Il Blog di Livia Turco

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Categoria: Articoli pubblicati

Una manovra solo di tagli

7 Settembre, 2011 (16:47) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, da l’Unità del 21 agosto 2011

Il grido di dolore che i sindaci hanno lanciato contro i tagli ai comuni va raccolto e compreso nel suo significato più profondo. Essi si traducono in tagli ai servizi sociali fondamentali e dunque ai diritti dei cittadini. E’ bene che ci intendiamo di cosa stiamo parlando. Non dare un aiuto economico a chi è in condizione di povertà significa ulteriormente degradarlo e spingerlo nella marginalità. Tagliare i centri diurni per le persone con disabilità intellettiva grave significa tenerle chiuse in casa e non consentire loro di imparare a fare qualche lavoro attivando così le loro abilità e costringere le loro famiglie ad una umiliante fatica. Tanto più grave se si considera la riduzione in atto degli insegnati di sostegno e dell’inserimento lavorativo. Ridurre l’assistenza domiciliare ai malati non autosufficienti significa far impazzire la famiglie e non dare il giusto sollievo alle persone. Abbandonare i servizi psichiatrici come sta avvenendo significa abbandonare progetti di recupero che hanno ottenuto nel corso degli anni risultati straordinari come ci ricorda il bel film Si può fare . Chiudere i già pochi asili nido significa privare i nostri bambini della possibilità di socializzare e di attivare le loro capacità cognitive, che si sviluppano nei primi anni di vita e sono tanto più importanti per i bambini di famiglie povere. Infatti, sviluppare le attività cognitive in modo adeguato significa non ereditare lo svantaggio sociale. Come si vede da questi esempi i servizi sociali sono un investimento altamente redditizio, sono un moltiplicatore di opportunità. Perché prevengono il disagio, aiutano chi è in difficoltà, promuovono talenti e capacità delle persone, combattono l’assistenzialismo. Sono sempre stati carenti nel nostro Paese e considerati figli di un Dio minore collocati all’interno di un Welfare storicamente basato sui due pilastri della sanità e dell’assistenza. Quando l’8 novembre del 2000 entrò in vigore la legge quadro 328 promossa dal Governo dell’Ulivo, la legge della dignità sociale, norme per un sistema integrato di servizi e prestazioni sociali si aprì nel nostro paese una pagina davvero nuova nelle politiche di Welfare, nel rapporto volontariato, associazionismo, terzo settore ed Istituzioni e, soprattutto, nella vita delle persone. Quella riforma fu il frutto di una grande stagione di partecipazione democratica che vide protagonisti amministratori locali, cooperazione sociale, volontariato, associazionismo e terzo settore. Essa aveva portato in dote consistenti risorse attraverso il fondo per le politiche sociali ed era stata anticipata da leggi straordinarie come la 285 per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, l’assegno di maternità alle donne prive di occupazione, l’assegno al terzo figlio, gli interventi a favore delle persone disabili. La legge 328, della dignità sociale, è portatrice di una cultura del benessere della persona imperniato sulla comunità che si prende cura, che attiva tutte le risorse e le opportunità del suo territorio per tirare fuori dalle persone, a partire da quelle più fragili e in difficoltà, tutte le loro capacità, per renderle attive e partecipi alla vita sociale. Il benessere individuale e sociale inteso come relazione con gli altri, attività, partecipazione alla comunità. La dignità della persona, la partecipazione attiva, il Welfare locale e comunitario, le politiche sociali come politiche di sviluppo, l’universalismo selettivo: sono questi i cardini di una riforma che restano non solo attuali ma urgenti nella loro applicazione. Il centrodestra ha invece sin dall’inizio abbandonato questa riforma, non l’ha più finanziata, non ha fatto i livelli essenziali di assistenza richiesti anche dalla legge sul federalismo fiscale. Hanno fatto invece la loro parte le regioni e i comuni che oggi però si trovano totalmente abbandonati ed ulteriormente penalizzati dalla manovra. Questo Governo ha attuato un vero e proprio massacro delle politiche sociali. Azzerando il fondo per la non autosufficienza, e lasciando al fondo per le politiche sociali imbarazzanti 250 milioni (nel 2008 era 1 miliardo). Il massacro delle politiche sociali viene attuato dal Governo in nome di una scelta culturale che il ministro Sacconi esprime con tutta la sua algida baldanza ideologica: la cultura del dono, della sussidiarietà e della carità. E così non solo ci troviamo di fronte a tagli inauditi ma anche a due articoli della legge delega sulla riforma fiscale ed assistenziale appena approdata in Parlamento che di fatto cancellano la legge 328 e il suo impianto culturale. Con due articoli scritti prima delle ferie in assoluto silenzio si archiviano anni di battaglie democratiche, si azzerano tanti soggetti che ne sono stati protagonisti, si torna indietro di 100 anni al Welfare della carità e si archivia il progetto del Welfare delle capacità, dei diritti e della comunità. Tutto ciò è uno schiaffo prima di tutto a coloro che praticano la carità ed il dono come il volontariato che nel corso di tanti anni ha incessantemente sollecitato lo Stato e le Istituzioni ad essere coerente con la nostra Costituzione e dunque ad essere promotore attivo e in prima persona della solidarietà promuovendo una cultura dei diritti e non delegandola alla carità privata. Nei due articoli (9 e 10 del disegno di legge 4566) infarciti della retorica della sussidiarietà che vorrebbe valorizzare le competenze e le virtù delle imprese sociali e del no profit, si delinea concretamente un sistema sociale basato sulla social card per i poveri gestita dai comuni, la riduzione della platea dei beneficiari dell’indennità di accompagnamento tra le persone disabili e l’utilizzo di questi risparmi nella costruzione di un fondo per la non autosufficienza che le regioni dovranno gestirsi e finanziarsi da sole, i servizi di integrazione socio sanitaria finanziati dal fondo Sanitario Nazionale anch’esso fortemente decurtato, e i trasferimenti monetari attuati dall’Inps. Di fronte ad un così grave arretramento bisogna resistere e poi ancora resistere ai tagli ottenendo un ripensamento del Governo ma anche rimettere in campo una mobilitazione forte ed ampia di idee e di passioni per costruire una nuova stagione della solidarietà e della giustizia sociale.

Berlinguer e la “diversità” della politica

7 Settembre, 2011 (16:45) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco, da l’Unità del 1 agosto 2011

La questione morale, in Enrico Berlinguer, era strettamente connessa alla sua concezione della diversità della politica e dei comunisti italiani. Non si trattava di una diversità antropologica ma politica e di progetto politico come si legge nell’intervista ad Eugenio Scalfari del 28 luglio 1981, oggi ritornata al centro del dibattito pubblico, in cui Berlinguer collegava la questione morale a tre obiettivi di un programma politico. 1°- la scrupolosa applicazione dell’articolo 49 della Costituzione là dove si afferma che i partiti devono concorrere alla formazione della volontà politica della Nazione e cessare di occupare lo Stato e motiva l’uscita del PCI dal governo di unità nazionale nella mancata rottura da parte dei partiti di governo di queste pratiche di occupazione del potere; 2° la lotta al privilegio che va combattuto e distrutto ovunque si annidi . che la professionalità e il merito vadano premiati .. ; 3° la creazione di un modello di sviluppo che superasse il capitalismo per dare una risposta ai bisogni umani e sociali della persona a partire dal lavoro. Nella questione morale di Enrico Berlinguer non c’era solo l’onestà, la lotta alla corruzione ed alla invadenza partitocratica, ma una idea della politica capace di promuovere una profonda trasformazione sociale ed umana e di contribuire a costruire un nuovo umanesimo, una umanità nuova. Una politica che non si ispirasse ad idealità profondamente vissute si ridurrebbe ad uno scettico politicismo (E. Berlinguer. La nostra diversità aprile1981). Una politica che doveva essere testimoniata con la forza dell’esempio individuale, come seppe fare la classe dirigente del PCI, con la creazione di una forte comunità quale fu il Partito Comunista e con una azione quotidiana accanto e con le persone per risolvere i problemi e cambiare la società. In questa visione di un cambiamento sociale che fosse anche crescita dell’umanità delle persone vi era la sua speciale attenzione al femminismo e ai nuovi movimenti sociali come il pacifismo e l’ambientalismo. Come sappiamo questa sua idea della diversità della politica e dei comunisti italiani fu contrastata perché scambiata per moralismo ed espressione di un cultura politica incapace di capire la modernità. Letta con gli occhi di oggi, di fronte alle macerie morali e culturali prodotte dal berlusconismo ma anche di fronte alla domanda di senso, di legame sociale, di giustizia, di protagonismo che provengono dalla nostra società, quella idea della diversità, di una politica artefice di una trasformazione sociale che fosse anche crescita umana, quella prospettiva di una umanità nuova costruita con la forza dell’esempio individuale e della comunità, anticipa le sfide che una politica democratica e riformista deve oggi affrontare. Oggi, infatti, il problema della moralità della politica è tutt’uno con quello della ricostruzione di un senso civico, di un tessuto di valori incentrati sul bene comune, sulla responsabilità, sui diritti e sui doveri. Il problema della moralità della politica è quello della sua autorevolezza, di dare forza e concretezza ai valori della solidarietà, del bene comune e della giustizia sociale. Contano le regole, contano le proposte che ha avanzato Bersani per ridurre i costi della politica e per cambiare la legge elettorale, ma contano soprattutto, la forza della coerenza e dell’esempio individuale. Conta moltissimo una qualità dell’esperienza politica che i partiti, a partire dal PD, dovrebbero essere in grado di proporre,una esperienza politica in cui le persone possano vivere relazioni umane significative, scambi e crescita culturale ed essere protagonisti di fatti e battaglie concrete per migliorare la vita delle persone. L’obiettivo in particolare dovrebbe essere l’applicazione dell’art.3 della Costituzione nel suo comma 2 è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese . I partiti devono sentire come proprio tale compito ed essere essi stessi strumenti di lotta al privilegio, di promozione del merito, di inclusione sociale: questa è secondo me la sfida grande della moralità della politica.

No al carcere per gli innocenti. L’appello del Forum immigrazione

14 Luglio, 2011 (16:43) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

Livia Turco interviene, con un articolo su l’Unità del 14 luglio, a sostegno dell’iniziativa del Forum Immigrazione che ha chiesto di cancellare le norme del Governo che prevedono il trattenimento fino a 18 mesi all’interno dei Centri di Identificazione di persone che hanno come unico reato quello di essere fuggiti dalla povertà ed essere entrati nel nostro Paese senza documenti.

 Leggi l’articolo su l’Unità di oggi

Biotestamento. “Vogliamo una legge umana per la vita”

7 Luglio, 2011 (19:16) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

Livia Turco ha scritto un articolo su L’Unità del 5 luglio sul dibattito in corso alla Camera sul ddl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.

Leggi l’articolo

Immigrazione. Turco: chi nasce e cresce in Italia è italiano

4 Luglio, 2011 (14:43) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

di Livia Turco (L’Unità, 2 luglio 2011)

L’Italia della convivenza si incontra a Cesena, nella seconda Festa Nazionale del Pd sull`Immigrazione per discutere l`agenda di una società più giusta e più sicura. Sono le donne e gli uomini, soprattutto i giovani, italiani e nuovi italiani che hanno sperimentato la fatica ma anche la bellezza della mescolanza e che vogliono che essa diventi un tratto dell`Italia normale. 
Dobbiamo imparare a vivere insieme perché mescolati si vive meglio: questo è il messaggio che proponiamo. Imparare a vivere insieme è un ingrediente fondamentale della riscossa civica di cui il nostro Paese ha bisogno e che ha cominciato a soffiare con prepotenza, come dimostrano gli esiti del referendum e delle elezioni amministrative.
La vittoria del centro-sinistra in città cruciali del nord come, Milano, Novara, Torino, è anche la vittoria della convivenza e della mescolanza sulla paura. Dice che le forze progressiste devono con determinazione costruire la società della convivenza, combattere la paura con una politica della speranza.
C`è già un`Italia della convivenza e a Cesena si esprimerà attraverso i giovani, le donne, i lavoratori, gli imprenditori, gli amministratori locali, i politici, gli scrittori, i cantanti, gli insegnanti, gli animatori sportivi.
Questa Italia profonda ma ancora troppo nascosta ci dice una cosa importante a proposito di crisi del multiculturalismo e di modelli di integrazione. 
Ci dice che la strada per costruire la convivenza è l`adesione a comuni principi costituzionali, è quella di persone diverse che si uniscono per fare delle cose insieme, per costruire insieme qualcosa di utile a tutti.
Ciò richiede un impegno individuale nel proprio luogo di lavoro, di studio, di preghiera.
E richiede un progetto e una proposta politica, quella che noi nella prima Conferenza Nazionale del Pd sull`Immigrazione abbiamo chiamato «L`alleanza tra italiani ed immigrati per un`Italia migliore». L`alleanza per una nuova cittadinanza europea, per politiche di co-sviluppo, per la dignità del lavoro, per la scuola di tutti e per tutti, per un welfare per le sicurezze per tutti, per una democrazia inclusiva.
In questo contesto assumono grande rilievo le proposte che discuteremo a Cesena per l`Europa, per il lavoro, per nuove modalità di ingresso, per la scuola interculturale, per come combattere in modo efficace l`immigrazione clandestina, per promuovere politiche di cooperazione allo sviluppo. 
A Cesena diremo NO con tutto il nostro sdegno alle politiche del governo, in particolare quelle che chiudono in carcere gli innocenti. perché questo è l`esito concreto del trattenimento fino a 18 mesi di persone che non hanno commesso reati ma che sono prive di documenti.
A Cesena ribadiremo che chi nasce e cresce in Italia è italiano. Questa è la nostra bandiera, la nostra battaglia, per questo chiediamo fin d`ora che essa sia la prima riforma che verrà varata nella prima riunione del Consiglio dei ministri del futuro governo di centro-sinistra. 
Anche per questo sosteniamo le proposte di legge di iniziativa popolare promosse da un largo cartello di associazioni sul diritto di voto amministrativo e per la riforma di cittadinanza.

Il vento nuovo dei diritti

21 Giugno, 2011 (12:57) | Articoli pubblicati | Da: Livia Turco

“La politica dei diritti non è solo quella che riconosce beni e attribuisce risorse e prestazioni ma è anche quella che promuove la responsabilità verso gli altri”. Così Livia Turco in un articolo apparso su l’Unità il 19 giugno scorso, dove viene affrontato il tema del superamento della logica individualistica che ha permeato in questi anni non solo la cultura liberista e conservatrice ma anche quella progressista e di sinistra.

 Leggi l’articolo integrale su l’Unità