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Immigrazione e PD

4 Ottobre, 2007 (17:15) | Interviste | Da: cesare fassari

Il Parlamento ha bisogno di una scossa su cittadinanza e diritto di voto.” Livia Turco, rispondendo alle domande di Stranieri in Italia, chiama a una grande mobilitazione e intanto, candidata alla costituente del Partito Democratico, lancia un appello ai cittadini stranieri perché il 14 ottobre vadano alle urne. “Un’occasione da non perdere”

Perché quell’appello?
Perché gli immigrati sono cittadini, chiamarli a votare è quindi un’affermazione di valore. Poi c’è una questione di merito, votare per la nascita di un nuovo partito, che riunisce le tradizioni culturali che in Italia hanno espresso una politica riformatrice e hanno nel loro bagaglio valori fondamentali della Costituzione come libertà, democrazia, uguaglianza e giustizia, sia una grande opportunità per i nuovi cittadini.
Crede che il Pd rappresenterebbe i loro interessi?
Partecipare sin dall’inizio alla costruzione di un partito eleggendo la Costituente significa poi avere voce in capitolo al suo interno. Penso che il Pd debba essere promotore dell’integrazione e di politiche sulla sicurezza basate sulla convivenza, e per questo deve avere una forte presenza di cittadini stranieri, per fare meglio di quanto non abbiamo fatto finora Margherita e Democratici di Sinistra nella difesa dei loro diritti e del loro protagonismo, e per favorire la loro cittadinanza.

Riforma della cittadinanza e diritto di voto, previsti dalla Amato-Ferrero, sono all’esame del Parlamento…
Sono provvedimenti cruciali per le politiche di integrazione, per gli immigrati e per la serenità e la sicurezza del nostro Paese e il loro iter va accelerato. La legge sulla cittadinanza è stato uno dei primi atti del Governo, ma penso che sia indispensabile che i cittadini stranieri, l’associazionismo, i sindacati e tutti gli italiani che credono in questa legge facciano sentire la loro voce. Così deve essere anche per il diritto di voto, bisogna riaprire il dibattito, la mobilitazione. Oggi c’è troppo silenzio.

Una mobilitazione dal basso per dare una scossa al Parlamento?
Senz’altro. È importante che venga modificata la Bossi-Fini, il ddl Amato-Ferrero riprende gran parte dei punti fondamentali della legge del centrosinistra, elimina il contratto di soggiorno, allunga la durata del permesso, ripristina lo sponsor, razionalizza anche dal punto di vista procedurale e amministrativo tutti i percorsi che i cittadini stranieri devono fare. Il passaggio di competenze sui rinnovi ai Comuni è poi significativo anche dal punto di vista simbolico, perché vuol dire che gli immigrati che lavorano e rispettano le regole devono rivolgersi alle Questure come tutti i cittadini, solo per problemi di sicurezza e non per chiedere un normale certificato.

In questi giorni si parla moltissimo di sicurezza e legalità. Non si corre il rischio di perdere di vista i diritti?
Credo che si debbano tenere insieme le due cose, contrapporle è sbagliato. La sicurezza ha bisogno di legalità, di diritti, ,di solidarietà e di accoglienza, perchè insieme promuovono la cittadinanza. Dirò queste cose anche nel quartiere in cui sono candidata. Nella mia vita mi sono sempre impegnata sui temi dell’immigrazione, è stata una delle ragioni che ho sentito e sento come più importanti.

Anche nelle vesti di Ministro della Salute?
Al Ministero abbiamo creato una Commissione Salute e Immigrazione, varato le linee guida per applicare la legge contro le mutilazioni genitali femminili e stiamo per inaugurare il Centro Nazionale per la salute dei migranti e le malattie della povertà, che avrà sedi a Roma, in Puglia e in Sicilia. Sarà un centro di assistenza ma anche di studio, uno strumento di crescita culturale, la salute è un diritto universale e ci vuole un’agenda globale per promuoverlo. Mi piace pensare che questo centro avrà come punto di riferimento l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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