Il Blog di Livia Turco

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Month: Novembre, 2019

Le leggi e la vita delle persone

19 Novembre, 2019 (11:36) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Cosa sono le leggi nella vita delle persone, quanto sono conosciute, come sono utilizzate, come sono applicate? Quanto le riforme legislative hanno inciso nella storia politica, sociale e culturale del nostro paese? Quanto le donne ne sono state protagoniste ed in quale contesto il loro protagonismo è stato efficace? Rispondere a questi interrogativi attraverso il dibattito pubblico è questione cruciale per promuovere la buona politica ed una efficace azione di governo.

Il libro curato dalla Fondazione Nilde Iotti “ Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia “ (Ediesse Editore),proposto in una seconda edizione, sollecita tale ricerca e discussione ed aiuta anche a trovarne le risposte. E’ stato presentato e discusso martedì 29 ottobre 2019 presso la Casa internazionale delle donne a Roma con la partecipazione della Ministra Elena Bonetti , di Simona Feci Presidente della Società delle Storiche, di Giulia Iacovelli coordinatrice nazionale della associazione FutureDem. Il libro espone in ordine cronologico e descrive le leggi che hanno avuto le donne come protagoniste dal 1950, Legge Noce -Federici sulla tutela sociale della Maternità, fino alla legge 11 gennaio 2018 n.4, Disposizione in favore degli orfani per i crimini domestici, l’ultima della diciassettesima legislatura.

La seconda edizione del libro aggiorna la legislazione fino al 2018.La scansione e la lettura delle leggi consente di definire questa legislatura come contrassegnata da un efficace protagonismo femminile nelle Aule Parlamentari e nei Governi che si sono succeduti. Un protagonismo che si è dispiegato in tutti gli ambiti promuovendo un ampia gamma di leggi attinenti ai diritti civili, sociali, allo sviluppo economico, alla riforma della pubblica amministrazione, alla lotta contro le mafie, contro il caporalato, alla riforma della scuola, alla lotta contro la violenza sessuale, alla estensione a tutti i livelli istituzionali delle norme sulla parità di genere nelle istituzioni. Quanto sono conosciute queste leggi, quanto si sono incontrate con la vita delle donne? Sono questioni cruciali non solo per ottenere il consenso delle donne ma anche per applicare bene le leggi.

Ho avuto il privilegio di essere protagonista nelle battaglie per la conquista, la difesa e la realizzazione di molte riforme legislative. Quando sento rappresentare il Parlamento con il termine “poltrone”, quando sento trattare le norme legislative come cavilli burocratici e/o pezzi di carta qualsiasi mi viene un colpo al cuore. Sento il dovere di indignarmi e di reagire . Sento il dovere di testimoniare la fatica, le battaglie, il gioco di squadra ,la bella politica che è contenuta in molte conquiste legislative troppe volte dimenticate o non applicate. Sento il dovere di mettere in gioco la “cassetta degli attrezzi del buon governo” che quella fatica, quelle battaglie e la concreta esperienza di governo mi hanno consentito di accumulare. Per metterla a disposizione di altre e nuove generazioni di donne.

L’esperienza mi ha insegnato che per svolgere una efficace azione di governo bisogna avere un progetto, un ‘idea di società. Così abbiamo costruito la prima legge quadro sull’immigrazione (40/98); promosso la riforma delle politiche sociali ed un welfare dalla parte dei bambini e delle famiglie( 285/97 e 328/2000); la politica dei tempi di vita e di lavoro per vivere con pienezza tutti i tempi della vita(53/2000).Le leggi di riforma non nascono dalla testa illuminata di un legislatore ma dalla creatività e dalle competenze diffuse nella società.

Per questo è importante che chi governa e chi opera nelle istituzioni abbia come pratica quotidiana quella di “apparecchiare Tavoli” per ascoltare, imparare, condividere e poi decidere, assumersi la responsabilità della scelta. Senza uno di questi Tavoli, ad esempio, non sarebbe mai nato l’articolo 18 della legge 40/98 che prende in carico le vittime di tratta, norma che ha fatto scuola in Europa e da cui è poi derivata una elaborazione complessiva di lotta contro la tratta degli esseri umani. Bisogna tessere un legame costante con la vita delle persone ed essere consapevoli che il tempo dell’ascolto è uno dei tempi più preziosi e ben spesi.

Anche perché suggerisce che cosa bisogna fare. E’ dall’ascolto delle madri dei ragazzi disabili che è nato il congedo di due anni per assistere i figli anche maggiorenni con grave disabilità, congedo retribuito e con contribuzione figurativa(Legge 53 /2000).Successive sentenze della Corte Costituzionale hanno esteso tale congedo ai figli o parenti di persone gravemente non autosufficienti, unica misura oggi esistente per la presa in carico delle persone non autosufficienti. Quante volte mi sono sentita dire dalle stesse mamme dei ragazzi disabili :”ma quando approvate quella legge, ho urgenza che mio figlio possa utilizzarla.” Il tempo della decisone politica deve essere in sintonia con i tempi della vita delle persone.

E’ stato uno degli insegnamenti più preziosi che mi fatto vivere con angoscia il tempo lungo della approvazione di una legge. Legiferare e governare significa fare i conti con le risorse, con la sostenibilità economica. Dunque è cruciale saper scegliere le priorità per orientare il tempo e le risorse. Quando si è approvata una legge bisogna applicarla. Sembra una banalità. Nei fatti non è così. Manca nel nostro Paese una cultura della applicazione delle leggi, manca anche nella mentalità e nell’atteggiamento di noi cittadini. Approvata una legge bisogna informare i cittadini della opportunità contenuta in quella legge. Si può esigere un diritto solo se lo conosci.

Quanto avrei voluto che la legislatura proseguisse per fare una campagna informativa sul congedo parentale e le altre opportunità contenute nella legge 53/2000 e nel Testo unico sulla Maternità del 2001 !! Applicare una legge per promuovere il bene comune significa monitorarla, valutare i suoi esiti e poi attraverso un dibattito pubblico valutare quali correzioni apportare. Nel nostro Paese invece le leggi si distruggono e si cambiano a prescindere dai risultati ottenuti ma in base alla scelta politica ed ideologica .

E’ prassi abituale che quando arriva un nuovo governo per principio cancella quello che è stato fatto dal governo precedente. Così facendo si arrecano dei danni al paese. Come nel caso della lotta contro la povertà. Nel 1998 (DL.18 giugno 1998 n.237) il Governo Prodi decise la sperimentazione del Reddito Minimo di Inserimento in 39 Comuni Italiani .La sperimentazione nasceva dalla volontà di dotare il nostro paese di una misura contro la povertà e dalla consapevolezza di quanto fosse tale misura esposta al rischio della trappola dell’assistenzialismo o dell’abuso ed andava verificata la capacità dei Comuni di promuovere progetti di inserimento attivo delle persone in condizione di povertà. Per questo la sperimentazione si era dotata di una Commissione Tecnica di esperti che aveva il compito di redigere una Relazione di Valutazione degli esiti della sperimentazione che avrebbe dovuto essere discussa in Parlamento per poi elaborare in modo compiuto una legislazione di lotta alla povertà.

Il Ministro che mi successe (Roberto Maroni) decise subito che il Reddito Minimo d’Inserimento era una misura assistenzialistica e che pertanto il suo governo l’avrebbe abbandonata. Così sono trascorsi vent’anni prima che fosse varato il Reddito di Inclusione Sociale( Legge 15 maggio2017 n.33 ).Anche essa neppure sperimentata e già superata dall’attuale Reddito di Cittadinanza.

Il libro suggerisce quanto sia prezioso praticare il reciproco riconoscimento tra donne e tra generazioni di donne. Madri che trasmettono alle figlie e le sostengono, figlie che riconoscono le madri e sperimentano nuove strade. La solidarietà tra generazioni di donne è fondamentale per costruire una genealogia femminile nella politica, fonte della autonomia e dell’esercizio della libertà, per camminare con le proprie gambe. Dalle donne la forza delle donne!! Solo così le donne hanno vinto.

Oggi bisogna passare dalle leggi alle politiche! Asili nido, congedi parentali, sostegno alla maternità e paternità , buona e piena occupazione femminile, lotta contro il femminicidio e contro la tratta degli esseri umani, non sono le politiche delle donne, sono le politiche cruciali per lo sviluppo del paese! Per questo devono essere centrali e prioritarie nell’azione di governo.

Questo il cambio di passo che il nostro Paese deve fare. Subito! Perché è già troppo tardi !

Politiche da costruire e condividere con il popolo delle donne, costruendo un forte legame sociale, un forte legame tra istituzioni e cittadine, cittadini del nostro Paese.

Livia Turco  

Caro Rampini, ti spiego io cos’è la sinistra

16 Novembre, 2019 (09:15) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Ho ascoltato Federico Rampini a Piazza Pulita (giovedì 14 novembre) e non osavo credere alle mie orecchie! C’è un limite a insultare la sinistra. C’è un limite a cavalcare la retorica sul buonismo della sinistra facendo smarrire di cosa stiamo discutendo.

Sono cresciuta anche io alla scuola del PCI che resta la mia scuola; ho contribuito a fare una legge organica sulla immigrazione che parlava di regole, di diritti e doveri a partire dalla stella polare della dignità umana. Mi occupo tutti i giorni di immigrazione da cittadina e la gente di sinistra che incontro non fa parte di salotti ma lavora nelle scuole, negli ospedali, nei servizi sociali e nelle periferie.

Si preoccupano di curare chi è in difficoltà anche se negro, fanno partorire le donne anche se non hanno il permesso di soggiorno come prevede la legge, cercano di dare vitto e alloggio a quei giovani, a quei lavoratori che avevano un lavoro e che con la cancellazione della protezione umanitaria sono diventati clandestini e scarti umani.

Popolo di sinistra che accoglie nelle proprie case minori abbandonati, che dedica il proprio tempo per insegnare la lingua e la cultura italiana. Che aiuta i giovani a superare i deficit scolastici, che combatte le droghe e chi le procura.

Cosa dobbiamo dire a queste persone? Che stanno sbagliando, che devono rinunciare al dovere di solidarietà come previsto dall’articolo 2 della Costituzione?

Penso che il dovere di autorevoli giornalisti come Rampini sarebbe quello di raccontare questo meraviglioso popolo e ringraziarlo, farlo conoscere. Solo così si costruisce la legalità, si avvicinano gli italiani e gli immigrati, si costruisce convivenza.

La sinistra va spronata ad avere coraggio, a chiamare a raccolta popolo e intellettuali a ragionare su come costruire l’Italia e l’Europa della convivenza, su come rendere concreto il motto europeo della unita nella diversità.

In Italia da anni si pratica il blocco dell’ingresso regolare per lavoro. Nel 2019 i nuovi ingressi sono 200.000 di cui 63.500 bambini figli di immigrati nati in Italia e gli altri sono persone già residenti nel nostro Paese che hanno cambiato il motivo del soggiorno.

Una sinistra coraggiosa chiede che si aprano canali regolari dell’ingresso per lavoro come richiesto da alcuni settori della nostra economia, cerca di togliere dalla illegalità le migliaia di persone con la regolarizzazione ad personam, abroga i decreti sicurezza di Salvini, costruisce una nuova legge quadro sulla immigrazione.

Promuove nei quartieri, nelle fabbriche e nelle scuole l’incontro tra italiani e immigrati. Apre un dibattito su “Come stiamo insieme noi e loro”, quale forma di convivenza superi i limiti del multiculturalismo e dell’assimilazionismo. Ci sono tanti quartieri, comunità, scuole, fabbriche in cui è cresciuta la convivenza.

Perché non imparare da queste esperienze? Perché non parlare del dovere degli immigrati alla partecipazione politica per dare il loro contributo alla vita della comunità?

Una sinistra coraggiosa guarda il volto dello sfruttamento, fa la fatica di unire le persone che vivono gli stessi problemi, bianchi o neri che siano, fa la fatica di costruire una relazione tra queste persone favorisce l’incontro la conoscenza il  gioco di squadra tra loro.

All’odio bisogna opporre la forza della convinzione che “insieme si può”. La forza del noi, la forza della vita concreta, la forza delle persone in carne e ossa.

Quelle che Salvini non conosce. A lui bastano gli slogan e i selfie. Ma la vita dura richiede la forza delle passioni. La pratica tenace e coerente dei valori più difficili come la tutela della dignità e della vita umana.

Livia Turco