Il Blog di Livia Turco

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Immigrazione. Governo finanzi sistema di accoglienza

5 Aprile, 2012 (16:27) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“L’ultimo drammatico sbarco a Lampedusa di migranti provenienti dalle coste libiche è un campanello d’allarme da non sottovalutare.  L’emergenza in cui si rischia di ricadere a seguito del prevedibile miglioramento delle condizioni meteorologiche non è un evento ineluttabile ma necessita tuttavia di decisioni immediate da parte del Governo”. Lo dichiarano in una nota Livia Turco e Jean-Leonard Touadi, del Partito democratico, annunciando un’interrogazione parlamentare su questo tema.

“L’accordo sottoscritto nell’aprile 2011 dalla Conferenza delle Regioni, l’Anci e l’Upi ed il Governo, aveva affidato alla Protezione Civile, attraverso il sistema territoriale degli Enti locali, la predisposizione di un piano di emergenza nazionale che riuscì ad accogliere ed assistere oltre 20.000 migranti distribuiti in quota parte in tutte le Regioni italiane. L’emergenza è stata poi prorogata fino a fine 2012 per permettere di proseguire nell’accoglienza dei migranti e ed avviare un percorso di integrazione dei richiedenti asilo già presenti sul territorio nazionale e di quelli che hanno continuato ad arrivare. Questo approccio, al contrario della decisione demagogica e dannosa di dichiarare Lampedusa “porto non sicuro”, aprì una strada per il superamento del “disastro Lampedusa”.

Abbiamo ora il timore che, da un lato, si stia sottovalutando il lavoro già impostato, dall’altro manchi la chiara percezione delle conseguenze che possono derivare dalla crisi che investe i paesi della fascia sub-sahariana che potrebbe, a breve, portare alla ripresa di un massiccio flusso migratorio verso le nostre coste.

Inoltre, il mancato rinnovo ad oggi delle convenzioni attivate con strutture del privato sociale, su cui si basa il sistema di accoglienza diffuso, sta creando pesanti disagi per i migranti assistiti e per gli imprenditori coinvolti.

Per non precipitare nuovamente nella ‘emergenza sbarchi’, sono quindi necessarie tre azioni immediate da parte del Governo: il rifinanziamento urgente del piano di accoglienza per il 2012; la convocazione al più presto del tavolo con la Conferenza delle Regioni, l’Anci e l’Upi per concordare la strategia da seguire nei prossimi mesi; il ripristino immediato della funzionalità del Centro di prima accoglienza di Lampedusa per permettere almeno i primi soccorsi e le procedure di foto-segnalamento dei migranti”.

Una mozione per la “medicina di genere”

13 Marzo, 2012 (11:27) | Documenti | Da: Livia Turco

Prima firmataria Livia Turco, la Camera sarà chiamata a votare questa settimana una mozione che impegna il Governo a dare più attenzione alla medicina di genere.

Ecco il testo della mozione:
La Camera

Premesso che

“La salute delle donne è il paradigma dello stato di salute dell’intera popolazione”. Con questa dichiarazione l’Oms ha lanciato la sua sfida per una rivalutazione complessiva delle politiche sanitarie e sociali in tutte le aree del Pianeta;

sempre l’Oms ha stabilito che, in medicina, il concetto di equità si associa alla capacità di curare l’individuo in quanto essere specifico e appartenente a un determinato genere;

è opinione ormai acquisita che proprio la differenza di genere identifichi esigenze diverse sul fronte delle terapie, oltre a influenzare in modo sensibile l’accesso, la qualità e l’aderenza alle cure stesse;

la medicina di genere è una branca recente delle scienze biomediche che ha l’obiettivo di riconoscere e analizzare le differenze derivati dal genere di appartenenza sotto molteplici aspetti: a livello anatomico e fisiologico, dal punto di vista biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale e nell’ambito della risposta alle cure farmacologiche;

nel riconoscere questa diversità di esigenze, la medicina di genere considera prioritario il diritto delle donne e degli uomini a un’assistenza sanitaria e farmacologica specifica, che si basi su un diverso modo di interpretare e valutare la programmazione e la produzione normativa in ambito farmaceutico, sanitario e socio-assistenzaiale;

è stato ormai dimostrato da molteplici studi che le differenze di genere, nella fisiologia umana  e nei  fattori sociali-culturali, ad esempio è più facile che una donna riconosca e chieda aiuto per un disturbo psicologico rispetto ad un uomo, in  caso d’insorgenza di malattia si riflettono significativamente sulla genesi, la prognosi e la compliance degli individui,

sono molteplici le differenze di “genere” nell’ambito delle patologie come ad esempio in quelle cardiovascolari dove è stato dimostrato che il 38% delle donne colpite da infarto muore nel giro di un anno contro il 25% degli uomini così come per l’ictus dove i 12 mesi successivi sono più a rischio per le donne (i decessi ne colpiscono il 25% contro il 22% degli uomini); in quelle polmonari o in quelle neurodegenerative, dove il Parkinson colpisce da 1,4 a 2 volte più gli uomini delle donne o l’Alzheimer che colpisce una donna su 6 rispetto agli uomini il cui rapporto è di 1 a 10; ed ancora in quelli dell’apparato digerente o nelle patologie psichiatriche, dove la depressone colpisce le donne due volte più degli uomini e nelle sindromi dolorose quali l’emicrania, la cefalea muscolo tensiva, l’artrite reumatoide molto più frequenti nella donna che nell’uomo al contrario di altre sindromi come la cefalea a grappolo che sono più diffuse nel sesso maschile;

le donne sono le principali consumatrici di farmaci, ne prendono mediamente circa il 40% in più rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni. Eppure una buona parte delle molecole, come ad esempio alcuni psicofarmaci, non è stata sperimentata sulla popolazione femminile nonostante che tra uomini e donne esistono diverse differenze che influenzano il metabolismo dei farmaci. Le donne, poi, pesano in media il 30% meno degli uomini e poiché il dosaggio dei farmaci non sempre viene calcolato in relazione al peso, può succedere che le donne assumano una maggiore quantità di principio attivo rispetto agli uomini. Anche nei meccanismi d’azione dei farmaci la ricerca ha individuato delle differenze tra uomini e donne, a seconda delle diverse patologie. Nella depressione, per esempio, le donne sembrano rispondere meglio agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), mentre gli uomini trarrebbero maggiori benefici dagli antidepressivi triciclici (TCA)31.
la differenza di genere influenza anche la risposta alle vaccinazioni, secondo una metanalisi condotta sugli studi scientifici esistenti relativi a una serie di vaccini da quello antinfluenzale a quelli per malattie come varicella, morbillo, febbre gialla.Sulle donne i vaccini funzionano meglio, dal momento che sembrano garantire una migliore risposta immunitaria dopo la somministrazione, tanto da suggerire la possibilità di usare dosi minori di vaccino nel sesso femminile;

già nel 2008 il progetto “La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica:  l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna” presso l’Istituto superiore di Sanità nacque dall’esigenza di individuare la necessità di dedicare risorse per conoscere in maniera più specifica le differenze tra uomo e donna per offrire anche alle donne una medicina basata sull’evidenza al fine aderire alle raccomandazioni della OMS, dell’ONU, e della UE;

la medicina di genere è il modo per rendere universalistico il diritto alla salute e, le numerose e significative differenze anatomiche, fisiologiche tra uomo e donna si riflettono nell’insorgenza, nello sviluppo e, nella storia naturale, sulla prognosi, sugli esiti e sui percorsi terapeutici  delle singole patologie, per cui vi è l’assoluta necessità di conoscere le differenze;

nonostante i progressi in campo medico compiuti in questi ultimi anni, c’è ancora una scarsa conoscenza dell’influenza del genere sulla salute;

Impegna il governo

ad inserire fra gli obiettivi strategici del prossimo piano sanitario nazionale la promozione ed il sostegno della medicina di genere;

a sviluppare la ricerca e la medicina di genere al fine di promuovere l’appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie;

ad individuare tutte le risorse finanziarie ed economiche necessarie affinchè il progetto “La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica:  l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna” possa essere rifinanziato con risorse adeguate;

ad instaurare una commissione nazionale che individui le priorità nell’ambito delle ricerca di genere ed individui le metodologie più appropriate per la ricerca di genere;

a lanciare e finanziare un piano di ricerca clinica e preclinica d’intesa che veda coinvolti i Ministeri della Salute e della Pubblica Istruzione ed Università e le Regioni;

offrire incentivi fiscali alle industrie che producono ricerca con disegni e protocolli genere mirati;

ad prevedere la possibilità d’inserire la materia della medicina di genere nei corsi di formazione del personale medico ed infermieristico affinchè vi sia una piena e completa presa di coscienza della tematica in oggetto.

Turco L.; Miotto; Lenzi; Argentin; Bossa; Bucchino; Burtone; D’Incecco; Grassi;  Murer; Pedoto; Sarubbi; Sbrollini

8 marzo: Italiane e straniere, un fiore per i diritti

12 Marzo, 2012 (15:29) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco da L’Unità del 9 marzo 2012

“Quanto sarei felice di poter dire in un luogo solenne che amo l’Italia”. E’da questa affermazione che tante volte ho ascoltato dalle amiche “nuove italiane” che è nata l’idea di compiere un gesto simbolico di cittadinanza, di onore per l’Italia, di alleanza fra italiane e di immigrate. Ieri, 8 marzo, giornata di festa e di lotta delle donne, siamo andate a deporre una corona di mimosa e di alloro sull’Altare della Patria, davanti al Sacello del Milite Ignoto, simbolo della nostra Repubblica. Quaranta donne autorevoli, per ciò che fanno nella loro vita, per ciò che hanno dato al loro paese d’origine, per ciò che fanno in Italia e che insieme rappresentavano tutti i continenti del mondo, hanno accettato l’invito della Fondazione Nilde Iotti ed insieme con le volontarie della fondazione medesima, sono salite sui gradini dell’altare della Patria per deporre una corona di mimosa ed alloro. Hanno accompagnato questo gesto con pensiero e riflessioni che potrete leggere sul sito della Fondazione medesima (www.fondazionenildeiotti.it). E’ stata una grande emozione sentire la gioia delle nostre amiche perché accolte ed amate nel luogo più sacro delle nostre istituzioni . Il colore della mimosa che campeggiava davanti al Milite Ignoto era più luminoso perché era davvero il fiore di tutte e l’Altare della Patria è diventato più umano perché luogo dell’incontro e dell’amicizia tra storie e culture diverse. Quello di ieri non è stato un solo gesto simbolico ma l’inizio di un percorso e di un cammino di scambio e di riconoscimento tra italiane ed immigrate. Non basta più soltanto aiutarci a gestire la reciproca emancipazione all’interno delle nostre vite, non possiamo più essere solo le tessitrici invisibili della convivenza. Italiane e “nuove italiane” devono irrompere sulla scena pubblica e diventare le costruttrici autorevoli della nostra convivenza civile. Abbiamo una risorsa in più per fare questo che è l’alfabeto dei sentimenti. E’ un alfabeto universale che si fa capire da tutti attraverso i gesti della vita quotidiana ed è proprio nella quotidianità della vita che le donne costruiscono la mescolanza delle culture e delle civiltà. Le donne solo leader di una filiera della convivenza basti pensare alle badanti, alle insegnanti, alla cura dei figli, alla capacità di costruire momenti di festa nei quartieri e nelle loro comunità attraverso le tante associazioni femminili. Quest’azione quotidiana per la convivenza deve uscire dall’invisibilità deve diventare forza politica e simbolica. Dobbiamo costruire un patto, un’alleanza, tra italiane e “nuove italiane” per un’Italia migliore. Un’alleanza attorno ad obiettivi concreti e condivisi: la dignità del lavoro, un welfare che garantisca la sicurezza a tutte le persone, una scuola inclusiva ed interculturale che non lasci indietro nessuno; una democrazia più forte che dia la possibilità per i figli di immigrati che nascono in Italia di essere riconosciuti come cittadini italiani e preveda il diritto di voto a livello locale per gli immigrati da cinque anni residenti nel nostro Paese; promuova il diritto alla libertà religiosa così come previsto dall’articolo 19 della nostra Costituzione; un patto, un’alleanza tra italiane e “nuove italiane” per costruire un’Italia più umana, per promuovere la cittadinanza europea e proseguire la battaglia per i diritti umani sul piano mondiale.

Livia Turco

Dopo i fatti del Policlinico: “Così muore la sanità pubblica”

22 Febbraio, 2012 (13:20) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

Pubblichiamo l’articolo apparso oggi sul quotidiano Europa:

L’inaudita vicenda della donna abbandonata nel pronto soccorso del policlinico Umberto I di Roma è un campanello d’allarme molto preoccupante sullo stato della sanità nel Lazio e, più in generale, sull’arretramento che può provocare, nel nostro paese, la politica dei tagli lineari.
Il sistema sanitario dell’Italia è eccellente e a Roma, come nel Lazio, ci sono buoni servizi. Ho sempre contrastato la retorica della malasanità perché il nostro sistema sanitario è una grande infrastruttura del nostro paese e un prezioso bene comune. Un bene comune di cui avere cura, da monitorare giorno per giorno per verificarne i risultati, individuarne le inefficienze, combatterne gli sprechi, costruirne le innovazioni.
Questa cura quotidiana ha bisogno di un gioco di squadra tra operatori, professionisti, amministratori e cittadini alimentato dal sentimento della fiducia e dall’amore per il bene “salute”. La sanità italiana è stata eccellente quando c’è stata una politica che ha considerato la salute come un investimento e non come un costo. Riflettiamo su questo dato: a fronte di un carico in termini di spesa pubblica del 7,2% del Pil, la sanità rappresenta il 12,8% dello stesso Pil in termini di ricchezza prodotta.
L’abbandono della sanità romana e laziale è frutto della concezione della sanità come costo e dalla incapacità riformatrice che rinuncia all’intervento mirato e si affida ai tagli lineari. Questi ultimi sono sbagliati in generale ma sono micidiali quando sono applicati alla sanità: riducono tutto a numero e a costo; fanno sparire la persona con i suoi diritti; cancellano la professionalità dei medici, uniformano e mettono sul stesso piano l’eccellenza e l’inefficienza.
Nel 2006 Il governo Prodi aveva promosso il Patto per la salute con le regioni, aumentando le risorse per i livelli essenziali di assistenza, per gli investimenti, per l’ammodernamento delle tecnologie ed aveva avviato i piani di rientro per superare i disavanzi sanitari. Un governo che aveva cercato un equilibrio tra la salute e la sostenibilità finanziaria, promovendo una grande riforma che era quella della medicina territoriale: fare le case della salute, l’assistenza domiciliare, la medicina di famiglia prima della chiusura degli ospedali e al posto degli ospedali.
Il governo Berlusconi ha interrotto drasticamente questa politica e ha portato la sanità al ministero dell’economia. Sono i fatti che parlano. Il ministero della salute prima abrogato e poi risuscitato non ha nessuna competenza di tipo economico ed i piani di rientro sono affidati al ministero dell’economia che valuta, di fatto, solo gli aspetti contabili e non la qualità dei servizi. Il governo Berlusconi ha inoltre revocato il decreto relativo ai livelli essenziali di assistenza voluti dal governo dell’Ulivo che puntavano sul potenziamento delle medicine territoriali e ha avviato una serie di tagli che sono culminati nella manovra Tremonti dell’agosto 2011.
Una manovra che prevede 8 miliardi di tagli alla sanità da qui al 2014. Il pronto soccorso, il servizio più vicino al cittadino è diventato l’emblema concreto della salute ridotta a puro costo. Esso dovrebbe essere un servizio di passaggio in cui si visitano le persone in condizione di urgenza, per poi ricoverarle o indirizzarle in altre strutture di lungodegenza. Sono diventate, invece, luogo di parcheggio perché mancano i posti letto negli ospedali, mancano le strutture per la lungodegenza e sono gestiti da un personale sempre più ridotto costretto a turni pesanti e tante volte demotivato.
Conseguenza del blocco del turn over che si protrae da molti anni e che prevede che i medici che vanno in pensione non siano sostituiti. Giusto ridurre i posti letto e chiudere i piccoli ospedali ma bisogna prima costruire la medicina del territorio, le case della salute, fare un patto con i medici di famiglia per garantire l’H24: gli studi dei medici di famiglia dovrebbero rimanere aperti tutta la giornata e per tutti i giorni della settimana. Questa è la grande riforma rimasta incompiuta, scritta nei documenti ma mai realizzata tranne che nelle solite regioni virtuose.
In dieci anni i posti letto negli ospedali si sono ridotti di 45mila unità pari al 15%; nel pubblico il taglio è stato tre volte superiore rispetto al privato. Bisogna fermare questa eutanasia della sanità pubblica prima che sia troppo tardi. Bisogna tornare a considerare gli investimenti costruendo finalmente una sanità che si basa su due pilastri: rete ospedaliera e medicina territoriale. Bisogna ridare fiducia agli operatori e ai professionisti del mondo sanitario.

Livia Turco
 

Immigrati. No all’aumento della tassa di soggiorno

17 Febbraio, 2012 (10:46) | Dichiarazioni | Da: Livia Turco

“Partecipiamo al sit-in promosso oggi dai tre sindacati Cgil Cisl Uil contro l’aumento della tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno e per un intervento rapido volto a prolungare fino a un anno la durata del ‘permesso per attesa occupazione’, soprattutto per coloro che hanno perso il lavoro”. Lo dichiara Livia Turco presidente del Forum Immigrazione del Partito Democratico che - insieme a Marco Pacciotti coordinatore del Forum e Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del PD - ha partecipato ieri al presidio davanti alla prefettura di Roma.
 
“E’ un’imposta aggiuntiva del tutto ingiusta – aggiunge Turco – a maggior ragione in un periodo di crisi di cui sono vittime anche gli immigrati.
 
Chiederò durante un question time indirizzato al governo di mantenere le promesse: i ministri Cancellieri e Riccardi, all’inizio di febbraio, avevano annunciato la messa a punto in tempi celeri di una norma che avrebbe “rivoluzionato completamente il sistema dei permessi” con vantaggi sui tempi e costi per ottenere il permesso.
Ora chiediamo al governo di dare risposte alle aspettative dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, che sperano ancora in una netta discontinuità rispetto alle leggi del precedente governo”.

Immigrati. Domani Livia Turco a Campi Bisenzio

3 Febbraio, 2012 (18:45) | Dichiarazioni, Blogroll | Da: Livia Turco

Domani sabato 4 marzo Livia Turco, responsabile Forum Immigrazione parteciperà a Campi Bisenzio al dibattito “La migrazione e i diritti”.
All’incontro saranno presenti, tra gli altri, il Console e il Vice Console della Repubblica Popolare Cinese e l’Ambasciatore della Repubblica del Senegal.
“Gli atti di violenza e di discriminazione come quello avvenuto nei mesi scorsi a Firenze non devono essere tollerati” - dichiara Livia Turco- “La nostra presenza a Campi Bisenzio è per onorare le famiglie di chi è stato vittima di vili atti discriminatori e per manifestare la nostra determinazione a sostegno di una coesione sociale effettiva. Una buona convivenza richiede un impegno serio e quotidiano”.
L’incontro sarà seguito da un pranzo di solidarietà per le famiglie dei cittadini senegalesi che lo scorso 13 dicembre a Firenze sono stati colpiti dal razzismo e dalla xenofobia.