenze tra uomini e donne, a seconda delle diverse patologie. Nella depressione, per esempio, le donne sembrano rispondere meglio agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), mentre gli uomini trarrebbero maggiori benefici dagli antidepressivi triciclici (TCA)31.
la differenza di genere influenza anche la risposta alle vaccinazioni, secondo una metanalisi condotta sugli studi scientifici esistenti relativi a una serie di vaccini da quello antinfluenzale a quelli per malattie come varicella, morbillo, febbre gialla.Sulle donne i vaccini funzionano meglio, dal momento che sembrano garantire una migliore risposta immunitaria dopo la somministrazione, tanto da suggerire la possibilità di usare dosi minori di vaccino nel sesso femminile;

già nel 2008 il progetto “La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica:  l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna” presso l’Istituto superiore di Sanità nacque dall’esigenza di individuare la necessità di dedicare risorse per conoscere in maniera più specifica le differenze tra uomo e donna per offrire anche alle donne una medicina basata sull’evidenza al fine aderire alle raccomandazioni della OMS, dell’ONU, e della UE;

la medicina di genere è il modo per rendere universalistico il diritto alla salute e, le numerose e significative differenze anatomiche, fisiologiche tra uomo e donna si riflettono nell’insorgenza, nello sviluppo e, nella storia naturale, sulla prognosi, sugli esiti e sui percorsi terapeutici  delle singole patologie, per cui vi è l’assoluta necessità di conoscere le differenze;

nonostante i progressi in campo medico compiuti in questi ultimi anni, c’è ancora una scarsa conoscenza dell’influenza del genere sulla salute;

Impegna il governo

ad inserire fra gli obiettivi strategici del prossimo piano sanitario nazionale la promozione ed il sostegno della medicina di genere;

a sviluppare la ricerca e la medicina di genere al fine di promuovere l’appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie;

ad individuare tutte le risorse finanziarie ed economiche necessarie affinchè il progetto “La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica:  l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna” possa essere rifinanziato con risorse adeguate;

ad instaurare una commissione nazionale che individui le priorità nell’ambito delle ricerca di genere ed individui le metodologie più appropriate per la ricerca di genere;

a lanciare e finanziare un piano di ricerca clinica e preclinica d’intesa che veda coinvolti i Ministeri della Salute e della Pubblica Istruzione ed Università e le Regioni;

offrire incentivi fiscali alle industrie che producono ricerca con disegni e protocolli genere mirati;

ad prevedere la possibilità d’inserire la materia della medicina di genere nei corsi di formazione del personale medico ed infermieristico affinchè vi sia una piena e completa presa di coscienza della tematica in oggetto.

Turco L.; Miotto; Lenzi; Argentin; Bossa; Bucchino; Burtone; D’Incecco; Grassi;  Murer; Pedoto; Sarubbi; Sbrollini

8 marzo: Italiane e straniere, un fiore per i diritti

12 Marzo, 2012 (15:29) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco da L’Unità del 9 marzo 2012

“Quanto sarei felice di poter dire in un luogo solenne che amo l’Italia”. E’da questa affermazione che tante volte ho ascoltato dalle amiche “nuove italiane” che è nata l’idea di compiere un gesto simbolico di cittadinanza, di onore per l’Italia, di alleanza fra italiane e di immigrate. Ieri, 8 marzo, giornata di festa e di lotta delle donne, siamo andate a deporre una corona di mimosa e di alloro sull’Altare della Patria, davanti al Sacello del Milite Ignoto, simbolo della nostra Repubblica. Quaranta donne autorevoli, per ciò che fanno nella loro vita, per ciò che hanno dato al loro paese d’origine, per ciò che fanno in Italia e che insieme rappresentavano tutti i continenti del mondo, hanno accettato l’invito della Fondazione Nilde Iotti ed insieme con le volontarie della fondazione medesima, sono salite sui gradini dell’altare della Patria per deporre una corona di mimosa ed alloro. Hanno accompagnato questo gesto con pensiero e riflessioni che potrete leggere sul sito della Fondazione medesima (www.fondazionenildeiotti.it). E’ stata una grande emozione sentire la gioia delle nostre amiche perché accolte ed amate nel luogo più sacro delle nostre istituzioni . Il colore della mimosa che campeggiava davanti al Milite Ignoto era più luminoso perché era davvero il fiore di tutte e l’Altare della Patria è diventato più umano perché luogo dell’incontro e dell’amicizia tra storie e culture diverse. Quello di ieri non è stato un solo gesto simbolico ma l’inizio di un percorso e di un cammino di scambio e di riconoscimento tra italiane ed immigrate. Non basta più soltanto aiutarci a gestire la reciproca emancipazione all’interno delle nostre vite, non possiamo più essere solo le tessitrici invisibili della convivenza. Italiane e “nuove italiane” devono irrompere sulla scena pubblica e diventare le costruttrici autorevoli della nostra convivenza civile. Abbiamo una risorsa in più per fare questo che è l’alfabeto dei sentimenti. E’ un alfabeto universale che si fa capire da tutti attraverso i gesti della vita quotidiana ed è proprio nella quotidianità della vita che le donne costruiscono la mescolanza delle culture e delle civiltà. Le donne solo leader di una filiera della convivenza basti pensare alle badanti, alle insegnanti, alla cura dei figli, alla capacità di costruire momenti di festa nei quartieri e nelle loro comunità attraverso le tante associazioni femminili. Quest’azione quotidiana per la convivenza deve uscire dall’invisibilità deve diventare forza politica e simbolica. Dobbiamo costruire un patto, un’alleanza, tra italiane e “nuove italiane” per un’Italia migliore. Un’alleanza attorno ad obiettivi concreti e condivisi: la dignità del lavoro, un welfare che garantisca la sicurezza a tutte le persone, una scuola inclusiva ed interculturale che non lasci indietro nessuno; una democrazia più forte che dia la possibilità per i figli di immigrati che nascono in Italia di essere riconosciuti come cittadini italiani e preveda il diritto di voto a livello locale per gli immigrati da cinque anni residenti nel nostro Paese; promuova il diritto alla libertà religiosa così come previsto dall’articolo 19 della nostra Costituzione; un patto, un’alleanza tra italiane e “nuove italiane” per costruire un’Italia più umana, per promuovere la cittadinanza europea e proseguire la battaglia per i diritti umani sul piano mondiale.

Livia Turco