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Welfare e Partito Democratico

3 Ottobre, 2007 (12:44) | Post | Da: cesare fassari

Articolo di Livia Turco per Le Democratiche

Quella cultura del welfare e ciò che essa rappresenta in termini di esperienze, di pratiche, di elaborazioni, di mondi professionali e sociali deve costituire una radice ed un motore del PD.

Ha ragione Flavia Franzoni a ricordare, nella sua bella relazione nel welfare, che la elaborazione e la approvazione della legge quadro 328/2000 sulla rete integrata dei servizi sociali fu un’anticipazione del partito democratico. Lo fu perché essa vide il concorso delle culture politiche che sono le radici del PD; perché si avvalse della pratica di ascolto e confronto con i saperi e le esperienze del volontariato, del no profit, degli operatori; perché fin dalla sua elaborazione praticò la sussidiarietà intesa come cooperazione e condivisione istituzionale. Lo fu per la cultura del welfare in essa contenuta. Che costituisce il punto di riferimento per la costruzione di politiche sociali innovative. L’annotazione di Flavia non è nè celebrativa nè di semplice memoria. Riguarda il futuro del PD. La sua costruzione. Perché quella cultura del welfare e ciò che essa rappresenta in termini di esperienze, di pratiche, di elaborazioni, di mondi professionali e sociali deve costituire una radice ed un motore del PD. Ed allora perché non darci fin da ora un appuntamento subito dopo il 14 ottobre. Perché non costruire un incontro di tutti gli operatori e volontari del sociale e della sanità per discutere insieme del PD, per far si che esso rechi il segno di questa parte cosi l’esenziale del nostro paese. Potremmo costruire da subito un “forum sociale del PD” affinché quest’ultimo abbia le sue radici nei sentimenti e nelle competenze dell’Italia della solidarietà. Ne trarrebbe un grande vantaggio anche il mondo sociale. Per acquisire più peso politico e soprattutto per comporre in uyn progetto il mosaico delle tante pratiche, delle tante esperienze dei tanti successi. Ed anche per aggiornare insieme le politiche.

C’è una questione che mi sta a cuore sottolineare. Nella totale condivisione delle tesi esposte da Flavia. L’attenzione alle disuguaglianze e alle povertà. Attenzione sia ai fattori che provocano le disuguaglianze, che non sono solo il reddito, il livello distruzione la qualità del lavoro, laccesso alle informazioni ma anche la composizione del nucleo familiare, il peso dell eredità sociale dello svantaggio, la disoccupazione femminile, la fragilità delle reti familiari ed interpersonali. Attenzione alle disuguaglianze nell impostazione delle politiche che per essere universalistiche devono porsi esplicitamente lobbiettivo dellequità daccesso e la promozione di un intervento attivo verso i gruppi sociali più vulnerabili. Al fine di promuoverne linclusione.

Devono praticare quelluniversalismo selettivo di cui parlava Ermanno Gorrieri.
È opportuno rammentare che la più grande disuguaglianza resta tra il centro nord e il sud del paese. La povertà si concentra al sud dove la sua incidenza è cinque volte più elevata che nel centro nord. Il reddito medio e la capacita di consumo nel sud è del 70% rispetto quella del centro nord. Nel sud la povertà è socialmente più diffusa mentre al nord si concentra tra gli anziani soli e le giovani coppie con bassa scolarità e con lavori precari. Sia al nord che al sud conta molto il problema dellabitazione: al nord come difficoltà a pagare laffitto e l’ici della prima casa, al sud come difficoltà abitativa legata allo stato delle abitazioni. Decisamente più diffuso nel mezzogiorno è la difficoltà del vivere quotidiano. Famiglie che dichiarano di non arrivare alla fine del mese sono il 10% al nord e il 22% nel mezzogiorno. Per questo sono straordinariamente importanti le misure varate dal governo nella recente legge finanziaria.

Laspetto delle disuguaglianze è molto rilevante nella salute. Si vive più a lungo, si vive meglio, ma crescono le disuguaglianze. A parità di età le disuguaglianze sono il principale determinante della morbosità. I due indicatori che più influenzano la morbosità sono il basso titolo di studio ed il giudizio negativo sulle risorse disponibili. Le disuguaglianze sociali sono il principale determinante non biologico, come l’età della morbosità. Ciò nonostante la presenza di un sistema sanitario universalistico e solidale che sta dimostrando di essere equo. Infatti la distribuzione del fabbisogno di assistenza sanitaria nella popolazione è spiegata dalla morbosità cronica, dall età, dalla bassa situazione sociale della persona. Si tratta allora di definire un chiaro indirizzo di valutazione e di contrasto dei meccanismi che generano disuguaglianze nella salute e di organizzare in modo innovativo i servizi sanitari.Una modalità è rappresentata dalla promozione di medicina diniziativa, sperimentata in regioni come la Toscana che si propone d andare incontro ai gruppo sociali più a rischio per prenderli in carico attivamente al momento giusto costruendo cosi un rapporto di fiducia con il servizio sanitario rendendolo fruibile anche a chi è più lontano. Sappiamo infatti che i servizi sanitari e sociali scontano il paradosso di non essere utilizzati da chi più ne ha bisogno. Superare le disuguaglianze nella salute significa inoltre incidere sui determinanti della salute i particolare sulle condizioni di vita, sullambiente, sulla qualità del lavoro sul livello distruzione. Bisogna dunque declinare un diritto alla salute innovativo, bisogna declinare la salute in tutte le politiche. Dunque lobbiettivo dellequità, del superamento delle disuguaglianze va esplicitamente perseguito per rendere efficaci gli interventi e per misurarsi con le innovazioni che la domanda di benessere e di salute della popolazione oggi ci pone.

 

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