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Giornata Mondiale Aids 2007

3 Dicembre, 2007 (19:13) | Dichiarazioni | Da: cesare fassari

di Livia Turco 30/11/2007

Domani si celebra in tutto il Mondo la Giornata Mondiale Aids 2007. La parola chiave scelta per quest’anno è “leadership”. Una leadership che dobbiamo essere in grado di esercitare nella ricerca, nell’approccio e nella perseveranza nella lotta a questa malattia. E dobbiamo farlo in tutti i settori: a partire dalla famiglia e dalla società civile e con un grande impegno delle istituzioni, sia nazionali che locali. Come prevede la comunicazione della Commissione europea al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla lotta contro l‘HIV/AIDS nell’Unione Europea e Paesi vicini nel periodo 2006-2009, l’obiettivo che ci troviamo di fronte è infatti quello di “rafforzare la partecipazione della società civile in tutti gli aspetti della lotta contro l’epidemia, compresi la definizione degli obiettivi, l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi”. Un impegno che il Ministero della Salute ha raccolto con decisione fin dallo scorso anno e in questo ambito abbiamo anche riavviato la nostra iniziativa di solidarietà internazionale. Da un lato è stato pagato il nostro debito di 130 milioni di euro nei confronti del Global Fund per l’Aids, la tubercolosi e la malaria e dall’altro, in sede di Unione Europea, stiamo sostenendo fortemente un piano per assicurare insieme agli Stati membri e alle aziende farmaceutiche, l’accesso ai medicinali anti-retrovirali e l’efficace distribuzione degli stessi in quei Paesi europei che presentano evidenti difficoltà economiche nell’accesso a questi farmaci. Ormai sappiamo che l’Aids è una malattia che non è mai stata percepita e vissuta come tutte le altre. Non lo è per ciò che essa ha rappresentato sul piano della modifica dei comportamenti e degli stili di vita, non lo è per ciò che ha indotto nella visione del rapporto tra paziente e terapia, non lo è per le sue caratteristiche endemiche che oggi si manifestano con chiarezza, facendo dell’Aids una malattia soprattutto cronica nei Paesi dell’Occidente ricco e sviluppato, a fronte di un Aids che uccide ed estirpa intere generazioni anno dopo anno in tante realtà povere del Mondo. Ma l’emergenza dell’epidemia nei paesi poveri coincide con un progressivo, veloce disinteresse dei paesi ricchi: non si parla quasi più di Aids e il risultato di questa progressiva disattenzione è purtroppo quello di una preoccupante escalation del contagio che in Italia comporta ogni anno tra i 3.500 e i 4.000 nuovi casi di Hiv. Oggi vogliamo testimoniare la nostra volontà di una svolta decisiva per il rilancio di quelle iniziative di attenzione e sensibilizzazione per le decine di migliaia di malati e sieropositivi che vivono, lavorano, studiano in Italia e che chiedono più attenzione alla persona, più capacità di ascolto delle istituzioni, più responsabilità e più sincerità. Per questo, prima di ogni altra cosa c’è bisogno di rimettere al centro la persona. Negli ultimi anni si è infatti puntato quasi esclusivamente sugli aspetti legati alle terapie mentre oggi avvertiamo la necessità di ampliare la sfera delle nostre iniziative puntando molto sull’integrazione socio-assistenziale nell’approccio alla persona. Oggi di Aids in Italia si muore fortunatamente molto meno (basti pensare che siamo passati dai 4.581 morti registrati nel 1995 ai circa 200 casi stimati per il 2007) e le oltre 120 mila persone affette nel nostro Paese hanno davanti una prospettiva di vita lunga e sempre più normale. Ma si tratta comunque di persone che hanno bisogno di un contesto di interventi che deve andare al di là del momento farmacologico e abbracciare la sfera sociale e della vita di tutti i giorni. A partire dal mondo del lavoro dove si deve aumentare la vigilanza per l’applicazione piena delle norme e delle iniziative di inserimento e garanzia. Un altro obiettivo fondamentale, che ci ha visto già impegnati la scorsa estate con una campagna radiofonica e con la diffusione di opuscoli informativi nelle farmacie e negli studi medici, è quello di sottolineare l’importanza dell’uso del preservativo quale strumento di prevenzione dell’Aids e per le altre malattie sessualmente trasmissibili che ogni anno colpiscono in Italia quasi mezzo milione di cittadini. La campagna è stata infatti ideata a partire dai dati che ci dicono che attualmente l’HIV si trasmette principalmente per via sessuale. In questo senso il nostro impegno è anche volto a far capire l’importanza di una forte assunzione di corresponsabilità nei rapporti sessuali. Che vuol dire non affidarsi solo all’altro o all’altra ma diventare protagonisti e protagoniste dalla propria salute sessuale e di quella della coppia. In questo senso l’uso del preservativo è una forma di autotutela positiva così come l’attenzione e la tutela dell’altro o dell’altra. E tutto questo l’abbiamo voluto simboleggiare nello slogan “nell’amore non rischiare” che viene citato nello spot per la televisione, per il quale voglio qui ringraziare particolarmente Francesca Archibugi e Ambra Angiolini per il loro sostegno e il loro straordinario contributo. La nostra campagna proseguirà con altre iniziative rivolte anche alle persone sieropositive e alla loro sessualità con un messaggio positivo e non discriminatorio. La comprensione e l’apertura nei loro confronti è un obiettivo irrinunciabile in una società solidale volta a includere, senza però scordare un messaggio di prevenzione forte e diretto. Perché è possibile avere una vita sessuale serena, senza esporre altre persone a rischio di infezione, senza esporre se stessi a rischio di nuove infezioni sessualmente trasmesse, anche dopo un test positivo, purché vi sia sempre una forte assunzione di responsabilità nei propri comportamenti. Questa grande campagna di sanità pubblica, nasce da un gruppo di lavoro multidisciplinare che ha coinvolto sia il mondo accademico, che i rappresentanti delle comunità direttamente colpite dall’infezione. Nello stilare la campagna informativa, la Commissione Nazionale per la Lotta contro l’Aids e la Consulta delle Associazioni per la lotta contro l’Aids hanno poi tenuto conto delle indicazioni dei più recenti documenti dell’Unione Europea sottoscritti anche dal nostro Governo:

1. “Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’UE e nei paesi vicini, 2006-2009”.Documento basato sui principi e sulle priorità stabilite nelle decisioni della Commissione (dicembre 2005);

2. “Dichiarazione di Brema sulla responsabilità e il partenariato – Insieme contro l’HIV/AIDS” (13 marzo 2007) documento prodotto dalla Conferenza Ministeriale e firmato dai Ministri e rappresentanti dei governi di Stati membri dell’Unione Europea e dei Paesi vicini responsabili della salute, insieme ai partner internazionali, impegnati contro l’HIV/AIDS, alla Commissione Europea, al Ministro per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo e al Ministro per l’Istruzione e la Ricerca;

3.“Resolution 1536 (2007)1 HIV/AIDS in Europe”, Risoluzione che è stata adottata dalla riunione parlamentare del Consiglio dell’Europa a gennaio 2007.

Altro grande obiettivo è poi quello di migliorare ulteriormente i livelli di cura e assistenza e in questo senso vanno le nuove linee guida terapeutiche messe a punto dalla Commissione nazionale Aids per terapie sempre più mirate e appropriate. Infine la ricerca, che vede nel nostro Paese momenti di eccellenza, come il progetto del vaccino dell’Istituto Superiore di Sanità di cui è prossimo l’avvio della II fase di sperimentazione in Italia e in Sud Africa. Senza dimenticare mai che quella contro l’Aids è più di una battaglia di salute. E’ una battaglia per la dignità della persona e per una vera giustizia sociale.

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