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Il Pd non si fa per cambiare alleanze…

8 Ottobre, 2007 (11:19) | Interviste | Da: cesare fassari

di Eduardo Di Blasi

Intervista pubblicata su L’Unità del 6/10/2007

«Noi siamo specialisti in autolesionismo per cui, non ce ne rendiamo conto ma il 14 ottobre si darà vita a un fatto inedito. La nascita dal basso di un nuovo partito, unione di due partiti, Ds e Margherita, che non sono allo sfascio».

Il Ministro della Salute Livia Turco, candidata per le primarie nella lista A Sinistra per Veltroni ci tiene a chiarirlo.
Quante persone andranno a votare secondo lei?
«Non sono brava in matematica, ma credo che la cosa importante sia che vadano in tanti. Che sia una scossa di fiducia nella politica. Che si sentano coinvolti, io dico, prima di tutto quelli che hanno bisogno che la politica promuova i propri diritti, i più deboli».
Secondo lei la campagna elettorale sta facendo maturare in queste persone l’idea di andare a votare?
«Mi pare di sì. Si sta parlando di merito, di problemi. Come faccio io la campagna elettorale che domani mi perdo nei mercati del tiburtino e nei centri anziani, o la prossima settimana che andrò a perlustrare ogni angolo del quartiere: centri sportivi, ospedali, scuole. Immagino che come la faccio io la faranno anche gli altri. Mi sembra di per se un messaggio positivo…».
Lei si candida nella lista A Sinistra per Veltroni a Roma…
«Ho condiviso fortemente la scelta del Pd per cui non credo nella competizione tra liste. Ma A Sinistra non è la lista di una mozione congressuale. Sono convinta che in questo momento sia giusto portare con grande radicalità il tema della lotta alle diseguaglianze e la tolleranza zero contro le povertà. Questa è per eccellenza una politica riformista. Credo ci sia bisogno di un partito popolare, che riesca a coinvolgere anche quelli che fanno fatica, perché democrazia e cittadinanza significa che la politica diventa fruibile, usata, coinvolgente, sentita e percepita come utile, innanzitutto da queste persone».
La nascita del Pd sta causando composizioni e scomposizioni…
«Io ritengo che l’alleanza di centrosinistra sia un’alleanza strategica, che il progetto del centrosinistra, che era quello di portare tutta la sinistra al governo del Paese insieme al centro, sia una grande opportunità per la vita democratica del Paese. La nostra è una grande sfida, non un’alleanza contro Berlusconi. E un progetto di rinnovamento democratico, è l’espressione di un blocco sociale che tiene insieme lavoro dipendente, ultimi e penultimi, lavoratori precari, le forze produttive del Paese, le forze del sapere. Questo è il nostro blocco sociale».
Eppure i partiti della sinistra si vanno ricomponendo…
«Noi dobbiamo porre ai tanti pezzi della sinistra, penso alla sinistra socialista penso a quelli che hanno lasciato i Ds perché non ci hanno creduto, il seguente quesito: “Ma dentro un sistema bipolare basato sull’alternanza, sistema nel quale tutti ci riconosciamo, come pesano di più i valori della sinistra? Dentro una rappresentazione di identità puntiformi, che espongono la frantumazione, oppure dentro un partito di centrosinistra che vuole essere maggioritario, che si propone come perno di un sistema politico?”. Quei valori della sinistra non contano più all’interno di questo progetto che non volendo rappresentare ciascuno la propria identità? Io capisco che ci possa essere In modo esplicito una sinistra più radicale ma la componente socialista è inevitabile che sia un pezzo autonomo?»
Secondo lei c’è la possibilità che prima o poi Sd o la costituente socialista possano riavvicinarsi al Pd?
«Si devono aprire dei processi politici. Io penso che il Pd debba fare politica anche alla sua sinistra. Fare politica significa aprire una discussione, un dialogo. Oggi la risposta più autorevole alla crisi della politica sta nel costruire soggetti politici collettivi che siano davvero partiti popolari, rappresentativi della pluralità del nostro Paese».
Però qualcuno, nel Pd, tira verso il centro. Le alleanze di nuovo conio…
«Io non credo a questo nuovo conio…».
…Anche per quello che affermava prima, il progetto del centrosinistra…
«No. Io auspico un centrodestra che evolva nella direzione per cui Pier Ferdinando Casini ne diventi il leader. Perché vedo quella cultura più auspicabile per l’evoluzione del centrodestra. Detto questo può accadere che una parte del centrodestra evolva, faccia altre scelte, ma questo non mette in discussione la scelta di fondo: il centrosinistra è un progetto non un’alleanza. Quindi non so che voglia dire “nuovo conio”, perché se il problema è stare attenti all’evoluzione del centrodestra e costruire convergenze su alcune grandi questioni, va benissimo. Non condivido l’impostazione per cui bisogna fare alleanze nuove al centro perché stiamo governando con il centrosinistra…».
Lei afferma che Ds e Dl non erano arrivati al capolinea…
«La scelta del Pd è stata fatta con lungimiranza e generosità dai due partiti. I Ds, e Piero Fassino in particolare, sono riusciti a portare il centrosinistra al governo del Paese. Non dimentichiamo questo, perché è questo che fa la differenza. C’è una bella differenza tra fare una svolta perché sei sull’orlo del tracollo e farla così. La svolta della Bolognina è nata molto più sull’onda della necessità di questa».

 

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