Il Blog di Livia Turco

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Per una politica nuova e al femminile

5 Ottobre, 2016 (17:30) | Interviste | Da: Redazione

Ci sono donne che operano nell’interesse della collettività, ma occorre più dialogo e incontro. Alcune riflessioni di Livia Turco, alla luce della sua esperienza. Intervista su Noi Donne di Tiziana Bartolini

 

Livia Turco è stata a lungo parlamentare e anche ministra. Oggi è presidente della Fondazione Nilde Iotti che, tra i suoi obiettivi, ha quello di promuovere e valorizzare la partecipazione delle donne alla vita politica.

 

In tanti anni di impegno hai sostenuto l’affermazione delle donne nei luoghi del potere, non solo politico. Forse è arrivato il momento di valutare il loro operato? 
Quando conclusi l’esperienza di governo mi dissi: spero di avere ancora del potere, anzi averne di più perché per me ha significato avere strumenti per risolvere i problemi. La gratificazione che si ha dalla possibilità di incidere, di cambiare è la grande ricchezza che ne ho ricavato. Per me potere è per eccellenza l’esercizio della politica come servizio e, ieri come oggi, il mio impegno è diffondere questi valori tra le donne; sono contenta di vederne tante ai vertici nella politica, nell’economia, nei media… purché il potere sia inteso come agire onesto e disinteressato e, naturalmente, se vuol dire essere felici e trovare la propria realizzazione nella promozione del bene comune. Non so se tutte lo intendono così.

 

Vedo tante volte praticare la politica dell’annuncio, la ricerca di visibilità; ma molto più spesso vedo nei Comuni, nelle Regioni, al governo nazionale, al Parlamento nazionale ed europeo donne che sgobbano, che si impegnano. Non ho sentito parlare di donne indagate per corruzione. Questi mi sembrano due dati importanti, sufficienti per promuoverle. Poi bisogna valutare la qualità delle politiche, il loro impatto sulla vita delle persone, il loro impegno per la vita delle donne e molte volte si resta un po’ deluse. Non mancano le buone politiche, ma credo che le tante donne nelle istituzioni debbano e possano porre con maggiore radicalità e nettezza la risorsa donna al centro dell’agenda politica. Farebbe bene a tutto al Paese: come si sa un alto tasso di occupazione femminile crea maggiore ricchezza, migliore sviluppo e combatte le povertà e le diseguaglianze.

 

Ciò che manca oggi, soprattutto dalle donne del Governo e dalle parlamentari, che sono brave e competenti e di cui sono convinta sostenitrice, è la loro capacità di rivolgersi esplicitamente alle italiane, di ascoltarle, di raccontare loro le battaglie sostenute ed i risultati ottenuti. So quanto è dura e faticosa l’esperienza di governo, ma ritagliarsi il tempo per andare tra i cittadini e le cittadine, ascoltare, discutere sarebbe un bellissimo messaggio ed un tempo speso benissimo. Sarebbe un modo concreto per avvicinare le donne alla politica. Vorrei che le brave ministre, tutte insieme, facessero un viaggio tra le italiane per ascoltare, prendere appunti, ed anche raccontare quanto è stato fatto. Mi piacerebbe che le giovani del governo e del Parlamento aprissero in modo esplicito e insieme tra loro un dialogo, si rivolgessero alle italiane, le invitassero nelle stanze dei loro uffici. Potrebbero cominciare promuovendo tutte insieme un appuntamento in ogni regione. Governare è prima di tutto competenza e azione concreta, ma se essa non si nutre della relazione umana con le persone rischia di essere inefficace.

 

Ritieni concretamente possibile mettere in atto una modalità femminile di interpretare il potere? 
Si, esiste una modalità femminile di esercitare il potere. A parte le eccezioni, in generale le donne sentono più forte il legame con le persone e con la vita quotidiana. Sono più inclini all’ascolto ed al gioco di squadra, sono più oneste e ci tengono ad essere scrupolose, studiose competenti. Questo però non può rimanere un esercizio individuale, ci deve essere una elaborazione collettiva, un progetto condiviso tra donne ed anche con gli uomini per cambiare la politica, per garantire una qualità del governo ad ogni livello della cosa pubblica e nelle aziende che abbia come obiettivo la valorizzazione delle risorse umane, la relazione anche umana ed empatica con le persone, il merito e la competenza. Questa qualità nuova della politica, del potere, del governo lo dobbiamo richiedere come cittadine e cittadini, elaborarlo in un progetto, proporlo in modo collettivo. C’è una responsabilità anche di noi cittadini/e, che dobbiamo scendere in campo, dare vita a movimenti collettivi e non essere chiusi/e nel nostro risentimento, nella nostra fatica, nella nostra delusione.

 

Ma non nascondiamoci i problemi: troppe volte le donne sono tra loro in competizione, fanno squadra meno degli uomini, sono convinte che le alleanze con gli uomini potenti siano più importanti dell’alleanza tra donne.

 

Cosa pensi della candidatura di Hillary Clinton? 

Sono convita che la elezione di Hillary Clinton alla Presidenza degli Stati Uniti sia un fatto altamente simbolico per accreditare l’autorevolezza delle donne e per dare forza e coraggio a tutte. Sarebbe la prima volta di una Presidente nella parte più importante del mondo, una donna che non ha mai nascosto la sua femminilità, il suo legame con le donne, il suo impegno per i diritti e la libertà femminile. Che unisce a questa “differenza” l’autorevolezza, la competenza, la durezza, la tempra che nell’immaginario collettivo sono ancora attribuiti prevalentemente dagli uomini. Che tali doti siano esercitate da una donna cambia la cultura degli uomini di tutto il mondo e dà forza alle donne di tutto il mondo. Auguri Hillary.

 

Cosa pensi dell’avanzare delle donne alla testa di movimenti populisti e/o di destra in Europa?

Non mi stupisce che donne siano alla testa di movimenti populisti, di movimenti che mettono al centro l’identità del territorio, esprimono le paure di trovarsi impoveriti perché arrivano gli “altri”, difendono la propria famiglia, contestano una politica lontana. Non mi stupisce perché la nostra storia di genere ci ha portate e ci porta a sentire molto strette tra di loro la dimensione del pubblico e quella della vita privata. Questo modo differente di vivere la politica ha prodotto cambiamenti positivi nella concezione stessa della politica, nel modo di intendere la rappresentanza, nella pratica sociale e politica. Ha inciso nel percorso storico del nostro paese e dell’Europa, ha un’influenza positiva sui partiti e sulla loro concezione e pratica della politica.

 

Lo ha fatto quando la politica è stata popolare, prossima, vicina alle persone. Il cambiamento che ha vissuto la politica nell’ultimo decennio in tutti i paesi Europei, in particolare il cambiamento del modo di intendere le istituzioni sovranazionali sentite come lontane e burocratiche, la personalizzazione e la perdita della dimensione comunitaria e popolare dei soggetti tradizionali della politica, la corruzione hanno colpito in particolare le donne. Votano meno degli uomini, sono più distaccate, avvertono un senso di estraneità ed in particole quella differenza che le fa essere molto legate alle persone della propria comunità, molto protese, tanto più nel freddo della crisi economica, alla protezione dei propri cari. Sono più attratte dal messaggio della paura, della difesa del proprio territorio e della propria identità, cercano anche in questa occasione relazioni umane, comunità, legami sociali veri.

 

Per questo sono convinta che per sconfiggere i populismi occorra attivare politiche che combattano le disuguaglianze, che diano sicurezza dimostrando che la carta vincente è la solidarietà. Ma serve anche mettere in campo, accanto ad istituzioni nazionali ed europee rinnovate, prossime, più efficienti, una qualità ed una pratica della politica che prenda in carico le persone, le renda protagoniste. Insomma, la sfida che ci proviene dai populismi sono nuove politiche di sviluppo, nuove istituzioni nazionali e sovranazionali ma anche l’invenzione di una nuova politica popolare che sia accogliente, umana, che attivi le competenze di tutte le persone.

 

A cura di Tiziana Bartolini

Giornata migranti:Livia Turco: “Celebra valore dignità”

3 Ottobre, 2016 (15:15) | Dichiarazioni | Da: Redazione

“Il 3 ottobre come giornata dei migranti ribadisce il valore della dignità umana come valore universale: mi auguro che questo valore conquisti il cuore e la mente di tutti gli italiani e di tutti gli europei e diventi il valore guida delle politiche di governo dell’immigrazione. Solo così potremo costruire un futuro di umanita’ e di speranza”. Lo dichiara all’ANSA Livia Turco, firmataria, insieme a Giorgio Napolitano, della prima legge quadro sull’immigrazione approvata nel 1998, provvedimento che si poneva l’obiettivo di superare la fase emergenziale. 

La prima ad aver favorito l’immigrazione regolare e scoraggiato quella clandestina. La legge Turco-Napolitano è stata poi modificata dalla Bossi-Fini. “E’ importante che il Senato dedichi domani una Giornata di riflessione ai migranti morti in mare - aggiunge l’ex ministro per la Solidarietà Sociale - Sarà l’occasione per rivivere alcuni momenti e alcune immagini che sono rimaste negli occhi e nel cuore di tutti noi: quella dei morti nel Canale d’Otranto quando avevamo appena approvato la nuova legge sull’ immigrazione; le enormi camere ardenti più volte allestite a Lampedusa per onorare i migranti morti in mare; il piccolo cimitero dell’isola che non era più in grado di accogliere le salme. Lo strazio delle madri che avevano visto morire i loro bambini”.

“Questi ricordi - dice ancora Livia Turco - rimandano il pensiero alla generosità dei lampedusani e degli abitanti dei tanti comuni del nostro mezzogiorno dove approdano le navi di migranti”. “Dunque voglio ringraziare il presidente Grasso per aver organizzato un momento bello ed autorevole come sarà domani l’iniziativa al Senato”. aggiunge l’ex ministro per la Solidarietà sociale. “Per Livia Turco “bene ha fatto il legislatore ad approvare la legge che ha istituito la giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, a tre anni del naufragio al largo di Lampedusa, nel quale persero la vita 368 migranti. Ricordare i migranti morti in mare ci sollecita a costruire una politica dell’immigrazione che riconosca la dignità delle persone migranti, dotate di diritti e doveri. Come avevamo fatto con la legge del 1998 promossa dai Governi dell’Ulivo”, conclude Livia Turco.

(Ansa)

I nostri primi 100 giorni a Roma

3 Ottobre, 2016 (12:46) | Dichiarazioni | Da: Redazione

Nei primi cento giorni avremmo realizzato quanto scritto nel programma Giachetti e discusso con i cittadini in campagna elettorale:

1) Piano contro la povertà, per prendere in carico ed inserire attivamente nel mercato del lavoro le persone che vivono in condizioni di povertà assoluta.

Avremmo utilizzato la misura assunta dal Governo nazionale sul reddito di inclusione sociale, quelle previste nella nuova legge regionale di recepimento della L. 328/2000 ed attivato le risorse dei fondi europei.

Avremmo puntato sul reddito di inclusione sociale per essere efficace tale misura ha bisogno che si agisca in due direzioni: 

1) andare “a scovare”, andare incontro alle persone in condizioni di povertà. Non basta genericamente informare ma bisogna attivare un “sociale d’iniziativa”.

2)Prendere in carico la persona e prevedere un percorso di integrazione sociale e lavorativa.

Per questo bisogna  rilanciare e rimotivare la rete integrata dei servizi in cui i servizi sociali, sanitari, uffici del lavoro, scuole, lavorino insieme.

Ci vogliono operatori sociali preparati, motivati e riconosciuti nel loro lavoro.

Ci vuole anche un impegno del mondo economico oltrechè del terzo settore per attivare i progetti di inserimento lavorativo delle fasce più deboli.

Avremmo pertanto costituito:

un Tavolo con la Regione per l’utilizzo dei fondi  regionali, nazionali ed europei;

il coordinamento dei presidenti delle municipalità;

un Tavolo per la lotta contro la povertà a livello cittadino ed in ogni municipalità,comprendente tutti gli attori sociali, dal  terzo settore al volontariato alle forze economiche.

2) Rilancio  della rete integrata dei servizi sociali con particolare attenzione alle fragilità, alle famiglie, all’infanzia,

avremmo impostato con il metodo della coprogettazione il sistema di accreditamento delle cooperative sociali per garantire un servizio ottimale su tutto il territorio metropolitano;

avremmo attivato l’albo delle badanti per consentire ai cittadini di individuare persone  con garanzie di competenza e serietà e dando  al contempo dignità al lavoro di cura e alle stesse lavoratrici.

3) Avremmo con tutte le nostre forze impedito la chiusura dei Centri antiviolenza.

Non solo, avremmo valorizzato la competenza dei centri anti violenza costruendo una rete per la prevenzione della violenza stessa e della tutela delle vittime che coinvolga i servizi sociali, le scuole, gli ospedali, i tribunali, la prefettura, il privato sociale.

Avremmo puntato in particolare sulla cultura e la formazione coinvolgendo le associazioni giovanili

4) Immigrazione

Avremmo cancellato lo scandalo di Via Cupa trovando una struttura permanente per l’accoglienza dei transitanti e dei richiedenti asilo,  d’intesa con la Regione e il Ministero degli Interni.

Avremmo aderito al Programma SPRARR per un’accoglienza diffusa nella città dei richiedenti asilo, puntando al loro coinvolgimento in attività socialmente utili.

Avremmo cercato di inserire i minori non accompagnati promuovendo sul territorio diverse forme di accoglienza e sostegno , ed in particolare l’affidamento familiare.

Avremmo detto che l’immigrazione non è solo emergenza.

A Roma vivono migliaia di nuovi italiani, che sono integrati nella nostra città e sono insostituibili. Non possono restare invisibili.

Avremmo attivato a livello cittadino ed in ogni municipalità i Tavoli della convivenza, per rendere i cittadini migranti protagonisti della vita della città alla pari dei cittadini romani.

Il Sindaco, avrebbe inviato a tutti i ragazzi figli di migranti, nati in Italia, che compiono 18 anni, una lettera personale, per informarli del loro diritto a chiedere la cittadinanza italiana perché da italiani “di fatto” lo diventino anche per legge.

Avremmo avviato la costruzione del Forum della convivenza, per raccogliere, illustrare e narrare le buone pratiche di convivenza diffuse nelle municipalità, per valorizzare i successi, diffonderli e farli diventare tessuto comune di convivenza e costruire in tal modo Roma città aperta, sicura, accogliente e multiculturale.


Livia Turco

Portare maternità e paternità a Palazzo Chigi, ma sul serio

22 Settembre, 2016 (10:03) | Dichiarazioni | Da: Redazione

Stiamo diventando una società sterile che non consente alle donne ed agli uomini di avere i figli che si desiderano. Sterilità dei corpi perché i tempi sociali condizionano quelli biologici e non rispettano i loro ritmi. Sterilità umana perché il nostro vivere è sempre più  incentrato sulla fretta, sulla velocità sull’ansia della prestazione, sull’apparire, sulla bellezza esteriore. Sterilità culturale, perché dopo l’esaltazione e la idealizzazione della maternità dentro lo stereotipo della maternità come ruolo e come destino , attorno alla maternità è prevalso il silenzio.

La maternità è rimasta un’ISOLA DELLE DONNE, lontana dalla politica che continua a non vederla.

Bisogna che finalmente i temi della maternità e paternità della nascita e crescita dei figli diventino ECCELLENTI POLITICHE, siano messe al centro dell’AGENDA POLITICA del PAESE.

Proposta : anziché ‘fare chiacchiere e promuovere giornate e stampare  ignobili manifesti il Presidente del Consiglio istituisca a palazzo Chigi  un TAVOLO PERMANENTE DI LAVORO PER IL SOSTEGNO ALLA MATERNITA’E PATERNITA’, composto da tutti i Ministeri , con le Regioni, gli enti Locali , le forze economiche e sociali per fare un PROGRAMMA CONCRETO di interventi e per monitorare la sua attuazione, diffonderli e discuterli nel paese attraverso una relazione annuale.

Asili nido, consultori famigliari, assegno per i figli, educazione sessuale e sentimentale, lavoro per le donne, congedi di paternità.

Questi sono le priorità. A partire dalla prossima legge di Stabilità. Con il contributo di tutti i soggetti economici e sociali.


Livia Turco

Ciampi: Livia Turco, rigoroso ma attento a politiche sociali

19 Settembre, 2016 (13:36) | Dichiarazioni | Da: Redazione

“Un uomo rigoroso nel rispetto dei conti pubblici ma attento alle politiche sociali. Ha sempre dimostrato un’enorme sensibilità verso i problemi dei più deboli e delle famiglie in difficoltà”.

Così Livia Turco ricorda con cordoglio Carlo Azeglio Ciampi “che - dice - ho conosciuto e con cui ho lavorato quando, ai tempi dei governi dell’Ulivo, lui era ministro del Tesoro e io della Solidarietà sociale”.

“Il suo rigore mi ha fatto spesso penare, ma insieme - aggiunge Livia Turco - siamo riusciti ad approvare leggi importanti a sostegno dei disabili, dei diritti dell’infanzia, della famiglie e della maternità, fino alla legge quadro 328 sulle politiche sociali”.

“Ciampi - prosegue l’ex ministro -mi ha insegnato a coniugare rigore e solidarietà, mi ha insegnato la sostenibilità economica della solidarietà sociale”.

“Ciampi - aggiunge - è stato una persona di grande umanità e curiosità, aperta nei confronti degli immigrati e dei temi della convivenza civile”. “Voglio ricordarlo per le tante cose che ho imparato da lui” conclude Livia Turco.

(ANSA)

Terremoto. Perché non dobbiamo perdere il coraggio

30 Agosto, 2016 (17:42) | Blogroll | Da: Redazione

Ho seguito la messa dedicata alle vittime del terremoto stamattina, a Morozzo in provincia di Cuneo con accanto la mia anziana mamma. Ci siamo ripetute tante volte in questi giorni ” chissà  come faremmo noi se ci trovassimo senza casa, senza niente, con la morte di persone care..”

Voglio ringraziare il Vescovo, Monsignor D’Ercole. Le sue parole pronunciate durante l’Omelia nella S.Messa di questa mattina lasciano il segno. Le ho sentite ripetersi nel mio cuore e nella mia mente per tutto il corso della giornata. Parole che esprimono pensieri con  la forza della verità e ridanno un senso alla parola speranza.

Voglio qui ripetere quelle che più mi hanno colpita.

“Signore, ma tu dove stai? Il terremoto è come l’aratro , che è violento, rompe la terra, ma la prepara ad un nuovo raccolto.La nostra difficile fede ci indica come riprendere il cammino. La solidarietà ci fa tenere i piedi ben saldi per terra e ci insegna ad abbracciare tutti.Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza.Ma non perdete il coraggio .Insieme ricostruiremo le nostre case,le nostre chiese  e daremo vita alla nostra comunità a partire dalle nostre tradizioni e dalle macerie della morte.”

Ascoltiamo queste parole e traduciamole in comportamenti concreti. Dobbiamo farlo come singoli cittadini. Deve farlo la politica.

Mi auguro che le parole del Vescovo diano conforto e speranza alle persone colpite e sofferenti ed illuminino la mente ed il cuore  di noi cittadini e di chi ci governa.

Livia Turco