Il Blog di Livia Turco

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Month: Aprile, 2012

“L’ora delle donne per rinnovare la politica”

30 Aprile, 2012 (14:34) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, da l’Unità del 27 aprile 2012

Siamo nel pieno di una grave crisi economica e sociale, immersi nel degrado della politica, e assistiamo a una profonda crisi di autorità maschile. Tutto ciò non consente scorciatoie. Le donne devono sentire la determinazione e l’umiltà di esserci e di misurarsi con le sfide difficili del governo del Paese. Senza questo scatto di determinazione e anche di umiltà arretreremo ulteriormente nella minorità politica, sociale e culturale. Uso la parola umiltà perché governare per promuovere il bene comune è molto difficile e richiede la capacità reale di mettersi a servizio. Di questo, de «le donne e il governo del Paese» ha discusso il convegno organizzato dalla Fondazione Nilde Iotti, con il contributo di studiose, giornaliste, donne delle associazioni e della politica.

Bisogna ridare autorevolezza alla politica, fermare il degrado. Non si governano le sfide del Paese solo con buone competenze tecniche. Bisogna rifondare la rappresentanza politica attraverso la ricostruzione dei soggetti collettivi che siano capaci di promuovere la partecipazione attiva. Bisogna risalire la china facendoci guidare dalla nostra Costituzione, in particolare gli articoli 1, 2, 3, 49, 51. La dignità della persona, i legami sociali, l’eguaglianza, la partecipazione attiva dei cittadini, la sobrietà, le pari opportunità tra donne e uomini. Bisogna modificare le regole a partire da una legge quadro sui partiti in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, la legge elettorale, i regolamenti parlamentari e il superamento del bicameralismo, la costruzione delle istituzioni europee. Bisogna avere un’agenda che contenga scelte molto nette. La buona e piena occupazione femminile, l’investimento nei beni comuni a partire da un forte incremento dei servizi alla persona e alla famiglia, la lotta alla povertà sono scelte non più rinviabili rispetto alle quali lo stesso governo Monti dovrebbe fare di più e che dovranno costituire priorità nette delle forze politiche progressiste che si candidano domani a governare il Paese.

In questi mesi abbiamo vissuto una scena pubblica dominata, su temi cruciali, dal protagonismo femminile. È un fatto importante da cui partire per fare in modo che non sia solo una parentesi dettata dall’emergenza ma l’avvio di una normalità democratica. E allora sento che dobbiamo porci una domanda: cosa porta in dote l’esperienza e il punto di vista femminile? È ancora lecita questa domanda o l’importante è esserci ed essere brave e competenti? Io credo che rispondere a questa domanda sia cruciale. L’esperienza femminile porta in dote qualcosa di prezioso per il tempo in cui viviamo. Porta un nuovo umanesimo, una nuova umanità femminile che si è sedimentata nel tempo attraverso l’esercizio della libertà. La conquista della libertà, grazie al femminismo, non significò il libero arbitrio, il libertinismo o la semplice rottura dei divieti. Significò al contrario l’elaborazione di una nuova umanità femminile. Ha significato costruire noi stesse al di fuori dello sguardo e del desiderio maschile e degli stereotipi culturali, vivendo i sentimenti e le relazioni umane con una nuova consapevolezza e responsabilità verso l’altro. Questa nuova umanità della donne è stata però ingabbiata in una rappresentazione che ha esaltato la libertà come semplice rottura dei vincoli, come pura esteriorità, come semplice esibizione del corpo. È stata accompagnata dal mito del successo individuale, della competizione, dell’arricchimento: una forma di relativismo etico che ci ha travolte e tante volte ostacolato.

Tale relativismo etico è stato parte integrante del berlusconismo. La rivolta della dignità delle donne contro l’uso degradato del corpo femminile e contro lo scambio sesso-denaro-potere che ha umiliato le nostre istituzioni e ha azzerato l’autonomia politica delle donne è ciò che ha segnato la fine di Berlusconi e del berlusconismo. La dignità femminile deve ora completare il suo cammino e candidarsi a governare il Paese. Facendo diventare senso civico diffuso e forza politica il suo umanesimo. La forza e l’originalità di tale umanesimo consiste nella capacità di “ricomposizione” delle diverse sfere della vita: il corpo e la mente; l’interesse e l’emozione, la cura dell’altro e l’investimento nella relazione umana e sociale. Tutto questo consente di mettere in campo un’arte del governare di cui le parole chiave sono: responsabilità, legami sociali, capacità di comprendere i problemi altrui, fare squadra, costruire alleanze, esercitare il potere come abilità nel fare e migliorare la vita dei cittadini. Queste abilità dovrebbero diventare il tratto distintivo delle donne che si candidano a governare. Dovrebbero costituire il cuore di un progetto condiviso di riforma della politica. Queste abilità peraltro sono quelle vincenti per promuovere innovazione e crescita in ogni settore produttivo e della ricerca scientifica. Per questo possiamo dire che le donne sono le più attrezzate di fronte alla crisi per costruire l’innovazione e il futuro. È dunque un dato obiettivo e non un’enfasi retorica affermare che questo è il tempo delle donne. Bisogna esserne consapevoli e tradurre le potenzialità in progetto politico. Dunque ci vuole la politica. A partire dalla capacità delle donne di costruire tra loro una forte alleanza. Ciò presuppone la capacità di riconoscere le disparità esistenti tra donne, di darsi valore, di sostenere l’autorevolezza dell’altra, di regolare i conflitti tra noi. Ciò che finora è accaduto raramente, confinandoci in una sostanziale minorità.

Quelle bocche chiuse col nastro adesivo

19 Aprile, 2012 (11:17) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Se fosse confermato quanto denunciato da un passeggero su un volo di linea Roma-Tunisi sul quale venivano rimpatriati due tunisini, con nastro da pacchi a tappare la loro bocca, sarebbe inaudito e creerebbe un forte sentimento di sdegno e sconcerto. Anche se i rimpatri sono necessari, devono essere effettuati nel rispetto dei diritti umani e non di certo violando la dignità degli immigrati che vengono espulsi dal nostro Paese.
Serve fare luce su quanto accaduto. Che il metodo utilizzato sia una procedura normale, come affermato dai due agenti accompagnatori, non è accettabile. Chiederemo al ministro dell’Interno di dare delucidazioni su un fatto che noi riteniamo grave e non adatto ad un Paese democratico come l’Italia.

Livia Turco

Immigrati. Bene Governo su regolarizzazione lavoro

18 Aprile, 2012 (09:53) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

Lo schema del decreto legislativo approvato il 16 aprile dal Consiglio dei ministri, che prevede pene e sanzioni per i datori di lavoro che assumono migranti irregolari è una buona notizia. Finalmente una scelta giusta sui temi della regolarizzazione del lavoro degli immigrati, che mette finalmente fine ad un grave ritardo accumulato dal governo precedente. Con questo provvedimento viene infatti recepita la direttiva europea n.52 del 2009, che contiene misure importanti per combattere lo sfruttamento dei lavoratori irregolari e così favorire l’emersione del lavoro nero.  In un contesto economico e sociale come quello attuale è molto importante prendere provvedimenti in grado di limitare le contrapposizioni tra le fasce deboli della società, in particolare tra italiani ed immigrati.

Livia Turco

L`Italia ha dimenticato i poveri

11 Aprile, 2012 (15:22) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

Livia Turco, da l’Unità dell’11 aprile 2012

Al vertice europeo sull`indigenza era assente solo il nostro Paese: segno che il governo Monti non ritiene questo tema drammatico come prioritario. Un grande errore, soprattutto in chiave politica

Crescono le persone in condizioni di povertà. La povertà assoluta in Italia (le persone che non hanno un paniere di beni essenziali) coinvolge 3 milioni e 120mila persone.
La Commissione Europea nella sua comunicazione dal titolo «Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva» propone all`Unione Europea di ridurre di 20 milioni il numero di persone minacciate di povertà. La risoluzione del Parlamento Europeo del 15 novembre 2011 «Piattaforma Europea contro le povertà e l`esclusione sociale» sollecita gli Stati a dotarsi di un piano nazionale contro la povertà e di un reddito minimo per l`inserimento. Colpisce la totale assenza nel nostro Paese, non solo di inziative, ma anche di dibattito su questo tema. Credo che ciò sia frutto più che d`indifferenza, della convinzione che la povertà e l`impoverimento siano connessi alla crisi economica generale e che dunque per superarli sìa necessario (e sufficiente) agire sulle cause strutturali della crisi medesima attraverso politiche di crescita e puntando sulla piena e buona occupazione. Questa tesi è sicuramente fondata però è parziale e rischia di eludere il problema della messa in campo di politiche efficaci di prevenzione e contrasto della povertà.
Una povertà che non è recente e solo connessa alla crisi attuale, ma è connotata dalla presenza di forme storiche di impoverimento formate- si negli anni `90, che persistono e si sono sedimentate e che sono dovuti a fattori tra loro diversi. Mi riferisco alla povertà minorile, a quella delle famiglie numerose del Sud, agli anziani soli nelle grandi aree urbane e alle povertà connesse alla marginalità sociale. Ad esse si sono aggiunte le forme nuove di impoverimento che colpiscono soprattutto i giovani. Credo pertanto sia necessario attivare una strategia articolata in tre stadi.

Primo: un forte investimento sulle politiche per la crescita, la buona e piena occupazione, le politiche per la scuole, la salute e le politiche sociali. «La lotta alla povertà in ogni politica» deve essere la parola d`ordine di ogni intervento economico e sociale, valutando concretamente l`impatto che tali politiche hanno nella riduzione della povertà attraverso adeguati strumenti di monito, raggio.

Secondo: nell`ambito delle politiche del lavoro che si stanno attualmente discutendo, bisogna prevedere una misura di ultima istanza, di tipo universalistico, per evitare la caduta nella povertà. Esso per altro è già previsto dall`articolo 23 della Legge Quadro 328/2000 «Per una rete integrata dei servizi e delle prestazioni sociali».
Una società basata sul lavoro, un welfare basato sulla mobilità, sulla ricerca attiva del lavoro, sullo spirito imprenditivo, sul rischio devono prevedere fasi e momenti di caduta in cui l`individuo da solo non riesce ad avere un reddito. cIn questo caso bisogna prevenire la caduta nella povertà o promuovere l`uscita da essa attraverso un reddito temporanea di solidarietà attiva, che si accompagni a misure attive di ricerca del lavoro e di formazione. Non è condivisibile l`impostazione secondo cui, da un lato, c`è la riforma del mercato del lavoro, dall`altra l`assistenza che si occupa di lotta alla povertà. È proprio per combattere l`assistenzialismo, per costruire un welfare attivo, per affermare la dignità del lavoro nella vita di tutti, bisogna che il lavoro comprenda le persone più fragili e vulnerabili e che si prenda atto che oggi l`esposizione al rischio della povertà coinvolge anche chi fino ad ora ne era immune.

Terzo: definire i livelli essenziali di assistenza contro la povertà assoluta attraverso la previsione di un punto unico di accesso nell`ambito dei servizi sociali che fanno capo al Comune. Esso prende in carico la persona, elabora un progetto personalizzato, la orienta nell`uso dei servizi e valuta i requisiti per il suo accesso all`integrazione al reddito.

Di fronte a questa emergenza sociale che diventa sempre più acuta, è ora che il governo apra un tavolo con Regioni e Comuni e stanzi da subito un minimo di risorse nel fondo delle politiche sociali, che è stato massacrato dal governo Berlusconi. Questa iniziativa urgente, serve ad evitare che i sindaci siano costretti a chiudere servizi essenziali. Sarebbe finalmente un segnale concreto di lotta alla povertà.

Immigrazione. Governo finanzi sistema di accoglienza

5 Aprile, 2012 (16:27) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“L’ultimo drammatico sbarco a Lampedusa di migranti provenienti dalle coste libiche è un campanello d’allarme da non sottovalutare.  L’emergenza in cui si rischia di ricadere a seguito del prevedibile miglioramento delle condizioni meteorologiche non è un evento ineluttabile ma necessita tuttavia di decisioni immediate da parte del Governo”. Lo dichiarano in una nota Livia Turco e Jean-Leonard Touadi, del Partito democratico, annunciando un’interrogazione parlamentare su questo tema.

“L’accordo sottoscritto nell’aprile 2011 dalla Conferenza delle Regioni, l’Anci e l’Upi ed il Governo, aveva affidato alla Protezione Civile, attraverso il sistema territoriale degli Enti locali, la predisposizione di un piano di emergenza nazionale che riuscì ad accogliere ed assistere oltre 20.000 migranti distribuiti in quota parte in tutte le Regioni italiane. L’emergenza è stata poi prorogata fino a fine 2012 per permettere di proseguire nell’accoglienza dei migranti e ed avviare un percorso di integrazione dei richiedenti asilo già presenti sul territorio nazionale e di quelli che hanno continuato ad arrivare. Questo approccio, al contrario della decisione demagogica e dannosa di dichiarare Lampedusa “porto non sicuro”, aprì una strada per il superamento del “disastro Lampedusa”.

Abbiamo ora il timore che, da un lato, si stia sottovalutando il lavoro già impostato, dall’altro manchi la chiara percezione delle conseguenze che possono derivare dalla crisi che investe i paesi della fascia sub-sahariana che potrebbe, a breve, portare alla ripresa di un massiccio flusso migratorio verso le nostre coste.

Inoltre, il mancato rinnovo ad oggi delle convenzioni attivate con strutture del privato sociale, su cui si basa il sistema di accoglienza diffuso, sta creando pesanti disagi per i migranti assistiti e per gli imprenditori coinvolti.

Per non precipitare nuovamente nella ‘emergenza sbarchi’, sono quindi necessarie tre azioni immediate da parte del Governo: il rifinanziamento urgente del piano di accoglienza per il 2012; la convocazione al più presto del tavolo con la Conferenza delle Regioni, l’Anci e l’Upi per concordare la strategia da seguire nei prossimi mesi; il ripristino immediato della funzionalità del Centro di prima accoglienza di Lampedusa per permettere almeno i primi soccorsi e le procedure di foto-segnalamento dei migranti”.