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Parliamo di Renzi. Nè anatemi né vittimismo

14 Novembre, 2011 (14:12) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, (da L’Unità dell’11 novembre 2011)

Con Renzi vorrei discutere: va bene innovare con la Rete, ma basterà? I rottamatori dovrebbero dire come intendono rottamare le diseguaglianze.  Ha ragione Pierluigi Castagnetti quando afferma che il Pd ha bisogno di persone come Matteo Renzi, ma, a differenza sua, non credo proprio esista tra di noi il pensiero recondito secondo cui chi non viene dalla storia della sinistra è candidabile alla leadership del partito. Sono dunque interessata a discutere con Matteo Renzi perché rappresenta quella nuova classe dirigente per la quale faccio il tifo e sulla quale con lungimiranza e generosità ha investito Pierluigi Bersani. Vanno evitati gli anatemi ma pure evitato il vittimismo. Matteo Renzi, nella sua irruenza, accende sentimenti ma ne ferisce e colpisce anche altri, dunque è naturale che ci sia una reazione non solo razionale ma anche “sentimentale” da persone che appartengono al popolo del Pd, com`è avvenuto sabato scorso in piazza San Giovanni.   Io per esempio non solo sono stata ferita dall`espressione «gli schiacciatasti del Parlamento», ma sono stata anche colpita dalla sua assenza all`assemblea dei giovani a Napoli e dal non aver mai potuto ascoltare un suo intervento in direzione o all`assemblea nazionale, dove solitamente ascolto cose utili e importanti.

Con Matteo Renzi mi interessa discutere due cose che mi hanno colpito della sua concezione pratica politica e del suo programma per come si è manifestato, tanto più in riferimento alla sua cultura cattolica. Renzi ha esaltato il linguaggio della Rete e dei Social Network e questo per una analfabeta come me che si sta sforzando di imparare, è uno sprone importante ad adeguarsi e innovare. So che qui c`è una politica importante perché accessibile, coinvolgente, trasparente e veloce.  Ma basta la Rete? Non possiamo non vedere quanto sia tremendamente necessario un pensiero diffuso che si nutra di argomentazione, di studio, di cultura. Dico diffuso perché una delle forme della diseguaglianza, magari invisibile, che pervade il nostro Paese è l`impoverimento culturale e delle relazioni umane.   Contrastare l`impoverimento culturale diffondendo cultura e capacità di argomentazione è compito delle politiche pubbliche, dunque delle istituzioni e anche di un partito, tanto più il Pd che ha nella democrazia un suo tratto costitutivo. E allora come non sentire il dovere di applicare l`articolo 3 della Costituzione, in particolare il secondo comma che dice che compito della Repubblica è contrastare le discriminazioni e le diseguaglianze. Diffondere cultura, promuovere capacità argomentative, promuovere legami sociali e cittadinanza attiva: questo è un compito urgente della politica e delle istituzioni. Allora non basta la Rete, ci vogliono le scuole come quella di Napoli, ci vuole il legame reale con le persone, ci vogliono quei luoghi dove le persone si vedono, si parlano con profondità, fanno delle cose insieme per essere utili al proprio territorio. Luoghi che sono i circoli o altri dove, credo non casualmente andando in giro per l`Italia, ho incontrato tanti giovani e ragazze. Ci vuole una riscoperta della politica come capacità di prendersi cura, come responsabilità verso l`altro.

II prendersi cura, la cura delle relazioni umane non è solo compito del volontariato. Ha ragione Luigi Ciotti quando in ogni assemblea di volontari afferma di sognare il giorno in cui non ci sarà più il volontariato perché saremo tutti volontari, in quanto l`etica del prendersi cura sarà diventata ingrediente dell`agire politico e del modo normale di essere cittadino/cittadina. Dal sindaco di una città come Firenze, da un cattolico mi aspetto non solo la velocità della Rete e l`efficacia dell`apparire televisivo, ma la valorizzazione della fatica delprendersi cura. Anche rilanciando alcune politiche così devastate dall`attuale governo come quella del servizio civile, magariestendendoleai giovani immigrati, questi nuovi italiani così numerosi e capaci, in tanti nel Pd e curiosamente tenuti fuori da tuttii raduni giovanili del Partito democratico che sono stati rigorosamente all`insegna dello Ius sanguinis … tutti rigorosamente “vecchi italiani”… Oppure avendo il coraggio di proporre il servizio civile obbligatorio per parlare in modo concreto dei doveri, per dire che diritto non è solo ciò che è dovuto a ciascuno ma ciò che ciascuno dà agli altri. Ricordo in proposito una importante discussione che ci fu nella riunione del Consiglio dei ministri del governo D`Alema quando venne abrogata la naia e si istituì il servizio civile. L`allora ministro Nino Andreatta parlò di servizio civile obbligatorio. Era troppo audace proporlo allora. Ma oggi?

L’altro aspetto che mi interessa discutere con Renzi è il pensiero della Chiesa, dall`Enciclica del Papa ai materiali delle settimane sociali, sulla crisi economica e sulla dignità del lavoro. Può un giovane che ha l`ambizione di costruire una nuova cultura politica esimersi dal misurarsi con questo nodo durissimo della diseguaglianza o pensa di poterlo fare con un po` più di flessibilità e con una vita lavorativa più lunga? Bisogna ripartire dalle fondamenta, dai grandi beni comuni. Discutere cosa significa società sobria, per mettere in moto lo sviluppo e costruire una vita dignitosa per i giovani. Come ci suggerisce nel sul bel libro “Guasto il mondo” dello studioso americano TonyJudt. In questa fatica bisogna inventare nuove ricette, ma bisogna avere anche saldi fondamenti. Come ci suggerisce il pensiero socialedella Chiesa e come ci hanno insegnato i nostri padri e le nostre madri quando ci hanno detto che il vero discrimine tra destra e sinistra è l`eguaglianza.Oggi che la diseguaglianza è diventata mostruosa, i giovani rottamatori devono dirci come la vogliono rottamare…?

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