Il Blog di Livia Turco

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Immigrati. Cittadinanza negata: è colpa di destra e Governo

17 Gennaio, 2013 (17:57) | Dichiarazioni | Da: Redazione

“Dobbiamo correggere quanto detto oggi dal ministro Riccardi: non è il Parlamento che non ha voluto la riforma della legge sulla cittadinanza, bensì la destra e il governo che non ha avuto il coraggio di insistere”. Lo dichiara Livia Turco, Presidente del Forum Immigrazione del PD.
“Vogliamo ricordare – prosegue Turco - che se la legge sulla cittadinanza non è stata approvata è per un ostinato ostruzionismo attuato dalla Lega e dal centrodestra.
Inoltre, spiace non leggere nell’agenda Monti nulla sull’immigrazione e sulla cittadinanza. E spiace anche che il ministro Riccardi metta sullo stesso piano, in merito a questi temi, la destra e il centrosinistra, quando invece da parte nostra c’è stato il massimo impegno per contribuire alla riforma del diritto di cittadinanza. Non a caso, per serietà e per coerenza, avremo nelle nostre liste per il prossimo Parlamento una squadra di giovani rappresentanti dei “nuovi italiani”.

Nuovi italiani nelle liste PD. Promessa mantenuta

10 Gennaio, 2013 (16:34) | Dichiarazioni | Da: Redazione

Nelle liste dei candidati del Partito Democratico alle prossime elezioni ci sono diversi candidati di origine straniera. E’ una scelta di cui vado molto fiera perché si tratta di un fatto di assoluta novità nella storia del Paese, sia per la consistenza dei candidati che per le loro competenze. Avere nelle nostre liste giovani e donne come Khalid Chaouki, Cecile Kyenge, Nona Evghenie, Fernando Biague e diversi esponenti impegnati nei Forum immigrazione territoriali è una prova tangibile di un partito che fa sul serio quando parla di partecipazione politica e di diritti di cittadinanza per i nuovi italiani. Sono persone serie, attive sul territorio e animate da una forte determinazione e volontà.
Abbiamo combattuto con grande coerenza in questi anni bui contro le campagne leghiste tra cui l’istituzione del reato di immigrazione clandestina, i respingimenti in mare, il razzismo istituzionale e le evidenti discriminazioni. Il tutto scommettendo sull’Italia migliore e sulla forza degli immigrati e dei nuovi italiani, a cui va il merito di sostenere l’Italia in questo grave momento di difficoltà nella speranza di uscire presto dal tunnel di questa crisi economica e sociale.
Oggi anche Bossi e Maroni non si possono più permettere di dire le corbellerie da loro urlate solo qualche anno fa. Come primo atto di governo cambieremo la legge sulla cittadinanza per i figli di immigrati e abrogheremo la Bossi-Fini. Metteremo in campo una nuova e innovativa proposta di governo dell’immigrazione”.

Livia Turco

E’ donna il 40% dei candidati del PD

10 Gennaio, 2013 (11:56) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

di Livia Turco, da l’Unità del 10 gennaio 2013

Finalmente la rivoluzione più lunga, quella delle donne, entra in parlamento attraverso la scelta molto netta compiuta dal PD di avere gruppi parlamentari formati dal 40 % di donne.  Siamo di fronte ad una novità profonda della vita politica italiana, frutto di una lunga battaglia delle donne, come ha scritto nei giorni scorsi Roberta Agostini su questo giornale.
Io ricordo l’emozione intensa con cui insieme ad un gruppo di donne giovani – 30% gruppo PCI – nel 1987 entrai in parlamento sull’onda di una forte battaglia politica e di un progetto che lanciammo come donne del PCI con la Carta delle donne che iniziava così “dalle donne la forza delle donne” una battaglia bella, appassionata, tenace con la quale volevamo “ingombrare le istituzioni della politica con la nostra vita quotidiana”.

Nel condurre quella battaglia sentivamo però  che andavamo contro corrente nella società, anche rispetto al sentimento delle donne. Era difficile allora dire ad una  donna: vota donna. Ora,  proprio qui è avvenuta la rottura simbolica e culturale, le donne vogliono esserci ed hanno imparato a fidarsi delle loro simili.  Sono stati importanti le battaglie legislative, la prima nel 1991 in occasione della riforma della legge elettorale sui sindaci, quando introducemmo il principio che le liste dovevano avere almeno un terzo di donne.  Ne scaturì un dibattito molto aspro tra le donne, divise tra chi riteneva le norme antidiscriminatorie norme “Panda” e chi come Nilde Iotti, dall’alto della sua autorevolezza di Presidente della Camera intervenne dicendo  “Le norme antidiscriminatorie non sono norme di tutela ma di garanzia democratica”. Com’è noto, quella norma fu giudicata anticostituzionale sulla base dell’articolo 51 della Costituzione. Ne scaturì il forte impegno delle donne di tutti i gruppi politici delle associazioni e dei movimenti fino ad arrivare alla modifica dell’articolo 51 che prevede ora in modo esplicito la promozione attiva  delle pari opportunità nella politica. Sul piano legislativo questo percorso ha visto una tappa importante nella legge approvata in questa legislatura che prevede la doppia preferenza nei consigli comunali e che dovrà concludersi nella prossima legislatura con la riforma della legge elettorale.

Il PD ha raccolto questa sfida. Credo ne debbano essere orgogliose non solo le donne e gli uomini del PD ma tutte le cittadine italiane.  A partire dalle associazioni  dei movimenti, che nel periodo più recente hanno generosamente e tenacemente incalzato i partiti. Questa battaglia riguarda la democrazia e sarà monca se non coinvolgerà tutti  i partiti. Per  questo ogni forza politica deve sentirsi sfidata dalle scelte compiute dal PD. Bisogna dire e dimostrare che chi non investe sulle donne paga un prezzo elettorale. Sta alle candidate e a noi tutti far arrivare alle donne italiane il messaggio “c’è chi ha investito su di te, vuole cambiare con te, vuole costruire con te un’Italia migliore e dunque conviene raccogliere questa opportunità e questa sfida”. Nella consapevolezza che le donne italiane, sono quelle che pagano più duramente il prezzo della crisi ma sono anche quelle che stanno reagendo alla crisi economica mettendo in atto strategie nuove, stanno creando innovazioni nel lavoro, nelle aziende, nel welfare. Sono le animatrici di quel profondo moto di riscossa civica contro il degrado della politica. Quindi conteranno molto i fatti. Le donne ci mettono ideali e passioni, ma esigono molto concretezza. Il PD deve essere all’altezza, buona e piena occupazione femminile, conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, servizi sociali, lotta alle violenze, cittadinanza per i figli degli immigrati: devono essere gli atti dei primi 100 giorni del governo Bersani.

C’è una questione di fondo che credo dobbiamo avere lucidamente presente. L’irruzione in parlamento di donne di tutte le età, molte giovani, ciascuna con una propria esperienza di vita, un bagaglio di competenze maturate nei luoghi più disparati del paese, portano pezzi di vita, pensieri, esperienze fino ad ora troppo esclusi. Questa “irruzione” di donne è l’irruzione della vita quotidiana nella politica. È l’irruzione dei beni comuni al posto degli interessi di casta, di categorie, dei privilegi. È  una prima risposta al pesante degrado della politica che abbiamo sofferto in questi ultimi anni e contiene anche le potenzialità di un cambiamento profondo delle istituzioni. Perché quelle donne sono portatrici prima di tutto di un forte legame con la vita reale delle persone. Il legame con la vita reale e la partecipazione attiva dei cittadini sono oggi gli ingredienti che ridanno senso e vigore alla rappresentanza politica.
Ecco ciò che chiedo alle donne che si misureranno nella campagna elettorale e che saranno nostre rappresentanti: fate vivere ogni giorno il  legame che vi unisce alla gente perché solo esso darà vigore e forza alle leggi e riforme che farete ma, soprattutto, darà autorevolezza e senso alle istituzioni della politica.

Livia Turco

Il Pd e gli immigrati. Ecco il nostro programma

8 Gennaio, 2013 (18:04) | Documenti | Da: Redazione

In vista della imminente campagna elettorale, ecco l’ultima stesura del programma del PD “Una nuova legge quadro sull’immigrazione e sul diritto d’asilo”.

Questo lavoro è frutto di un impegno collettivo che ci ha visti protagonosti in questi anni insieme alle maggiori realtà che si occupano di questi temi a livello nazionale.

La legge quadro del Pd sugli immigrati

Livia Turco

Lampedusa. Condividere e fare

30 Dicembre, 2012 (12:07) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

“Per rompere il silenzio nei confronti di quelle morti dobbiamo esserci, condividere il dramma ed il lutto con tutti i cittadini di Lampedusa. Non solo mandare un telegramma come ci chiede provocatoriamente la sindaca. Costruiamo la “catena degli amici di Lampedusa” che promuova una relazione costante con le istituzioni, le associazioni, i cittadini”. Così Livia Turco su l’Unità di oggi.

La sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, ha proposto a noi tutti, nel suo articolo di giovedì su questo giornale, una denuncia impietosa sulla situazione della sua isola che è ormai diventata “un fardello di dolore” per le tante persone che arrivano con i barconi dalle zone di guerra e di disperazione e vengono inghiottite dalle onde del mare.

“Quanto deve essere grande il cimitero della nostra isola ” si chiede accorata la sindaca. La sua è una dura denuncia sul silenzio che è calato sulla morte in mare dei migranti, sulla nostra assuefazione e sulle politiche sbagliate nei confronti dell’immigrazione attuate prima di tutto dall’Europa. Una denuncia chi mi squote, che voglio e dobbiamo raccogliere. Vorrei dire a Giusi Nicolini che di fronte a quel susseguirsi di morti c’è anche il silenzio di chi si sente impotente e non vuole lavarsi la coscienza con frasi di circostanza e sente che è più dignitoso il silenzio.

Ma il silenzio è sempre silenzio. Dunque bisogna trovare le parole giuste e compiere atti dignitosi e coerenti con il rispetto della dignità umana. Perché quei morti non sono solo di Lampedusa, sono di noi tutti. Sono convinta che il gesto più dignitoso sia quello della “condivisione”. Condividere: essere con, dare una mano, guardare le cose con gli occhi degli altri. La condivisione è una pratica di vita ma anche un modo di essere cittadino ed è un alimento prezioso dell’etica pubblica. Per rompere il silenzio nei confronti di quelle morti dobbiamo esserci, condividere il dramma ed il lutto con tutti i cittadini di Lampedusa. Non solo mandare un telegramma come ci chiede provocatoriamente la sindaca. Costruiamo la “catena degli amici di Lampedusa” che promuova una relazione costante con le istituzioni, le associazioni, i cittadini.

Una catena di persone che condividano i problemi dell’isola, siano presenti nei momenti dell’emergenza, partecipino alla accoglienza, condividano fatiche e dolori. Condividano il bel progetto proposto in questi giorni di costruire un luogo pubblico della memoria  delle persone inghiottite dalle onde del mare. Ma, insieme all’accoglienza ed al rispetto concreto della dignità umana ci vuole la politica. E’ necessaria una svolta politica nel governo dell’immigrazione e dell’asilo. A partire dall’Europa. Il punto essenziale è una nuova politica europea ed italiana verso il Mediterraneo ed il nord Africa che non si limiti al contrasto della immigrazione clandestina ma promuova parternariati tra pari, parternariati di dignità che puntìno a promuove lo sviluppo in loco, a combattere la povertà, a definire modalità nuove dell’ingresso regolare come l’immigrazione circolare, la mobilità all’interno dei paesi dell’Unione europea, il sostegno ai migranti che vogliono tornare nel loro paese per trasferire in esso l’esperienza maturata in Europa. Solo così,tra l’altro, si sostengono i contraddittori processi di democratizzazione avviati. Una occasione importante sarà il dibattito che si svolgerà in sede Europea sul bilancio UE per gli anni 2014-2020 che dovrà decidere sulle risorse da destinare ai vicini del Sud. Inoltre, sempre l’Europa deve concludere il progetto relativo alle regole comuni sull’asilo e l’Italia dovrà finalmente dotarsi di una legge organica sul diritto d’asilo.

Livia Turco

E adesso mi cercherò un lavoro…

19 Dicembre, 2012 (20:01) | Interviste | Da: Redazione

Titola così l’intervista a Livia Turco pubblicata oggi dal Secolo XIX dopo l’annuncio di non candidarsi alle prossime elezioni politiche rinunciando a deroghe o ripescaggi di alcun tipo.

“Ho fatto il parlamentare per più di quindici anni?. Ci siamo dati una regola. E siccome io ho patito molto la storia della Casta, sono molto contenta di rispettarla”…

Leggi l’intervista integrale a Livia Turco