Il Blog di Livia Turco

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Migrazione. La legge Bossi-Fini va abrogata

14 Aprile, 2017 (17:37) | Dichiarazioni | Da: Redazione

“Sostengo con convinzione la proposta di legge d’iniziativa popolare per una politica d’integrazione degli immigrati lanciata oggi da Emma Bonino, Don Colmegna e tante associazioni che si occupano di immigrazione. Bisogna abrogare la Bossi-Fini e costruire una nuova legge quadro sull’immigrazione che sia incentrata su come rendere praticabile e conveniente l’ingresso regolare per lavoro”.

Lo dichiara Livia Turco che, da ministro, con Giorgio Napolitano, firmò la prima legge quadro sull’immigrazione. “Gli accordi bilaterali sottoscritti dal Governo sono importanti - aggiunge - Ma bisogna rilanciare le politiche di convivenza e di integrazione”. “La proposta di legge presentata oggi riprende alcune norme della legge 40/98 come l’ingresso per ricerca di lavoro tramite lo sponsor ed il diritto di voto agli immigrati”.

“E’ importante una iniziativa che nasce dal basso - sottolinea Livia Turco - e che vuole promuovere una efficace battaglia culturale per far emergere gli aspetti positivi dell’immigrazione e della convivenza”.

“C’e’ un’Italia della Convivenza che si trova in tanti comuni in tante scuole in tanti luoghi di lavoro in tante famiglie. Bisogna farla emergere - ribadisce - farla conoscere, darle voce per sentirci tutti più sereni, più tranquilli, più sicuri”.

“Solo il rispetto della dignità e la promozione dell’uguaglianza ed il rispetto della legalità costruiscono una società umana”, conclude Turco. (ANSA).

Perché da sinistra sostengo Orlando

7 Aprile, 2017 (09:30) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Sono 4 milioni le persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. Oltre un milione sono  bambini   triplicati nel corso di un decennio. Nel 2005 erano meno del 4% ora sono il 10% delle persone in  povertà assoluta. Ci ha richiamato  a questa vergognosa realtà il recente Rapporto di  Save the Children. 

Dati caduti nel silenzio del dibattito pubblico. Silenzio insopportabile e colpevole perché questa dovrebbe essere assunta da tutti come la grande emergenza del paese  adottando provvedimenti che non siano solo dei “segnali di attenzione” al problema  ma costituiscano la proposta prioritaria, cruciale, determinata, cui il governo chiama alla assunzione di responsabilità  e  mobilita tutti gli attori economici e sociali.

Sono importanti il Fondo contro la povertà educativa ed il Decreto Legislativo   che introduce il Reddito di Inclusione sociale  per combattere la povertà assoluta ,approvato  recentemente  dal   Parlamento, con l’impegno eccellente in particolare di brave donne parlamentari,   e voluti  dai governi  Renzi -Gentiloni.

Ma le risorse sono insufficienti. La platea di persone coinvolta moto ridotta.  Bisogna fare subito i decreti attuativi e  trovare da subito le risorse per  conseguire l’obiettivo di abbattere la povertà assoluta nei prossimi 3 anni destinando 7 miliardi di euro. Come indica, attraverso uno studio accurato ed una lodevole esperienza sul campo, con i poveri, la proposta elaborata  dalle associazioni che compongono ”L’Alleanza contro la Povertà”. Bisogna farlo con la stessa determinazione con cui si sono  fatte altre scelte anche più costose come il bonus degli 80 euro o le leggi sul lavoro.

Ho apprezzato che tale  proposta sia stata assunta con molta convinzione dal Ministro Andrea  Orlando nella sua piattaforma  congressuale là dove scrive “ Sradicare in tre anni la povertà’ assoluta” . Così come apprezzo  che egli abbia fatto del tema dell’uguaglianza il filo conduttore del suo progetto e del suo programma” La lotta per l’uguaglianza è la lotta per  lo sviluppo e la democrazia”.

Se ci immergiamo nelle condizioni di vita di questi bambini e ragazzi possiamo comprendere bene cosa significhi povertà: povertà educativa che lascia il segno per tutta la vita, avere difficoltà a cogliere le opportunità di crescita sociale, cumulare disagi e ritardi difficilmente recuperabili in tempi brevi. La  povertà minorile di oggi si trasforma con maggiori probabilità nella povertà giovane ed adulta di domani, nella povertà che permane nel tempo.

Vivere una condizione di deprivazione materiale compromette anche le fondamentali relazioni sociali. Ad esmpio, non poter invitare amici per giocare e mangiare insieme, non  poter comprare libri extrascolastici, non poter  partecipare a gite scolastiche o ad eventi organizzati dalla scuola a pagamento, non avere abiti e scarpe nuove, come ci indicano in modo preciso i dati Istat. Il triste primato della povertà minorile del nostro paese nel contesto europeo non è una novità .Lo segnalano da molti anni gli accurati studi di Chiara Saraceno.

Lo denunciò nel 1996 il Primo Rapporto sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza  promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale e coordinato dal rimpianto giudice minorile Carlo Alfredo Moro. Fummo sconvolti da quei dati e facemmo, governo Prodi  e poi d’Alema la prima ed unica legge sui Diritti dell’Infanzia  e dell’Adolescenza ( Legge 285/97).

Purtroppo  oggi quasi dimenticata e non  più applicata . Prendo dunque sul serio la proposta di Andrea Orlando di sradicare nei prossimi 3 anni la povertà assoluta attraverso un Reddito di Inclusione Sociale il cui costo è stato valutato in sette miliardi di Euro.

Sono risorse consistenti che sollecitano determinazione politica, individuazione di priorità ma anche soluzioni innovative. Avanzo due proposte che ho maturato con l’esperienza nel corso degli anni . Le rivolgo  in particolare al ministro Orlando che svolge nei prossimi giorni la sua assemblea programmatica ma anche perché ne discuta con il Governo.

La prima, la creazione di un Fondo Nazionale e Fondi Regionali contro la povertà cofinanziati da risorse  pubbliche e private chiedendo alle aziende di partecipare direttamente stanziando risorse economiche. La lotta alla povertà non costituisce , come sento dire in tutti i convegni,  un fattore determinante anche per lo sviluppo e la crescita economica? Allora bisogna essere coerenti.

Tale impegno delle aziende nella  alimentazione di un Fondo nazionale e  di Fondi regionali contro la povertà costituisce di fatto  un ampliamento di quel welfare aziendale ,incentivato dallo Stato, che si va estendendo in quasi tutte le categorie dei lavoratori, ultimo il contratto dei metalmeccanici attraverso l’accordo con i sindacati, compresa la Fiom .  Perché  l’impegno delle aziende per il welfare non dovrebbe essere sollecitato e previsto nell’aiutare a risolvere la priorità più urgente?

La seconda proposta.  Si potrebbe realizzare  una riforma della legge 222/1989, articolo 48 che indica le finalità cui sono destinate le risorse  dell ‘ 8 per mille di competenza dello Stato. Si potrebbero togliere alcune attività  oggi finanziate attraverso questo strumento, aggiunte nel corso degli anni,  per introdurre come finalità principale  il finanziamento di un Fondo Nazionale contro la Povertà. Sono sicura che, se sostenuta da una adeguata campagna di sensibilizzazione , tale proposta troverebbe il consenso di molti italiani e  si raccoglierebbero  molte risorse.

Sono altresì convinta che  la Chiesa di Francesco  Bergoglio  e le altre Chiese non  avrebbero  timore della concorrenza tra risorse destinate allo Stato e risorse destinate alla Chiesa. Ci sarebbe  finalmente una bella  gara pubblica, promossa e  sostenuta in prima persona dallo Stato all’insegna della solidarietà e  per l’applicazione della nostra  Costituzione che prevede l’eguaglianza della dignità delle persone.

Tali proposte sono da intendersi come integrative dell’impegno pubblico che deve restare prioritario e deve tradurre la lotta alla povertà assoluta attraverso lo strumento del  Reddito di Inclusione Sociale quale primo Livello di Assistenza e delle Prestazioni  Sociali previsti dalla legge quadro 328/2000(Art.32), e richiamata nel Decreto Legislativo recentemente approvato dal Parlamento. La questione è quella di un organica politica contro la povertà e di un organica politica per la famiglie per consentire ai nostri giovani di avere i figli che desiderano. Su di esse, dal mio punto di vista, si misura l’efficacia di un’ azione di governo  ed il profilo rifomista e di sinistra di una forza politica.

Andrea Orlando nella lettera di presentazione della sua mozione ci rammenta una questione cruciale di cui si parla poco: il rapporto tra diseguaglianze economiche e diseguaglianze nella partecipazione politica. Quando le persone sono povere, sono ai margini della società, non hanno le informazioni  sufficienti,  non  conoscono le opportunità che  hanno  a disposizione, quando  tutto  il tempo della vita è preso dall’assillo di come arrivare a fine mese non si pensa alla politica, anzi la si sente lontana e non si sente il bisogno tante volte di andare a votare.

Per combattere la povertà ci vuole una politica popolare che sappia prendere in carico le persone e promuova i talenti di tutti e che sproni alla partecipazione politica affinchè  essa sia  avvertita proprio da chi è più in difficolta come utile, prossima, efficace. Andrea esprime questo concetto con un pensiero bellissimo. Il ricordo di Pio La Torre che è stato un grande dirigente politico, è morto combattendo contro  le mafie , è un Padre della nostra Patria. Pio La Torre quando ha iniziato  era un giovane figlio di braccianti, cresciuto in un sobborgo di Palermo.” Diciamoci la verità. Nessun partito politico offrirebbe oggi ad un giovane come Pio La Torre l’opportunità di condurre quella battaglia. Nemmeno il Partito Democratico. Per questo voglio cambiarlo, unirlo e ricostruirlo”. Condivido pienamente. Altrimenti che senso ha chiamarsi Democratico?

Livia Turco

Da L’Unità

Lo spinello spiegato a mio figlio

22 Marzo, 2017 (09:30) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Mai e poi mai devi fumare uno spinello, mai e poi mai devi fare ricorso a qualche  sostanza, perché sai dove inizi, ma non sai come finisci». A mio figlio, che ha oggi 25 anni, ho sempre detto così.

Leggi l’articolo su Grazia

Quei dialoghi sull’aborto per scoprire il valore della vita

19 Marzo, 2017 (20:14) | Articoli pubblicati | Da: Redazione

Migranti, 20 anni fa la ‘Turco-Napolitano’: ma è ancora emergenza

7 Marzo, 2017 (17:05) | Dichiarazioni | Da: Redazione

Sono passati vent’anni dall’approvazione della ‘Turco¬Napolitano’ sui migranti, ma i problemi sembrano sempre gli stessi: irrisolti, anzi ingigantiti. E’ questo il triste quadro che emerge da un convegno tenutosi questo pomeriggio al Senato, un ventennio dopo il via libera del governo al pacchetto di misure, convertite in legge dal Parlamento nel 1998. 

Uno dei due autori della norma, Giorgio Napolitano (che al tempo era ministro degli Interni) prende atto amaramente che il sistema è “rimasto frantumato, inefficiente”, perché dopo l’approvazione della ’sua’ legge, è seguito “un diluvio di decreti (da parte sopratutto del centrodestra che poi conquistò il potere ndr) che vanificò ciò che avevamo previsto”. Livia Turco, già ministro alla Solidarietà sociale che contribuì a disegnare la legge, la difende: era stata pensata come “svolta” che “doveva dire basta alla gestione dell’immigrazione come emergenza”.

Già allora erano previsti una serie di accordi bilaterali ¬ ” non solo per la riammissione”, ricorda l’ex ministra ¬ con i Paesi di provenienza dei migranti. In particolare, poi, si voleva rendere più semplice l’accesso a chi voleva lavorare regolarmente in Italia. Questa, però, “fu una scommessa non vinta, perché altre norme, sull’onda di una fortissima campagna della destra, la ostacolarono”, spiega Turco, ancora appassionata ma altrettanto delusa.

“Avevamo previsto il sistema delle quote”, ha spiegato Napolitano riferendosi al numero di persone da accogliere in maniera legale attraverso i cosiddetti ‘decreti flussi’, a condizione che fossero già in possesso di un contratto firmato. Lo stesso ex ministro (ed ex presidente della Repubblica) ha ricordato che, in uno dei primi decreti, a fronte di 17mila posti messi a disposizione, entrarono regolarmente in Italia meno di 2mila persone (il 21% di quanto previsto).

E la ragione per Napolitano è semplice: non c’è stata la volontà di attuare le norme, che sono state via via diluite ed indebolite con altri pacchetti, come la ‘Bossi¬Fini’.”La cattiva moneta ha cacciato la buona moneta ¬ ha chiosato l’attuale ministro degli Interni, Marco Minniti ¬ e la cattiva moneta sono gli ingressi illegali: l’anno scorso ne abbiamo registrato 180mila, un numero dieci volte maggiore rispetto ai 17mila cui si apriva in quel decreto”.

Il titolare del Viminale, annunciando di voler adottare un approccio simile a quello della Turco¬Napolitano (fermare gli ingressi illegali e aprire a quelli regolamentati), ha ricordato che i dati dei primi mesi non sono bene auguranti: nel primo bimestre del 2017 si è registrato un aumento del 50% rispetto a quello precedente.Sconfortanti anche le notizie a livello europeo, dove ¬ come ammette lo stesso Minnitti ¬ si rischia sempre più che “vengano fuori i massimi egoismi nazionali”, nonostante gli appelli dello stesso Napolitano che già nel ‘98, intervenendo in Parlamento, parlava della necessità di un approccio europeo. L’entità della crisi emerge con poche ricordate da Minniti.

Dopo il Patto tra Turchia e Ue per la gestione dei migranti, si prevedeva di spostare dall’Italia 40mila persone cui è stato riconosciuto il diritto all’asilo. Finora, però, questi spostamenti (le famose ‘relocation’) sono stati meno di 4mila.”Siamo in un periodo storico in cui la durata della memoria politica è diventata minima, oramai, per colpa di tanti soggetti”, ha detto il presidente emerito Napolitano spiegando che le cause sono parecchie, vanno dalla scuola, alle famiglie, alla cultura, alla politica e all’informazione.

“Orami chi ha memoria di quello che è avvenuto tre anni fa?”, ha chiesto retoricamente l’ex capo dello Stato. “Si scopre che c’è un velo di ignoranza paurosamente esteso ¬ ha sottolineato ancora l’ex presidente, al tempo ministro degli Interni ¬. Non so come si possa fare politica guardando al futuro se non si traggono dall’esperienza le lezioni che è possibile e doveroso trarre”. (La Presse)

8 marzo. Un partito delle donne con una “nostra” agenda

6 Marzo, 2017 (10:49) | Dichiarazioni | Da: Redazione

“Invece di andare avanti sulla presenza delle donne nella società, nelle Istituzioni e in politica sembra essere tornate indietro. E in particolare la politica è tornata ad essere di solo uomini”. La denuncia arriva da Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Iotti e già storica esponente della Sinistra che come ministro della Solidarietà Sociale e poi della Sanità si è battuta con provvedimenti di legge per migliorare la vita delle donne.

“Il prossimo 8 marzo è una data importante per cambiare direzione rispetto ad una presenza femminile troppo residuale in politica”, dice all’ANSA e propone:”apriamo il dibattito sull’utilità di un partito delle donne con un agenda serrata: occupazione femminile, asili nido, congedi per i padri, lotta alle violenze, reddito d’inserimento contro la povertà, politiche di convivenza tra italiane ed immigrate”.

E a questo scopo aggiunge:” si provveda ad istituire tavoli di convivenza tra donne italiane e immigrate. Penso ad un ‘tavolo’ per ogni comune per discutere e affrontare insieme i problemi che nascono nella convivenza quotidiana”. “Le donne - dice Livia Turco - devono diventare protagoniste della Società della Convivenza, e i ‘tavoli’ devono avere il riconoscimento dell’ istituzione locale”.

Secondo Livia Turco sarebbe un buon impegno anche quello di battersi “perché venga approvata al più presto la legge sullo ius soli per i figli dei migranti”. “E sarebbe un grande segnale di attenzione - conclude - che prima della fine della legislatura si approvasse il provvedimento che prevede per i figli sia il cognome del padre che quello della madre”.(ANSA).