Il Blog di Livia Turco

www.liviaturco.it



Berlinguer e la “diversità” della politica

7 Settembre, 2011 (16:45) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, da l’Unità del 1 agosto 2011

La questione morale, in Enrico Berlinguer, era strettamente connessa alla sua concezione della diversità della politica e dei comunisti italiani. Non si trattava di una diversità antropologica ma politica e di progetto politico come si legge nell’intervista ad Eugenio Scalfari del 28 luglio 1981, oggi ritornata al centro del dibattito pubblico, in cui Berlinguer collegava la questione morale a tre obiettivi di un programma politico. 1°- la scrupolosa applicazione dell’articolo 49 della Costituzione là dove si afferma che i partiti devono concorrere alla formazione della volontà politica della Nazione e cessare di occupare lo Stato e motiva l’uscita del PCI dal governo di unità nazionale nella mancata rottura da parte dei partiti di governo di queste pratiche di occupazione del potere; 2° la lotta al privilegio che va combattuto e distrutto ovunque si annidi . che la professionalità e il merito vadano premiati .. ; 3° la creazione di un modello di sviluppo che superasse il capitalismo per dare una risposta ai bisogni umani e sociali della persona a partire dal lavoro. Nella questione morale di Enrico Berlinguer non c’era solo l’onestà, la lotta alla corruzione ed alla invadenza partitocratica, ma una idea della politica capace di promuovere una profonda trasformazione sociale ed umana e di contribuire a costruire un nuovo umanesimo, una umanità nuova. Una politica che non si ispirasse ad idealità profondamente vissute si ridurrebbe ad uno scettico politicismo (E. Berlinguer. La nostra diversità aprile1981). Una politica che doveva essere testimoniata con la forza dell’esempio individuale, come seppe fare la classe dirigente del PCI, con la creazione di una forte comunità quale fu il Partito Comunista e con una azione quotidiana accanto e con le persone per risolvere i problemi e cambiare la società. In questa visione di un cambiamento sociale che fosse anche crescita dell’umanità delle persone vi era la sua speciale attenzione al femminismo e ai nuovi movimenti sociali come il pacifismo e l’ambientalismo. Come sappiamo questa sua idea della diversità della politica e dei comunisti italiani fu contrastata perché scambiata per moralismo ed espressione di un cultura politica incapace di capire la modernità. Letta con gli occhi di oggi, di fronte alle macerie morali e culturali prodotte dal berlusconismo ma anche di fronte alla domanda di senso, di legame sociale, di giustizia, di protagonismo che provengono dalla nostra società, quella idea della diversità, di una politica artefice di una trasformazione sociale che fosse anche crescita umana, quella prospettiva di una umanità nuova costruita con la forza dell’esempio individuale e della comunità, anticipa le sfide che una politica democratica e riformista deve oggi affrontare. Oggi, infatti, il problema della moralità della politica è tutt’uno con quello della ricostruzione di un senso civico, di un tessuto di valori incentrati sul bene comune, sulla responsabilità, sui diritti e sui doveri. Il problema della moralità della politica è quello della sua autorevolezza, di dare forza e concretezza ai valori della solidarietà, del bene comune e della giustizia sociale. Contano le regole, contano le proposte che ha avanzato Bersani per ridurre i costi della politica e per cambiare la legge elettorale, ma contano soprattutto, la forza della coerenza e dell’esempio individuale. Conta moltissimo una qualità dell’esperienza politica che i partiti, a partire dal PD, dovrebbero essere in grado di proporre,una esperienza politica in cui le persone possano vivere relazioni umane significative, scambi e crescita culturale ed essere protagonisti di fatti e battaglie concrete per migliorare la vita delle persone. L’obiettivo in particolare dovrebbe essere l’applicazione dell’art.3 della Costituzione nel suo comma 2 è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese . I partiti devono sentire come proprio tale compito ed essere essi stessi strumenti di lotta al privilegio, di promozione del merito, di inclusione sociale: questa è secondo me la sfida grande della moralità della politica.

Scrivi un commento

Dovete essere connessi per poter inserire un commento.