Il Blog di Livia Turco

www.liviaturco.it



100 ANNI DI 8 MARZO

10 Marzo, 2008 (17:00) | Dichiarazioni | Da: cesare fassari

Le donne e il diritto a cure specifiche. La sfida rosa della salute

di Livia Turco

Pubblicata sul Messaggero dell’8/03/08

Quest’anno si celebra il centenario dell’8 marzo. E’ una data che rappresenta molto per le donne di tutto il mondo. Per la loro libertà e autonomia. Per i loro diritti e la loro responsabilità. C’è un diritto forte e primario che promuove dignità e benessere per le donne e per gli altri: il diritto alla salute. Come Ministro della Salute ho posto fin dall’inizio del mio mandato il tema della salute della donna tra le mie priorità.E l’ho fatto per diversi motivi. Il primo è che le donne si ammalano di più degli uomini. Secondo i dati Istat l’8,3% delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini. E le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono molte. Le allergie (+ 8%), il diabete (+ 9%), la cataratta (+ 80%), l’ipertensione arteriosa (+ 30%), alcune malattie cardiache (+ 5%), la tiroide (+ 500%), l’artrosi e artrite (+ 49%), l’osteoporosi (+ 736%), la calcolosi (+ 31%), la cefalea e l’emicrania (+ 123%), la depressione e l’ansietà (+ 138%), l’alzheimer (+ 100%). Per questo è importante cominciare a investire di più nella ricerca di genere, cioè quella che studia gli effetti delle terapie in modo differente tra uomini e donne. Pochi lo sanno ma fino ad oggi le donne sono state sempre sottorappresentate nelle sperimentazioni cliniche dei farmaci, con il risultato che la donna è assimilata al maschio sia per l’efficacia che per le controindicazioni del farmaco. E invece non è così, come dimostrano molti casi in cui gli effetti si sono rilevati molto diversi tra uomini e donne. La ricerca di genere permetterebbe invece di segnalare prima queste differenze di assimilazione e di risposta dell’organismo femminile rispetto a quello maschile, evitando problemi terapeutici o, al contrario, valorizzandone i benefici diversi che si possono verificare tra uomini e donne. Per questo è anche importante che gli stessi medici siano formati sulla medicina di genere. Dobbiamo infatti porci l’obiettivo di un avanzamento culturale nel mondo medico prevedendo specifici corsi di formazione sulle specificità della salute della donna. E infine promuovere la salute delle donne è importante perché essa viene ormai universalmente riconosciuta come un vero e proprio indice per misurare il livello di civiltà, democrazia e sviluppo di un Paese. In altri termini, le donne, il loro mondo, la loro vita e la loro salute sono veri e propri indicatori del benessere di una società nel suo complesso. La disuguaglianza tra uomini e donne specchia infatti ancora oggi tutte le altre disuguaglianze, discriminazioni e oppressioni. Nel mondo le donne sono ancora le più povere, le meno istruite, quelle con minor reddito e con minori diritti civili. E anche nel nostro Paese, nonostante la straordinaria crescita di soggettività e di protagonismo, la maggioranza delle donne resta esiliata dai luoghi decisionali delle istituzioni, della politica, del lavoro. E questo soprattutto nel nostro Mezzogiorno. Il Piano di Azioni per la salute delle donne che ho predisposto e che lascio in eredità a chi mi sostituirà alla guida del ministero della Salute parte proprio da qui. Dalla consapevolezza che il diritto alla salute delle donne diventi il diritto forte che promuove e tutela tutti gli altri diritti, sociali, civili, politici. E in questa direzione vanno quindi lette le molte azioni innovative che abbiamo promosso. Dall’atto di indirizzo per la piena applicazione della legge 194, all’apertura di uno sportello all’interno dei pronto soccorso ospedalieri per rispondere alle donne vittime della violenza di strada o domestica. Dalla scelta di avviare una sorta di umanizzazione in rosa di tutti i reparti di oncologia dei tumori femminili, alla promozione della vaccinazione pubblica contro il cancro dell’utero. Fino all’inserimento nei livelli essenziali di assistenza dell’analgesia epidurale come diritto della donna ad un parto naturale e sereno senza dolore.

Scrivi un commento

Dovete essere connessi per poter inserire un commento.