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100 ANNI DI 8 MARZO

10 Marzo, 2008 (18:25) | Senza categoria | Da: cesare fassari

Primo Rapporto sullo stato di salute delle donne in Italia

La “Commissione Salute delle donne“ del Ministero della Salute ha elaborato il primo “Rapporto sullo stato di salute delle donne in Italia”. La Commissione, istituita nel giugno del 2007e di durata triennale, con la presenza di numerose e autorevoli esponenti del mondo scientifico, della sanità pubblica e delle associazioni, ha voluto presentare questo primo documento dei lavori svolti, in occasione del centenario dell’8 marzo, “come contributo per la promozione del diritto alla salute delle donne, inteso come diritto forte che promuove tutti gli altri diritti, economici e sociali, civili e politici”. Il “Rapporto” è un ampio documento che fornisce da una parte un profilo dello stato di salute delle donne in Italia, secondo i più aggiornati dati forniti dalle fonti istituzionali e dalle banche dati internazionali e, dall’altra, un preciso piano propositivo e progettuale.

Le proposte più significative riportate nel Rapporto:

1) RICERCA DI GENERE

  • Studio dei meccanismi che determinano le differenze uomo/donna nella risposta allo stress.

  • Studio dello sviluppo umano come genere dipendente.
  • Inclusione delle donne negli studi clinici (a partire dai trattamenti farmacologici): incentivare la presenza delle donne negli staff clinici; organizzare le modalità degli studi clinici (orari, luoghi, assistenza psicologica, rimborsi).

  • Comitati etici: attenzione alla equità di genere nella ricerca clinica.

  • Educazione ed informazione: corsi ECM sul genere per medici e farmacisti. divulgazione delle informazioni alla popolazione generale; la tematica di genere inclusa nei curricula di tutte le professioni sanitarie.

2) PERCORSO NASCITA

  • Migliorare la qualità e sicurezza dell’assistenza; ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali; demedicalizzare e umanizzare la nascita.
  • Riorganizzazione dei punti nascita(ridurre quelli con <500 parti l’anno).
  • Promozione del ruolo dei consultori (1 in ogni distretto per 6 mattine e 5 pomeriggi la settimana; 50% dell’attività nelle scuole, per corsi di accompagnamento a genitorialità e menopausa, per violenza contro le donne; mediazione culturale; budget specifico).
  • Politiche di incentivazione per la riduzione dei tagli cesarei; linee guida, formazione del personale e promozione delle “buone pratiche”.

3) CONTRACCEZIONE

  • Confermare che la “pillola del giorno dopo” non è farmaco abortivo ma anticoncezionale e come tale non può essere motivo di obiezione di coscienza da parte degli operatori sanitari, compresi i farmacisti; garantire che la prescrizione sia effettuata oltre che nei servizi consultoriali, anche nei Pronto Soccorso (proponendo la possibilità del codice VERDE) e nei servizi di continuità assistenziale (guardia medica) nella piena applicazione della legge 194/78.

  • Contraccettivi orali: più blister nella stessa scatola (fino a 6 confezioni);le pillole a basso dosaggio in fascia A, considerando la contraccezione strumento prioritario della prevenzione dell’IVG e che in quanto tale deve essere prevista nei LEA; IUD gratuiti a donne con reddito basso e nei consultori.

  • Almeno un medico non obiettore in ogni Distretto, presente almeno 4 volte alla settimana e di mediatrici culturali in tutte le ASL a disposizione dei servizi consultoriali e ospedalieri.

  • Negli Ospedali che eseguono IVG, rendere disponibile idonea strumentazione (Karman) utilizzando le risorse derivanti dai DRG per le IVG.

  • progetti specifici per la salute riproduttiva e la prevenzione delle IVG tra le donne immigrate.

4) MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE

  • Favorire la ricerca rispetto alle MST per genere; formazione comune degli operatori (MMG, PLS, Ginecologi consultoriali ed ospedalieri); informazione alla popolazione giovanile nelle scuole superiori.

  • Proporre lo screening per la Chlamydia unitamente al I° PAP test.

5) MALATTIE CARDIOVASCOLARI

  • Linee guida sulla prevenzione al femminile.
  • Data-base per la ricerca di genere.

6) “SPORTELLO” - VIOLENZA CONTRO LE DONNE

  • Assistenza per la violenza: nei LEA.
  • Formazione ECM degli operatori ospedalieri e territoriali.
  • Codice DRG unico.
  • Sportello” in tutti i grandi Pronto Soccorso.
  • In ogni Regione: un Centro antiviolenza h24.

7) PIANO INTERSETTORIALE PER LA SALUTE DELLE DONNE

  • Definire un Piano Nazionale che coordini le politiche sanitarie e non sanitarie (educazione e istruzione, politiche sociali e per la famiglia; politiche per il lavoro).

  • Istituire una Commissione multidisciplinare.

  • Costruire un set di indicatori genere specifici.

8) FORUM NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI

  • Un luogo permanente di confronto e di rappresentanza delle associazioni che operano per la salute delle donne, composte prevalentemente da donne, con utenza prevalentemente femminile.

I dati più significativi riportati nel Rapporto:

Trend sociali e demografici

·Le donne italiane al 1 gennaio 2007 sono 30 milioni (il 51,4% della popolazione); le donne straniere sono il 4,4% della popolazione femminile. Negli ultimi dieci anni il tasso di nuzialità è diminuito dal 4,8 al 4,2 per mille; il numero medio di figli per donna è rimasto stabile (pari a 1,2-1,3).

Le donne nel mondo del lavoro

·Dal ’93, un milione di occupate adulte in più.

·Ma il tasso di disoccupazione femminile è ancora il 10,1% nel 2005 (media della UE, 9%).

·Il tasso di occupazione femminile, nel 2005 è 45,3% (quello maschile 69,7%).

·Il lavoro part-time e flessibile passa dal 14,3% (nel 1993) al 25,6 % (nel 2006). Il lavoro flessibile maschile: 4,6%.

·Nonostante il livello di scolarizzazione delle donne sia elevato, le donne sono soprattutto impiegate nel lavoro dipendente, in ruoli subordinati. Nei ruoli apicali le donne sono ancora poco rappresentate.

·Nel SSN: la presenza femminile è 60,9% del totale; le donne sono il 32,2% dei medici , il 75,5% del personale infermieristico.

·Nella dirigenza medica del SSN la presenza delle donne è 32%, negli incarichi di struttura complessa l’11%, per le strutture semplici il 25%.

·Nonostante la componente femminile del lavoro pubblico sfiori il 54% del totale (con punte del 76% nel comparto scuola), le dirigenti di seconda fascia sono il 25% e le dirigenti di prima fascia circa il 15%.

·A livello di amministrazione centrale, la presenza delle donne nelle fasce dirigenziali è un poco più alta: le dirigenti di seconda fascia sono il 35% e le dirigenti generali di prima fascia sono il 20%. Rispetto agli incarichi aggiuntivi: agli uomini é attribuito il 56% del totale degli incarichi e alle donne il 44%; ma la differenza, a favore degli uomini, aumenta considerando i compensi: le donne percepiscono solo il 29% dei compensi accessorii e gli uomini il 71% del totale.

·Le denunce per infortuni nel 2006 si sono ridotte: -1,3 % rispetto all’anno precedente (-2,8% nel 2005).

·La percentuale di donne che subiscono infortuni sul lavoro si mantiene al 27% , influendo in maniera nulla sul calo dell’1,3% dal 2005 al 2006. Per entrambi i generi l’80% degli infortuni si concentra nelle fasce d’età centrali con una decisa prevalenza femminile nella fascia 35-49 anni. I casi mortali nelle donne sono l’8% dei casi nel 2006.

·Ogni anno vengono denunciati all’INAIL circa 26.000 casi di malattie professionali: le donne, con quasi 6.000 denunce annuali, corrispondono al 21,8 %

·In agricoltura si registra la più alta presenza di donne colpite da malattie professionali (l’incidenza è superiore a quella maschile); nei servizi la percentuale diminuisce per arrivare alla metà nel settore industriale.

·Lo stress è il primo problema lavorativo per le donne (la % di malattie correlate allo stress sono circa il doppio per le donne rispetto agli uomini.)

·Secondo l’ISPESL: ogni anno sono 4.500.000 i casi di infortuni domestici, di cui 8000 mortali, con ripartizione donna/uomo del 65% e 35%.

Indicatori sanitari selezionati

·L’aspettativa di vita delle donne ha raggiunto 84 anni (6 anni in più rispetto agli uomini).

·Ma le donne affette da almeno una malattia cronica grave sono il 12,1 %.

·La disabilità femminile è circa il doppio di quella maschile (6,12% contro 3,32% maschile).

·Il consumo di farmaci nelle donne cresce al crescere dell’età: 43,7 % per tutte le età (75% tra 65-74 anni; 86,2 % in quella di 75 ed oltre).

La violenza contro le donne

·Secondo l’ISTAT, nel 2006: le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono state 6.743.000 e un milione di donne ha subìto stupri o tentati stupri.

·Il 14,3% delle donne, che abbiano o abbiano avuto un rapporto di coppia, ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale dal partner.

·Solo il 7% delle donne che ha subìto violenza da parte di un partner, lo denuncia.

Mortalità

·Le cause di morte più frequenti fra le donne (per tutte le età) sono le malattie dell’apparato circolatorio (46,8%) ed il cancro (23,8%). Seguono le malattie dell’apparato respiratorio (5,5%), le cause violente (3,7%).

·I tumori femminili (mammella e cervice) rappresentano il 15,7% delle cause di morte per le età fra i 35 e i 64 anni. Oltre i 65 anni: le patologie cardiocircolatorie rappresentano il 50%.

·Una donna ogni quattro ha la probabilità di avere una diagnosi di tumore nel corso della vita.

·Il cancro alla mammella causa il 17,1% della mortalità per tutti i tumori; il cancro alla cervice 0,6%. La mortalità per cancro al polmone è in continuo aumento (9,8% di tutti i tumori nelle donne).

·Screening mammografia: 71% delle donne sopra i 50 anni ha eseguito almeno 1 mammografia. Il maggiore incremento si è verificato nelle donne meno istruite (+13.7%), grazie all’effetto “riequilibratore” dei programmi di screening.

·Copertura dei programmi di screening mammografico: dal 56.2 al 78.2% in tre anni, ma nel sud resta ancora al 10%, nel centro-nord è al 90%.

·Copertura dei programmi di screening cervicale: copertura del 70% (con minori differenze territoriali).

Stili di vita e fattori di rischio

·I maggiori fattori di rischio, associati alla mortalità prematura(prima dei 65 anni) sono: fumo, eccessivo consumo di alcool, dieta non salutare e assenza di attività fisica.

·Il 17% delle donne è abituale fumatrice, il 3,4% forte fumatrice. Il 26,8% delle donne italiane è in sovrappeso, con un 10% di obese.

·Il 47% delle donne non pratica alcuna forma di attività fisica e solo il 16% dichiara di fare sport con continuità.

La salute riproduttiva

·Nel 2005, il 13,8% dei parti è relativo a madri di cittadinanza non italiana (Centro- nord: 20%).

·L’età media della madre al parto è 31,9 anni per le italiane; 28,6 anni per le cittadine straniere.

·Il 40,9% delle madri ha una scolarità medio alta, il 41,5% medio bassa ed il 17,6% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale una scolarità medio bassa (53%). Oltre l’82% delle donne con meno di 20 anni ha, al massimo, conseguito un diploma di licenza media inferiore.

·Il 50,4% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 39,1% sono casalinghe e il 10,5% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione.

·Controlli in gravidanza: nell’83% dei casi, si effettuano più di 4 visite, di più nelle gravidanze fisiologiche (83.4%) rispetto alle patologiche ( 77.5%).

. La prima visita oltre la 12 settimana di gestazione è effettuata dal 4,6% delle donne italiane e dal 18,6% delle donne straniere.

·Il numero delle ecografie è in media 4,3 (nel 73,6% delle gravidanze è > 3).

·Si effettua il 16% di amniocentesi.

·Oltre l’ 88% dei parti avviene negli istituti di cura pubblici, l’11,6% nelle case di cura e lo 0,18% a domicilio.

·L’incidenza dei tagli cesarei è 38,2% del 2005 (l’Italia è ai primi posti in Europa e nel mondo).

·Circa il 70% dei parti avviene con taglio cesareo in strutture private e accreditate.

·Punti nascita: 560 totali (di cui quasi 200 con meno di 500 parti l’anno).

·Il 15% dei parti molto pretermine avviene in punti nascita con meno di 1.000 parti l’anno. Il 2% dei parti molto pretermine avviene in punti nascita con meno di 500 parti l’anno e prive di Terapia Intensiva neonatale.

·I metodi contraccettivi maggiormente impiegati: coito interrotto (31,6%), condom (28,4%), “pillola” (20,9%), metodi naturali (4,2%), dispositivi intrauterini (3,2%), diaframma (1,3%) mentre “nessun metodo” risultava adottato nel 10,4% delle coppie.

·Nel corso degli anni in Italia è notevolmente diminuito il ricorso all’IVG All’inizio degli anni 80 (a ridosso della promulgazione della Legge 194) le IVG erano oltre 200.000; negli anni più recenti (2005-2006) circa 130.000 casi. Il tasso di abortività (numero di IVG su 1000 donne in età 15-49 anni), è diminuito da 17 nel 1982 a 9,4 nel 2006.

·La riduzione per le donne italiane è stata del 60%.

·Nel 1995 il 7% delle IVG risultava essere effettuata da cittadine straniere, nel 2005 è il 30%. Il tasso di abortività delle donne straniere (soprattutto molto giovani e nubili) risulta quattro volte superiore a quello delle donne italiane.

·Numero consultori: 2.186 (553 con spazi giovani), con notevoli differenze differenze territoriali.

E’ possibile consultare il testo completo del “Rapporto sullo stato di salute delle donne in Italia” sul sito www.ministerosalute.it

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