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Abbiamo impedito che la sanità fosse un’altra Alitalia

9 Aprile, 2008 (17:27) | Interviste | Da: antonella

Intervista rilasciata all’Agenzia ASCA, 9/04/08

 

Qual è il suo rimpianto dovuto all’interruzione anticipata della legislatura? Prima di tutto di non aver vista approvata la mia legge per semplificare la prescrizione dei farmaci antidolore. Eravamo arrivati ad un passo dal traguardo con l’approvazione bipartisan al Senato ma poi la fine anticipata della legislatura ha impedito l’approvazione definitiva da parte della Camera. E poi altro cruccio è quello di non aver potuto portare a termine il Disegno di legge su “Interventi per la Qualità e la sicurezza del SSN” con il quale era mia intenzione avviare un profondo ammodernamento della sanità pubblica italiana. Con questo Ddl infatti avevamo affrontato alcune questioni dirimenti. Ne cito solo quattro che ritengo particolarmente significative e sulle quali il mio impegno proseguirà anche nella prossima legislatura: la necessità di una maggiore trasparenza nelle nomine di manager e primari; la necessità di garantire adeguati strumenti per la prevenzione del rischio clinico in tutte le strutture del SSN; garantire che i cittadini possano valutare la qualità dei servizi sanitari; portare a termine la realizzazione di una vera rete di assistenza sanitaria sul territorio. Mi sembra importante che questi obiettivi facciano oggi parte del programma del Pd.

Quali i primi punti in agenda che dovrà affrontare il prossimo Parlamento? Innanzitutto riprendere il cammino interrotto per approvare subito la legge sulle terapie del dolore. E poi come è noto la mia è da sempre una battaglia con le donne e per le donne, che devono contare di più: più donne occupate significa infatti più crescita, più nascite, famiglie più sicure economicamente e più dinamiche, meno bambini in povertà. Per far questo occorre che tra le priorità del prossimo Parlamento vi siano provvedimenti in materia di incentivi fiscali, una nuova legge sull’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro che preveda punteggi più elevati nelle graduatorie per gli appalti alle aziende che assumono più donne. Accanto a questo proseguirà il nostro impegno per garantire il sostegno alla famiglia. Difendere la famiglia significa: la proposta di una “dote fiscale” minima di 2500 euro l’anno per il primo figlio; garantire che il diritto alla casa sia reale per tutti attraverso nuovi investimenti nell’edilizia residenziale pubblica ad affitto sociale e la promozione di un mercato immobiliare più trasparente e funzionale; la tutela degli anziani attraverso il miglioramento e gli incrementi dei servizi socio sanitari, indennità di accompagnamento e l’istituzione di “Buoni servizio” per l’acquisto di servizi di assistenza domiciliare integrata. Ritengo che l’attenzione alla salute dei cittadini sia il pilastro per costruire un Paese più forte e più giusto. Un’attenzione alla salute che prosegue nelle proposte per il futuro governo come l’annullamento della pratica diffusa delle nomine politiche per quanto riguarda i medici, la creazione di un fondo sociale per l’odontoiatria e la creazione di un’unica agenzia per la sicurezza sul lavoro per incentivare la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori.

Come si riesce a conciliare una sanità pubblica efficiente con le esigenze di bilancio? All’inizio del mio mandato come Ministro della Salute ho trovato una sanità allo sbando. Poche risorse, nessun investimento, una crescita incontrollata della spesa e una conflittualità permanente tra governo e Regioni sulle politiche e le soluzioni da adottare. Se non fossimo intervenuti con decisione la sanità pubblica avrebbe fatto la fine dell’Alitalia! Oggi il nostro sistema è più solido perché abbiamo ristabilito una cabina di governo comune tra Stato e Regioni e perché abbiamo rifinanziato adeguatamente il “sistema”. Sia per garantire migliori livelli di cura che per rammodernare ospedali e strutture sanitarie territoriali. E poi aggredendo il deficit cronico della sanità sottoscrivendo accordi specifici con tutte le Regioni in forte disavanzo e intervenendo sulla qualità della spesa senza tagliare le prestazioni ai cittadini. Il risultato di questi Piani di rientro sarà il pareggio entro il 2010. E i primi risultati già si vedono: nel 2007 la spesa sanitaria pubblica ha subito un incremento annuo di solo lo 0.9% contro una media di oltre il 6% registrato in tutto il quinquennio berlusconiano. E questo pur avendo aumentato le risorse per il Ssn di ben 10,5 miliardi di euro in due anni. Tutto ciò a testimonianza che conciliare una sanità pubblica e efficiente con le esigenze di bilancio è possibile attraverso una adeguata razionalizzazione degli interventi.

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